DAGOREPORT
padre spadaro e papa francesco
Le disgrazie non vengono mai da sole. Auspice la guerra in Ucraina, il più famoso dei Papa boys tenta di ricicciarci sulla scena come “fine interprete” di Papa Bergoglio o, addirittura, come colui che “sussurra” al Papa. In realtà padre Antonio Spadaro sono tre anni che il Papa lo vede solo in fotografia. Faccenda abbastanza imbarazzante per i giornalisti che seguono i viaggi del pontefice sull’aereo papale e che vedono Bergoglio girarsi di spalle, facendo finta di non vederlo, ogni volta che il suo confratello si avvicina.
monica maggioni paolo magri e roberto fontolan al meeting di cl del 2017
Alla comitiva papale padre Spadaro si era unito la prima volta grazie al mega contratto che Monica Maggioni, allora neo direttrice di RaiNews24, gli aveva fatto in cambio di “programmi” che il gesuita prometteva fornire alla testata (come? magari filmando di nascosto il Pontefice nei momenti privati? Mah…). Fino a quando la Segreteria di Stato è intervenuta per fargli notare che quello che stava facendo non era per nulla dissimile a quello che Paolo Gabriele, l’assistente infedele di Benedetto XVI, aveva fatto con Papa Ratzinger.
antonio spadaro paolo ruffini andrea monda foto di bacco
Ma a far imbufalire Papa Bergoglio, oltre alla venale monetizzazione della sua fiducia, è stato l’attivismo para diplomatico del gesuita siciliano (ospite frivolo e loquace di tante cene diplomatiche con improvvide idee sui rapporti e iniziative –e relativi viaggi a Hong Kong- tra Vaticano-Cina) e la distruzione della comunità intellettuale degli scrittori della Civiltà Cattolica, disgregatasi dopo che padre Francesco Occhetta e altri 3 confratelli se ne sono andati sbattendo la porta.
Padre Spadaro continua a seguire i viaggi del Papa come “notaro” (trascrittore) degli insegnamenti del pontefice gesuita fa ai suo confratelli presenti nei Paesi da lui visitati: i gesuiti, a Papa morto, pensano di pubblicare un volume sugli insegnamenti del loro confratello vestito di bianco, caso mai servisse a farli uscire dalla crisi di identità dove sono precipitati da decenni.
E Padre Spadaro continua ad avere come press agent Beppe Giulietti, presidente della FNSI e, da ex segretario dell’UsigRai, voce ascoltata da tutti i direttori che non sanno distinguere un’ostia consacrata da un uovo al tegamino e credono “il Vaticano” abitato da un battaglione di improvvidi dilettanti bisognosi dei consigli di un gesuita ambizioso e provinciale e (per molti, compresi i suoi confratelli) di cultura assai ridotta.
Certamente potente nei primi anni del pontificato bergogliano (a lui vengono attribuite alcune delle peggiori nomine episcopali di Papa Francesco, come quella di Nunzio Galantino e Corrado Lorefice) è stato lestamente rimpiazzato nel cuore del Papa da don Dario Viganò, esperto di cinema, docente di comunicazione, geniale impresario cine-televisivo, per cinque anni, dal 2013 al 1918, dominus della riforma abortita del sistema mediatico vaticano. Anche lui, con le sue società di produzione, molto esperto nel monetizzare l’amicizia molto confidenziale che il Pontefice gli aveva attribuito.
Dalla congiura di palazzo che ha portato don Dario Viganò a una quasi totale emarginazione, è balzato alla ribalta don Marco Pozza. In teoria, sarebbe il cappellano del carcere “Due Palazzi” di Padova. In pratica, lo “straccio di prete” (così si definisce) è romanziere (sei libri pubblicati), autore televisivo, conduttore, commentatore del Vangelo per il programma “Le ragioni della speranza” (mitica una sua trasferta in Terra Santa con 22 autori e tecnici al seguito per registrare 4 puntate da 15 minuti ciascuna).
Appassionato di sport e giornalismo (visto che –vestito come un fricchettone griffato e stagionato con scarpe da tennis d’ordinanza- dava del “tu” al papa, trattandolo come un “nonno” neanche tanto sveglio, tanto è bastato per fargli meritare nel 2016 un “premio speciale” di giornalismo ‘’Biagio Agnes’’), ha tenuto a far sapere a chi lo segue nel web che ora è anche occupato a scrivere la sua prima enciclica (immaginandosi, probabilmente, futuro Papa): quando gli resta tempo, si occupa anche della cappellania.
Ma anche lui è stato fulmineamente scaricato quando sulla scena è apparso don Luigi Maria Epicoco. Qui la storia diventa complessa perché don Marco Pozza ha un fratello che fungeva da “segretario personale” del vescovo Giovanni D’Ercole quando questi era ausiliare di L’Aquila. Don Epicoco è pugliese e di seminari ne ha girati tanti, prima di entrare nel cuore di monsignor D’Ercole che la regola che proibisce di accogliere e ordinare chi è stato dimesso da un seminario non l’ha proprio mai compresa.
A L’Aquila sanno tutti delle furibonde liti che hanno agitato la curia vescovile fino a quando il giovane prete l’ha avuto vinta sul giovane laico. Anche don Epicoco è una penna agile e i suoi libri hanno pure la sorte di essere venduti. Ma sembra che la scintilla tra lui e Papa Francesco sia scoppiata quando il brillante scrittore è ricorso al Pontefice (che l’anno scorso aveva regalato alla Curia un suo libro) perché non gli veniva rinnovata una cattedra all’Università Lateranense e il suo vescovo, il cardinale Petrocchi, dopo tanto girovagare provava a fargli comprendere la necessità di iniziare a fare il prete per davvero accettando l’incarico di parroco.
L’ironia della sorte ha voluto che a portarlo dal Papa sia stato don Dario Viganò. Risultato: cattedra restituita e nomina ad “assistente ecclesiastico” del Dicastero della comunicazione. Quale sia il suo compito nessuno lo sa, ma per il momento tutti zitti e avanti il prossimo.
PADRE ANTONIO SPADARO CON IL PAPA papa francesco don marco pozza 2 PAPA FRANCESCO CON ANTONIO SPADARO - ADESSO FATE LE VOSTRE DOMANDE flavio briatore monsignore dario vigano (2) don marco pozza DON SPRITZ don luigi maria epicoco 9 giovanni d’ercole papa francesco papa francesco don marco pozza cover DON MARCO POZZA DON SPRITZ ANTONIO SPADARO ABBRACCIA PAPA FRANCESCO