DAVANTI A UN MONDO DI SCRIBACCHINI CHE GUADAGNANO MILIONI CON LIBRI DI MERDA, A 90 ANNI LA CAPRIA SPARA IL SUO VAFFA AL “LETTORE ITALIANO”

Raffaele La Capria aveva dato l’addio alla letteratura per colpa del “lettore italiano” - Ma “Era una provocazione, anche per far sapere dell’uscita dei miei due ultimi libri” - “In testa alle nostre classifiche ci sono libri che non valgono niente”...

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Antonello Guerrera per "La Repubblica"

«Ma no, era solo una provocazione. Anche se non so se continuerò a scrivere. Ho 91 anni, ho scritto quello che dovevo, non so quali novità potranno uscire dalla mia testa in futuro». Raffaele La Capria fa un po' di chiarezza sulla sua lettera pubblicata sabato scorso dal Foglio, in cui annunciava l'addio alla letteratura per colpa del «lettore italiano».

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Un'entità questa che, secondo La Capria - escludendo il romanzo Ferito a morte (premio Strega 1961) -, non apprezza né compra i suoi libri; che «di queste cose non capisce niente»; e che, a guardare la classifica dei titoli più venduti nel nostro paese, denota «insipienza». «Vergognati! Impara a leggere!», aveva tuonato La Capria nella sua lettera aperta.

Quindi, La Capria, era tutto uno scherzo?
«Era una provocazione, anche per far sapere dell'uscita dei miei due ultimi libri (
Novant'anni di impazienza per Minimum Fax e Umori e malumori per Nottetempo,
ndr). Anzi le do una notizia».

Quale?
«A inizio 2014 uscirà per Mondadori un altro mio libro. Si chiamerà Roma e sarà una sorta di sfottò della vita della capitale».

RAFFAELE LA CAPRIA FOTO ANDREA ARRIGARAFFAELE LA CAPRIA FOTO ANDREA ARRIGA

Bene. Almeno, però, il discorso di fondo, molto critico, sul lettore italiano resta valido, o no?
«Assolutamente sì. Ma non si tratta di un lamento. È una cosa che ho constatato alla fine della mia carriera di scrittore. Sa, sinora ho pubblicato venti libri. Alcuni hanno avuto molto successo come Ferito a morte o L'armonia perduta.

Ma per gli altri siamo sulle 10 mila, massimo 20 mila copie vendute. Mentre in testa alle nostre classifiche ci sono libri che non valgono niente... Lo dico apertamente. In genere, gli scrittori cercano di accattivarsi i lettori e non li trattano male. Ma io, alla mia età, posso permettermelo ».

Può farmi qualche nome di bestseller "negativo"?
«No».

raffaele la capriaraffaele la capria

E uno positivo?
«Piperno vende e vale tanto. Ma anche Sandro Veronesi, Albinati...».

Come si discerne un buon bestseller da uno cattivo?
«Oggi nelle scuole di scrittura si insegna a fare questo mestiere. Magari, alla fine, viene fuori anche un buon libro. Ma la differenza è questa: ci sono i libri animati, quelli veri, e quelli inanimati, che somigliano soltanto ai veri libri. Per distinguerli ci vuole un ottimo livello culturale, cosa molto rara».

E allora come si diventa buoni lettori?
«Un buon lettore deve possedere capacità di lettura che definirei il "gusto della lettura". Non serve conoscere tante nozioni, quello della lettura è un dono. Come diceva Steiner, il buon lettore prende un libro che è come un violino e deve saperlo suonare.
Se no, resta un pezzo di legno».

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Un dono. Che, dunque, non si può imparare.
«Il dono della lettura si riesce a ottenere solo quando una persona ha talento e legge libri tali da formare il suo gusto letterario. La letteratura è per pochi, ma in Italia i pochi sono troppo pochi. Mentre sono troppi quelli che beneficano libri che non valgono niente. L'Italia è il paese del conformismo, dove si viene trascinati dallo spirito convenzionale del tempo».

Non le sembra un ragionamento un po' elitario?
«Ma la letteratura è elitaria».

Quindi, neanche le "scuole di lettura" possono fare miracoli?
«Con l'applicazione e lo studio si può sempre migliorare. Ma se uno non ce l'ha dentro, non può imparare a essere un buon lettore. Così come non si diventa poeti da un giorno all'altro. "Tutto ciò che non so l'ho imparato a scuola", diceva Longanesi».

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Prova invidia nei confronti di chi vende, magari immeritatamente, più di lei?
«Non provo rancore. Ma certo invidio chi guadagna milioni di euro con quei libri. Io invece, alla mia età, mi devo ancora arrangiare».

 

 

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