Mattarellum per Dagospia
Martedì 13 marzo. San Rodrigo
Riunione dello staff per fare il punto sul tortuoso mese di marzo che ci attende. Ma nessuno evochi le Idi del calendario romano con l’assassinio di Cesare in Senato! Finora ho assistito soltanto al harakiri di Renzi al Nazareno e alla choc di Berlusconi ad Arcore per aver regalato consensi a Salvini. “Un brutto colpo, ma Silvio non deluderà le tue attese…”, mi rassicura Gianni Letta tornato protagonista in Forza Italia dopo la sciagurata parentesi dell’avvocato Nicolò Ghedini.
Il segretario generale, Ugo Zampetti, illustra la mappa delle tappe istituzionali prima dell’apertura delle consultazioni al Quirinale dopo Pasqua. Sottolineo con la matita rossa tre date del nuovo gioco dell’oca: 23 marzo votazioni per la scelta dei presidenti di Camera e Senato; 25 marzo comunicazione ai segretari dei due rami della composizione dei gruppi parlamentari (avremo sorprese?); 27 marzo elezione dei presidenti dei gruppi parlamentari. Glisso sulla salita al Colle di Gentiloni per rassegnare le dimissioni da premier: faccio notare che la Pasqua cade domenica 1 aprile con il parlamento già in vacanza.
mattarella grasso berlusconi renzi
Mercoledì 14 marzo. Santa Matilde
L’altro ieri sulla Stampa Fabio Martini rilancia l’idea di un “governo della Consulta” già cotto se non Cottarelli… Nelle stesse ore il giudice costituzionale Nicolò Zanon, in quota centro destra, è indagato dalla procura di Roma per peculato d’uso. Gli sarebbe stato contestato l’uso improprio dell’auto di servizio. L’ex presidente Valerio Onida dichiara: “La macchina è un benefit concesso senza limiti”. Apprezzo la decisione dei suoi colleghi di respingere le dimissioni di Zanon. Minima moralia: a volte per miopia e convenienza (politica) si dimentica ciò che illumina il giusto?
Come presentito, la spartizione dei presidenti di Camera e Senato tra i “mezzi vincitori”, 5 Stelle e Centro destra (Berlusconi-Salvini-Meloni), era scritta (e annunciata) nei numeri usciti dalle urne nonostante i media evocassero i precedenti (1976) affinché un ramo del parlamento andasse all’opposizione (Pd). Il solito polverone mediatico che non porta lettori nelle edicole.
Dunque, nessuna sorpresa. Guai, però, a parlare di “convergenze parallele” che, alla fine degli anni Cinquanta, Aldo Moro introdusse nel vocabolario della politica riguardo al futuro dei rapporti Dc-Pci. Meglio definirle, al più, “corrispondenze d’interessi”.
Al Senato, dove è stato introdotto il ballottaggio, andrebbe il pentastellato Danilo Toninelli (43 anni). Più laborioso il percorso per il successore della Boldrini a Montecitorio, che dovrebbe essere il leghista cattolico Giancarlo Giorgetti (51 anni). Di lui me ne parla un gran bene il presidente emerito Giorgio Napolitano. Da credente siciliano recito a mo’ di scongiuro l’oraziunedda. Ma le sorprese sono ancora dietro l’angolo in attesa che le “rose” dei candidati appassiscano…
calderoli - giancarlo giorgetti
Ps.
Dando il “via libera” al leghista “moderato” Giorgetti, l’impresario politico Silvio Berlusconi ha pagato una cambiale pesante al suo arrembante alleato Matteo Salvini. Salvo che gli appetiti non vengano mangiando… Il dubbio di alcuni osservatori malevoli è questo: una volta arrivato sullo scranno più alto di Montecitorio l’ex sindaco varesino conserverà quel ruolo (sotterraneo) di gran visir del Carroccio (nomine pubbliche comprese) svolto negli ultimi anni? A ciascuno, insomma, il suo Letta (Gianni) o il suo Lotti (Luca)? I gigli magici fioriscono anche a Pontida!
franceschini bloccato sul trenitalia per ferrara
Giovedì 15 marzo. Santa Luisa
Quirinalisti e cronisti parlamentari (a secco di notizie) continuano a chiedere se l’intervista di Dario Franceschini rilasciata ieri a Cazzullo del Corriere della Sera interpreti il mio pensiero, come spesso in passato è stato equivocato. Per uscire dall’impasse nata dal voto del 4 marzo e senza alcuna maggioranza di governo, l’ex giovane dicci suggerisce di dar vita a un esecutivo che avvii una legislatura costituente per riscrivere le regole del gioco elettorale: proporzionale o premio di maggioranza.
Replico glaciale al mio portavoce, Giovanni Grasso: con il barbuto Dario (perché non la taglia?) concordo su molti ragionamenti, ma vorrei ricordargli pure che quando si è trattato di votare - a colpi di fiducia! -, il Rosatellum voluto da Renzi, lui ha fatto spallucce e non ha badato all’interesse generale del Paese.
E dimentica, come ha ben osservato il professor Michele Ainis, che nelle democrazie parlamentari ormai perde chi governa e vince l’opposizione.
Già, c’era una volta la Dc e il pendolo (Swing of pendolum) restava sempre al centro... A volte certi riformatori imprudenti mi ricordano le figlie di Esone che uccisero e fecero a pezzi il padre nel tentativo di ringiovanirlo.
Ps.
Ho fatto recapitare al senatore Zanda del Pd questo laconico bigliettino: “Caro Luigi, il Rosatellum non doveva arginare l’avanzata dei grillini? Auguri per la tua prossima conferma a presidente del gruppo di palazzo Madama.
Post it all’attenzione di Simone Guerrini: evitare che Renzo Lusetti s’imbuchi alla cerimonia di presentazione dei candidati al premio cinematografico David di Donatello in calendario per il 21 marzo al Quirinale. Anche se l’ex De Mita’s boys un premio alla carriera se lo meriterebbe, ma come imitatore di Ciriaco.
Pino corrias- nostra incantevole italia copertina
Venerdì 16 Marzo. San Eriberto
“E’ destino di Moro, da subito morto vivente, farsi fantasma fin dalla sua prima notte di rapito, per poi aleggiare come rimpianto e profezia: “Il mio sangue ricadrà su di voi”. L’epigrafe citata è contenuta nel lucido e impeccabile viaggio di Pino Corrias nella “Nostra incantevole Italia”, edito da Chiarelettere. Il capitolo, esemplare ed esaustivo, sui 55 giorni del sequestro Moro toglie dal cono d’ombra tutte le dietrologie del passato oggi riemerse ahimè in tv e sui media. A quarant’anni dal suo assassinio, anche suo figlio Giovanni, confessandosi con Ezio Mauro su Repubblica, afferma che “Moro è il fantasma di questa Italia senza pace”.
henry kissinger giovanni leone aldo moro rome 1975
Mi turba il duro giudizio di Giovanni sulla Dc e soprattutto, quello ingiusto, su Cossiga. Certe ferite lasciano segni permanenti. E chi meglio di me può capire il suo stato d’animo cristallizzato con un fratello, Bernardo, barbaramente ucciso dalla mafia. Dell’affaire Moro, per dirla con Sciascia, parlo con il vecchio professore che ha lavorato per anni all’Istituto Sturzo.
“La storia dello scudocrociato – mi fa osservare consolatorio - non può ridursi a una faida interna alla Dc. Oppure come il punto più alto (o più basso) del terrorismo. Ecco, inviterei gli addetti ai lavori, i giornalisti, alcuni improvvisati mezzibusti della storia - e lo stesso Giovanni Moro -, a rileggere, senza pregiudizi e risentimenti ideologici, le dolorose pagine politiche che segnarono l’annus horribilis 1978”.
Dopo una breve pausa, il professore aggiunge: “Moro sosteneva con argomenti solidi la democrazia dell’alternanza, ma si è sempre mosso con grande prudenza. Ricordo che, ai primi di marzo del ‘78, in una riunione della Dc in piazza del Gesù, il nostro presidente, auspicava il passaggio dal “governo delle astensioni” con il Pci a quello delle “adesioni”.
Al tempo stesso – osserva ancora – da grande tessitore era contrario che a capo dell’esecutivo andasse un candidato non Dc come qualcuno aveva ipotizzato. Cinque giorni prima di essere rapito, l’11 marzo 1978, agli alleati fu consegnata, con il pieno consenso di Aldo, la lista dei ministri del gabinetto Andreotti tra lo stupore e il forte risentimento del Pci di Berlinguer, ma con la convinta pacatezza di Moro di aver fatto comunque un passo avanti per sbloccare la nostra democrazia. A suo figlio Giovanni voglio anche ricordare che Cossiga era il principale sostenitore della candidatura di Aldo al Quirinale…”.
Le sue analisi mi appaiono condivisibili: davvero la Dc voleva Moro morto? Nessun leader dello scudocrociato è stato stimato e apprezzato quanto Aldo pur a capo di una corrente di minoranza. Neppure De Gasperi o Fanfani…
Ps.
Dopo il crudele Todo modo di Elio Petri e Ugo Pirro, tratto da un racconto di Sciascia e con un magnifico Volontè nei panni di Moro, sarà Sergio Castellitto il protagonista della docufiction “Aldo Moro”. Che San Nicola da Bari illumini soprattutto gli sceneggiatori...