Flaminia Bondi per www.leggo.it
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Dopo i concerti, i festival, e le partite di calcio e basket, ecco che il COVID-19 stravolge anche l'Onu: il palazzo di vetro resta desert e l'assemblea generale questa volta si fa in videocall.
Ogni anno, a settembre, i leader mondiali migrano nel quartiere di Midtown, a Manhattan, per incontrarsi presso la sede delle Nazioni Unite a New York, in occasione dell’apertura di una nuova sessione dell’Assemblea Generale, per discutere delle grandi sfide dei nostri tempi e delle priorità dell'anno.
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Il Palazzo di Vetro diventa così il palcoscenico per eccellenza della diplomazia mondiale, dove i rappresentanti e i capi di Stato di 193 nazioni si lanciano in una danza di negoziazioni che dura una settimana, ritmata da conferenze, discorsi ed interviste. A seguire lo spettacolo da vicino, uno sciame di fotografi e giornalisti che riesce ad andare avanti grazie a una dieta a base di caffè e adrenalina. Mentre si rincorrono i leader tra i vertici, si incontrano anche celebrità e attivisti, venuti per arricchire il dibattito.
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Settembre nella ‘Grande Mela’ è quindi sempre stato all’insegna di un appuntamento molto atteso da tutta la comunità internazionale, e temuto solo dai newyorkesi, che ne devono subire puntualmente i disagi, come il blocco delle strade e gli ingorghi causati dal via vai di macchine blindate che trasportano avanti e indietro per la città le delegazioni di tutto il mondo.
Quest’anno però, a causa dell’attuale pandemia e delle misure di quarantena obbligatoria imposte dallo Stato di New York, il Dibattito della 75° sessione dell’Assemblea Generale, che avrà inizio questo martedì, sarà online. I capi di Stato e di governo si rivolgeranno allora al pubblico, non dal solito podio in marmo verde, ma in collegamento video dal proprio ufficio in un angolo di mondo vicino o lontano.
I loro discorsi saranno trasmessi sulla Web TV dell’ONU sotto forma di video messaggi preregistrati, per limitare i disagi causati da fusi orari diversi, fatta eccezione di alcuni summit e eventi speciali organizzati in rete e in diretta. Presenti in sala dovrebbero quindi esserci, salvo sorprese, solamente il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, il nuovo presidente dell’Assemblea Generale, il diplomatico turco Volkan Bozkir, e i rappresentanti delle agenzie delle Nazioni Unite, insieme ai diplomatici nazionali già presenti a New York. Anche il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, parlerà in video messaggio.
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Non ci saranno quindi i soliti incontri improvvisati nei corridoi, spesso vera arena delle trattative tra leader e delegazioni, portate avanti lontano dalle telecamere tra una riunione e l’altra. Le imponenti sale, con le loro distese di moquette chilometriche, rimarranno silenziose, per la prima volta nella storia del palazzo, in questo mese dell’anno.
Dopo la ‘Twiplomacy’, ecco la ‘Zoom diplomacy’
Benvenuti nell’era della “Zoom diplomacy” dunque, come l’ha chiamata il quotidiano britannico The Guardian - benché il software ZOOM, da dove prende il nome, non sarà tra gli strumenti utilizzati per gestire questo dibattito. Non tutti sono entusiasti di questa “diplomacy 2.0”, e molti diplomatici sottolineano i problemi che emergono con questa nuova tendenza.
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Un diplomatico di base a Londra, con 40 anni di esperienza, ha per esempio confessato a The Guardian i suoi dubbi al riguardo: «I francesi dicono che non si può veramente costruire un rapporto di fiducia finché non si è pranzato con loro tre volte. Attraverso le videochiamate puoi mantenere le relazioni esistenti, non puoi coltivarne di nuove».
Difficile infatti rimpiazzare la complicità di uno sguardo, la fiducia coltivata davanti a un caffè o la sicurezza trasmessa da una stretta di mano, con uno schermo piatto.
ANTONIO GUTERRES GRETA THUNBERG
La diplomazia, secondo loro, è un “face-to-face business”, ovvero un affare dove gli incontri vis-à-vis sono fondamentali. Si teme, di conseguenza, che i mancati incontri renderanno le negoziazioni ancora più difficili quest’anno. Una preoccupazione condivisa anche dal Segretario Generale António Guterres, secondo il quale le riunioni faccia a faccia, con i leader di tutto il mondo, rimangono essenziali per garantire una diplomazia efficace di fronte alle crisi attuali.
Per questo, il Presidente dell’Assemblea Generale ha ribadito la sua intenzione di continuare le riunioni fisiche dell'Assemblea Generale (riprese da poco, fuori dal contesto del Dibattito Generale) adottando le misure di mitigazione necessarie per proteggere la salute e la sicurezza dei delegati e del personale delle Nazioni Unite.
“Nella nostra professione di diplomatico” afferma, “niente sostituisce gli incontri faccia a faccia con le nostre controparti, al fine di stabilire una comprensione a lungo termine delle reciproche posizioni e di forgiare compromessi".
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Un altro punto interrogativo sollevato dalla “diplomazia 2.0” è quello della tecnologia e della protezione e confidenzialità delle conversazioni effettuate online, che dev’essere garantita, ma da cui, molti, ancora diffidano. Tuttavia, guardando il lato positivo, gli incontri online dovrebbero rendere l’evento più accessibile, e l’organizzazione internazionale prevede per questa sessione la partecipazione del maggior numero di capi di Stato e di governo della sua storia.
NON è il loro primo ‘ZOOM’
Non è la prima volta che la diplomazia si farà in rete e senza lo sfondo dei grattacieli di Manhattan. Dall’inizio della pandemia, le Nazioni Unite hanno già ricorso a riunioni virtuali, come per le convocazioni del Consiglio di Sicurezza, o per i dialoghi tra i giovani di tutto il mondo, riuniti questo 9 settembre online, per discutere del futuro dell’ONU e dei bisogni delle nuove generazioni. Insieme ai diplomatici, per rallentare la propagazione del virus, anche una buona parte degli impiegati dell’organizzazione internazionale lavora da tempo in smart-working, e continuerà a farlo anche questa settimana.
L’ONU compie 75 anni, e anche lei li festeggia online
il segretario generale dell'onu antonio guterres saluta melania trump
La rete è inoltre stata utilizzata per lanciare l’iniziativa “ONU75”, il più ampio ed inclusivo dibattito sul ruolo della cooperazione globale nella costruzione di un futuro migliore per tutti, in occasione del 75° anniversario della fondazione delle Nazioni Unite.
I dati generati dai dialoghi di ONU75, insieme ad un ‘sondaggio di un minuto’ a cui chiunque poteva partecipare, saranno presentati domani per contribuire alle politiche ed al dibattito internazionale.
L’iniziativa è nata dall’idea secondo la quale “nessun paese, nessuna comunità è in grado di risolvere da sola i complessi problemi del nostro mondo”, secondo le dichiarazioni del Segretario Generale. “Dobbiamo riunirci” ha aggiunto “non solo per parlare, ma anche per ascoltare. È assolutamente essenziale che tutti voi prendiate parte alla conversazione. Abbiamo bisogno della vostra opinione, delle vostre strategie e delle vostre idee per essere in grado di fornire un contributo migliore alle persone del mondo che dobbiamo servire”.
Secondo Guterres, l’attuale pandemia ha confermato il bisogno urgente di una cooperazione e di un multilateralismo efficace, oggi più che mai. Oltre al contesto della pandemia mondiale, la comunità internazionale si troverà infatti a dover affrontare questioni delicate quanto complesse.
All’ordine del giorno ci saranno i cambiamenti climatici, i 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, che dovranno essere raggiunti prima del 2030, il COVID-19 (l'Assemblea Generale ha già adottato due risoluzioni riguardanti la risposta globale al virus) e l’uguaglianza di genere – ancora più importante dopo le ripercussioni negative causate dalla pandemia sui diritti delle donne.
Per quanto riguarda la Pace e la sicurezza internazionale, tra i tanti argomenti sarà difficile non parlare della situazione in Bielorussia, in Libia, in Siria o a Cipro, o della potenziale riapertura dei dialoghi tra Palestina e Israele in seguito alla sospensione dell’annessione dei territori in Cisgiordania.
Insomma, ci sarà molto di cui discutere. E visto lo stato del mondo, con il COVID-19 che continua a diffondersi e una situazione economica sempre più esasperata, potete stare certi che le popolazioni di tutti i paesi saranno in ascolto, davanti ai loro PC o ai loro telefoni. E allora non possiamo che chiederci, la “Zoom diplomacy” riuscirà ad essere all’altezza delle aspettative globali?