Carlo Tecce per il “Fatto Quotidiano”
MATTEO RENZI A BERSAGLIO MOBILE
Il professore Miguel Gotor, docente di Storia moderna all’Università di Torino in prestito a Palazzo Madama dopo una folgorazione intellettuale di Pier Luigi Bersani, è il coordinatore di un gruppo di 30 (“trenta”, ripete) senatori dem che possono bloccare la riforma costituzionale di Matteo Renzi. Il mantra: aborriamo l’assemblea dei futuri nominati dei Consigli regionali, ripristiniamo la partecipazione dei cittadini con il voto.
Per molti giornali, nei meandri oscuri dei retroscena, secondo Gotor, il gruppo patisce perdite, viene falcidiato da improvvise defezioni. Allora il professore romano sbotta: “Veline da Palazzo Chigi, segno di nervosismo”. Il termine è “veline”. Spiega la Treccani: “Nel linguaggio giornalistico, la parola è utilizzata per indicare una notizia o altra comunicazione ufficiale o ufficiosa, spesso in forma di circolare, inviata alla stampa, perché venga pubblicata o serva di orientamento nei commenti e nelle informazioni”.
Gotor giura che ogni volta spedisce 30 (“trenta”, ripete ancora) messaggi di convocazione ai colleghi. Poi si corregge: “Trenta meno uno, perché il trentesimo sono io”. Anche Pietro Grasso, il presidente di Palazzo Madama che può ammettere o respingere proposte per ritocchini o stravolgimenti del famigerato articolo 2 del testo di riforma (quello che annulla l’eleggibilità dei senatori), ha supplicato clemenza giornalistica e indicato le manovre di Palazzo (Chigi): “Basta con le pressioni mediatiche”. Per ultimo, domenica, è toccato a Pier Luigi Bersani smentire una ricostruzione (accordo con la Boschi) non senza una dose di livore: “Io sono Bersani, e sono reperibile”.
Quando mancano un paio di settimane al momento topico in aula a Palazzo Madama sul testo di riforma che porta il nome di Maria Elena Boschi, all’unisono Bersani, Grasso e Gotor –e altri componenti della minoranza dem –denunciano le strategie sotterranee di Palazzo Chigi e del Nazareno per rompere il fronte degli oppositori e influenzare lo stesso Grasso e il Quirinale.
A cosa fanno riferimento? “Bersani offre a Renzi una ‘disponibilità vera’ sul Senato. Certo, deve maturare quello che l’ex segretario chiama ‘disarmo bilaterale’. Ma agli interlocutori della maggioranza ha fatto capire che da parte sua c’è l’apertura a modifiche della riforma costituzionale che non tocchino l’articolo 2”. Repubblica, 6 settembre. Il piccato commento dell’ex segretario: “Leggo su Repubblica di un Bersani che apre al lodo Boschi-Finocchiaro. Quello che sta dicendo ovunque il Bersani che sono io è facilmente reperibile. Qui si parla di Costituzione. (...) Non mi sembra questione di maggioranza o minoranza, mi sembra questione di buon senso. Bisogna assolutamente trovare un’intesa, lo confermo. Ma le iniziative di sola comunicazione rischiano di peggiorare le cose”.
“I colloqui del capo dello Stato continueranno anche durante le vacanze, ma l’incontro più delicato che Mattarella avrà (…) è quello che avverrà a settembre con il presidente Grasso. Il tema è cruciale e da qui si capirà meglio quale sarà il destino della riforma costituzionale e forse anche del governo”. Il Foglio, 18 agosto.
Mattarella esclude colloqui con Grasso e lo riporta La Stampa del 29 agosto: “Circola voce (non si sa messa in giro da chi) che Mattarella potrebbe intervenire su Grasso per fargli cambiare idea. Però nel giro quirinalizio si nega che questa chiacchiera abbia fondamento. Nessun incontro risulta in programma”. “Nel mirino c’è Grasso, i renziani avvertono strane manovre portate avanti dalla minoranza del partito con pezzi di Forza Italia e altre opposizioni. Manovre che si salderebbero attorno alla figura del presidente del Senato quale possibile alternativa al premier”.
Il Messaggero, 8 agosto “Non a caso c’è chi a sinistra vagheggia un governo pre-elettorale guidato da Grasso”. Il Messaggero, 10 agosto. “Grasso spiazza Renzi su ll ’articolo 2: ‘Va votato’” . E informa il Quirinale”. Repubblica, 31 agosto. L’ex magistrato nega: “I retroscena sono un genere letterario più che giornalistico. È tutta l’estate che leggendo i giornali scopro di avere importanti appuntamenti in agenda a settembre, di aver fatto incontri e telefonate, di aver preso decisioni e elaborato strategie e complotti. Sto diventando un appassionato lettore di fantapolitica”.
E pure il mai prolisso Mattarella schiera l’ufficio stampa: “Il presidente non è mai venuto a conoscenza né direttamente né indirettamente di una decisione da parte di Grasso, riguardo l’emendabilità dell’articolo 2 della riforma”. Gotor invoca una moratoria: chiamateci dissenzienti, non dissidenti: “In Italia non ci sono rischi di regime, ma c’è voglia di un regime, ossia di innescare dinamiche e conflitti tipici di una situazione emergenziale che trova una soluzione con un personaggio/demiurgo”. Ma per Renzi la velina – la finta notizia che con la rettifica viene amplificata – è l’arma per gli scontri più duri.