DAGOREPORT
Lavoriamo ogni giorno per mantenere gli impegni che abbiamo sottoscritto con voi, in ogni ambito, a partire dal ripristino della legalità e nel contrasto all’immigrazione illegale. pic.twitter.com/taHCjmNapy
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) September 15, 2023
Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per la Stampa
Un video lungo sei minuti, i toni assertivi, sul finale un sorriso rassicurante rivolto agli italiani e quella frase che racconta tutta la difficoltà del momento: «Non abbiamo cambiato idea. Ci vorrà tempo, determinazione e molto lavoro, ma non abbiamo cambiato idea».
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matteo salvini roberto calderoli
Meloni è costretta a difendersi dagli alleati. Lo sapeva, se lo aspettava. Ma non pensava che Matteo Salvini sarebbe arrivato – parole sue riferite da fonti di Palazzo Chigi – «fino a questo punto». Da tre giorni, ogni giorno, la Lega ribadisce la stessa inappellabile sentenza: «La strategia europea di Meloni è fallita. L’accordo con la Tunisia non vale nulla». Ieri però c’è stato un salto di qualità.
Dopo il vicepresidente del Carroccio Andrea Crippa, è Roberto Calderoli a decretare il flop del governo: «Non so se si tratti di un atto di guerra (così lo ha definito il leader della Lega riferendosi a Tunisi, ndr), ma è un’invasione. Quando Salvini era ministro degli Interni tutto ciò non si verificava, per cui a buon intenditor poche parole. Di fronte a questi numeri, in assenza dell’Europa, è evidente che l’Italia dovrà fare da sola».
matteo salvini e giorgia meloni
Calderoli non è uno qualunque. È il ministro delle Autonomie, siede allo stesso tavolo della presidente del Consiglio. Sono parole che in altri tempi avrebbero potuto produrre una crisi di governo, e che il vicepremier Salvini non potrebbe pronunciare direttamente senza causare uno strappo insanabile con la leader di Fratelli d’Italia.
Parole che suonano come una sconfessione anche di Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno, ex capo di gabinetto di Salvini ai tempi dei decreti Sicurezza, mai entrato in sintonia con la premier e con il ministro della Difesa Guido Crosetto, anche lui di FdI.
Josep Borrell e Ursula von der Leyen
La campagna elettorale è iniziata nel modo più brutale. Con una competizione a destra, che sembra davvero senza esclusione di colpi. Con le due Le Pen, l’anziana Marine che andrà a Pontida da Salvini, e la giovane Marion che è a Lampedusa per sostenere Meloni, che incarnano le due destre che si combattono in Francia, in Europa, e dunque in Italia. La premier sta cercando di trovare una via d’uscita dall’assedio, inseguita da chi le ricorda cosa non ha mantenuto. Rispolvera l’idea di una missione navale in acque nordafricane a guida europea. È la cosa più vicina a quel blocco navale che aveva dovuto infilare in un cassetto appena arrivata a Palazzo Chigi.
lotta continua meme su giorgia meloni e matteo salvini by edoardo baraldi
(...) Contro l’offensiva leghista la premier non può che rilanciare la sua strategia. Se non lo facesse, come confida ai suoi, darebbe un segnale di debolezza. E così torna a chiedere aiuto all’Europa. Sente la presidente Ursula von der Leyen, le ricorda l’accordo con Tunisi, i 250 milioni di euro che l’Ue aveva promesso a Kais Saied.
Poi riprende le vecchie teorie della cospirazione contro l’Italia. Cosa sono «le realtà influenti» di cui parla? O «la parte dell’Europa che si muove in direzione opposta» rispetto agli accordi? Senza dire chi, si riferisce ai socialisti europei, all’Alto rappresentante per gli Affari esteri Josep Borrell, non a caso additato dai giornali di destra come responsabile, e alla presidente del gruppo all’Europarlamento, Iratxe Garcia-Perez, che su questo giornale definisce Meloni «un problema per l’Ue» e boccia come «un grave errore» l’accordo con Saied, autocrate che calpesta i diritti umani.
PNRR – GIORGIA MELONI URSULA VON DER LEYEN - VIGNETTA BY LE FRASI DI OSHO
Rilanciare, inasprire, non mostrarsi sulla difensiva. Meloni sente di non poter fare altro. E così convoca un vertice – ieri mattina – alla presenza di Piantedosi, Crosetto e Mantovano, e senza Salvini. Lì matura la decisione della stretta annunciata nel video, e che sarà formalizzata nel Cdm di lunedì, a margine del quale si potrebbe tenere anche una riunione del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica. È l’organo che la Lega considera lo strumento con cui Meloni e Mantovano intendono scippare politicamente al Carroccio il dossier migranti.
MELONI
Estratto dell’articolo di Emanuele Lauria per la Repubblica
Il videomessaggio all’ora dei tg è la mossa del cavallo. Giorgia Meloni la attua per scavalcare il pressing dell’Europa e per liberarsi dallo spettro incombente del fallimento su uno dei punti centrali del suo programma. Ma anche per svincolarsi dalla morsa della Lega che, in versione pre-Pontida, sull’immigrazione si è messa ad attaccare a testa bassa. Il silenzio diventa imbarazzo e poi rabbia, nella giornata più nera della premier.
Aveva promesso il blocco navale, aveva esordito al governo con un provvedimento contro le Ong, poi ha inseguito la chimera di un accordo con il governo della Tunisia retto da un autocrate. E ora si ritrova con un boom di sbarchi e con gli alleati del Carroccio a prendere le distanze, quasi a maramaldeggiare sul suo approccio troppo soft al problema.
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L’enfasi della reazione di Meloni, quell’appello accorato in coda, rivolto direttamente agli elettori («Lavoriamo ogni giorno per mantenere gli impegni che abbiamo sottoscritto con voi») racconta dell’incubo di un flop, anche alla luce dei sondaggi che raccontano di una flessione del consenso per il partito della premier. Sullo sfondo, il timore più sottile. Che del fallimento dell’azione di contrasto all’immigrazione illegale stia tentando di avvantaggiarsi non l’opposizione. Ma, guarda un po’, il compagno di banco.
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TITANIC D'ITALIA - VIGNETTA BY MACONDO