DOPO ORSI-MARONI, UN ALTRO CEFFONE ALLA LEGA - A QUATTRO GIORNI DALLE ELEZIONI L’ASSESSORE REGIONE PIEMONTE MASSIMO GIORDANO CONFERMA LE SUE DIMISSIONI DOPO ESSERE STATO INDAGATO PER CORRUZIONE - E ADESSO TUTTA LA GIUNTA DI COTA RISCHIA GROSSO - DOPO IL CASO DI CATERINA FERRERO, QUEST’ULTIMO SCANDALO POTREBBE DARE IL COLPO DI GRAZIA AL CARROCCIO...

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Maurizio Tropeano per "La Stampa"

Chi ha visto il fax inviato da Massimo Giordano per annunciare le sue dimissioni racconta che la decisione è accompagnata dall'aggettivo «irrevocabili». Il leader maximo, Roberto Maroni, e poi il governatore Roberto Cota, gli rivolgono attestati di stima e il secondo gli rinnova la fiducia: «Ho sentito l'assessore che è scosso per quanto accaduto. Mi ha confermato la sua estraneità ai fatti. Confermo la fiducia in lui e respingo le dimissioni».

Roberto CotaRoberto Cota ROBERTO COTAROBERTO COTA

A cinque giorni dal voto la Lega Nord l'arrocco di Cota suona non solo come la difesa di Giordano ma anche e, soprattutto, di quel progetto di macroregione del Nord che dovrebbe permettere all'ex ministro dell'Interno di conquistare la Lombardia. Ma Giordano non ci sta: «Lascio, non ho la serenità per andare avanti».

La parola d'ordine è provare a salvare il salvabile. Da qui la scelta del governatore di non commentare l'inchiesta della magistratura e di gettarsi a capofitto nella campagna elettorale in giro per il Piemonte, in quelle terre di provincia che in tutti questi anni hanno premiato Lega Nord e Pdl compensando il voto della «rossa» Torino. Quella provincia, Novara compresa che con i suoi voti ha sempre regalato il premio di maggioranza al Senato al centrodestra nel 2008 per poco più di 13 mila voti - e nel 2010 la vittoria di Cota.

UMBERTO BOSSI E ROBERTO COTAUMBERTO BOSSI E ROBERTO COTA

Territori dove fino a ieri il Pd faceva fatica a racimolare voti. Si spiega così l'offensiva del segretario regionale, Gianfranco Morgando e del capogruppo in Regione, Aldo Reschigna: «In meno di tre anni abbiamo assistito a un susseguirsi di scandali: in sanità, con l'inchiesta giudiziaria e le conseguenti dimissioni dell'assessore Ferrero; le firme irregolari, con la condanna di Michele Giovine; la vicenda del bollo auto che vede coinvolto anche l'assessore Casoni, e ora Giordano». Ecco perché «prima Cota lascia, prima i piemontesi potranno riappropriarsi del proprio futuro».

Roberto MaroniRoberto Maroni

Al Pd si uniscono le altre forze politiche del centrosinistra. Probabilmente se ne parlerà martedì prossimo quando è convocato il Consiglio regionale. La Lega risponde a muso duro come ha fatto ieri il capogruppo Mario Carossa: «Guarda caso l'arresto dell'ex assessore Caterina Ferrero è avvenuto a due giorni dalle comunali di Torino e adesso a pochi giorni dalle politiche è arrivata l'inchiesta di Novara». Carossa prende atto delle parole del procuratore Franco Saluzzo ma si chiede: «Che fine hanno fatto le accuse alla Ferrero?».

MASSIMO GIORDANOMASSIMO GIORDANO

Resta da capire che cosa faranno gli alleati del centrodestra. Ieri non si sono certo stracciati le vesti. Certo hanno invocato il garantismo «fino a prova contraria», come spiega Agostino Ghiglia (Fratelli d'Italia). Oppure hanno fatto una difesa d'ufficio, come il presidente dei consiglieri del Pdl, Luca Pedrale: «Noi siamo per la trasparenza e il buon governo, ribadiamo la fiducia nell'operato della magistratura e attendiamo fiduciosi l'esito dell'inchiesta».

Va detto che fino ad oggi la maggioranza di centro-destra ha saputo ricompattarsi ad ogni affondo del centrosinistra. Potrebbe farlo anche questa volta ma forse non potrebbe essere sufficiente per salvare questa legislatura. Il fantasma di rimborsopoli aleggia sul palazzo. Alcune settimane fa i boatos raccontavano dell'emissione di 54 avvisi di garanzia da parte della procura della Repubblica di Torino.

Caterina FerreroCaterina Ferrero

E Davide Bono, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Regione, chiede a Cota di farsi da parte «prima che il Piemonte superi la Lombardia per numero di indagati». Il messaggio è chiaro: arrendetevi. Del resto anche un assessore della Giunta regionale, che chiede di restare anonimo, pensa che sia difficile «per tutti» reggere una nuova ondata di indignazione popolare.

Mercedes Bresso e Roberto CotaMercedes Bresso e Roberto Cota

E in ogni caso il 7 luglio è prevista l'udienza della Cassazione sul ricorso presentato da Michele Giovine (Pensionati) condannato per firme irregolari. E se i giudici di terzo grado confermeranno la sentenza si apriranno le porte per l'annullamento del voto richiesto dall'ex presidente Mercedes Bresso.

 

 

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