LA MIA PRIMA VOLTA IN UN PAGLIAIO
Maria Brunelli per “il Giornale” del 7 agosto 1996
banconota padana da cincentmila lire
Via Bellerio, Milano, in un immenso isolato sono riunite la sede della Lega Lombarda e della Lega, Nord. Mancano pochi minuti alle cinque e tra i fedeli che gravitano intorno al quartier generale c’è l’animazione che precede l'arrivo del Capo Padano. Un autista con barba fluente confida le res gestae al portiere: «Questa notte abbiamo fatto le sei». Noi veniamo introdotti al secondo piano, il piano nobile dove il senatore ha il suo studio e la segretaria - gamba corta in minigonna - ci fa attendere in un ampio salone. Alle pareti le foto storiche dell'ascesa di Bossi: folle plaudenti, convention di Pontida, incontri con Berlusconi sulla testa del quale una mano dissacratoria ha disegnato le corna. Alle cinque più qualche minuto veniamo ammessi alla presenza del senatore, nel suo studio privato. Ci accoglie con un impaccio da falso timido che prende tempo. Polo blu, toscano in bocca, alle sue spalle un Alberto da Giussano in mosaico con la spada sguainata verso la finestra. Gli abbiamo fatto sapere in anticipo l’argomento della nostra intervista, i peccati capitali e la lussuria in particolare ma non è del tutto convinto di dove vogliamo andare a parare e ci scruta attentissimo, senza darlo troppo a vedere, da dietro le lenti.
«Non sono abituato a rispondere a queste domande», si cautela il teorico del celodurismo, poi, rassicurato dal fatto che la lussuria è un sentimento «caldo», per eccesso, si compiace e sta al gioco. «Una volta, quand'ero ragazzo, passeggiavo sul lungolago di Arona con il mio primo amore e passando davanti a un bar ho sentito un fischio di apprezzamento. Ci ho visto rosso e sono subito tornato indietro a chiedere spiegazioni. Il fischiatore ha fatto il furbo, ha tergiversato da vile e io gli ho mollato due destri che lo hanno steso knock out. Ero aggressivo, da giovane, e non so più quante volte mi sono picchiato per le ragazze. A poco a poco, in seguito, ho imparato a razionalizzare».
umberto bossi con la moglie manuela marrone
A razionalizzare che cosa?
«I miei impulsi, è evidente - spiega inoltrandosi in una teoria sulla "razionalizzazione" - li ho trasformati in grinta, perché un uomo deve esser grintoso, e in capacità di combattere contro tutto quello che mi sembra ingiusto e mi ha sempre fatto arrabbiare. In politica ho agito da grimaldello, mi sono battuto contro una catena di schiavitù; contro personaggi squallidi...».
UMBERTO BOSSI CONTRO NAPOLITANO
Abituato com'è a tenere comizi s'infervora nel discorso politico. Ci ricordiamo bene le sue invettive contro i «pirletti», i «magnaccia», i «ladroni», le minacce da Gargantua di Cassano Magnago «con una pernacchia gli facciamo venire i capelli bianchi», e riportiamo il discorso sul Bossi privato, sull'uomo Umberto. Sta al gioco meravigliato (stiamo sprecando una stupenda occasione per interrogarlo sul parlamento di Mantova, sulla moneta del Nord) ma alla fine l'interesse alla sua persona non gli dispiace e fa finta, perplesso, di guardare dentro di sé. «Non mi farà mica passare per un porcello», s’insospettisce, e noi ancora una volta lo rassicuriamo che non ha niente da temere da noi Gli apprezzamenti salaci alle colleghe onorevoli, il «so io cosa fare alla Boniver, alla Mussolini» li ha gridati lui in Parlamento, non qui, non con noi. Alla Rosy Bindi invece ha detto «ti voglio bene», pochi giorni fa, correndole dietro.
Pare che la «ministra» abbia apprezzato e lo abbia definito «un bravo ragazzo». Allo stesso modo la pensa sua moglie, Manuela Marrone, la «terrona» come la chiama il marito perché è siciliana: mamma di due bambini, Renzo e Riccardo Libertà, la Penelope che ogni mattina aspetta paziente il ritorno del suo guerriero. Ma torniamo al tema della nostra intervista, alla lussuria, a come Bossi lo vive. «Ho avuto un'infanzia felice - esordisce rientrando in argomento alla lontana - ero libero, andavo a cavallo, ho fatto in tempo a conoscere la fine della civiltà contadina. I miei genitori possedevano ancora la terra e io da ragazzino assistevo alla trebbiatura del grano, allo scartocciamento delle pannocchie sull'aia. Sento ancora l'odore del fieno d'estate e il sapore della neve in bocca d inverno, quando fioccava. Tempi da Medioevo, bei tempi!».
Che cosa c'entra l'odore del fieno con la lussuria?
UMBERTO BOSSI MANUELA MARRONE E I FIGLI jpeg
«C'entra, c'entra. Io ho fatto le mie prime esperienze sessuali in campagna. Quando i contadini accatastavano le balle del fieno in cortile si formava-no dei castelli di paglia, con corridoi, labirinti, passaggi segreti. Lì, ragazzotto, ho tentato i primi approcci con l'altro sesso, mi sono scambiato le prime effusioni».
E a parte l'ambientazione bucolica non aveva paura di commetter peccato contro il sesto comandamento?
«Ho ricevuto un'educazione religiosa, tutte le mattine mi mandavano a messa alle sei, ma non ho mai considerato la lussuria un peccato grave anche se il nome è grosso, spaventa, e poi non so bene che cosa intendete voi intellettuali per lussuria, con tutte le distinzioni che fate, sesso, eros, amore Non è lo stesso? Per me è allentamento dalla tensione, divertimento, calore». «Una volta – e qui ride compiaciuto della sua intraprendenza precoce – ho pizzicato il sedere della Liliana, avrò avuto tredici anni. Lei è corsa a gridare sotto le finestre dei miei genitori e io sono scappato a nascondermi sotto il portone. La Liliana l'ho rivista qualche settimana fa, abbiamo riso ricordandoci di quel pizzicotto».
LA CANOTTIERA DI BOSSI E I BOXER DI SALVINI
Tutto natura e innocenza, tutto divertimento anche adesso che è senatore?
«Eh no, distinguiamo! -protesta dopo aver detto che le distinzioni degli intellettuali sono inutili sofisticazioni -. La sessualità è una fortuna che va conquistata, razionalizzata con un meccanismo non facile, ridimensionata per la gioia che è. Bisogna stare attenti a non coinvolgere il cuore (quello deve restare a casa al sicuro), perché quando il cuore è in pericolo io stacco la spina. Da giovane ho conosciuto l'amore passionale, assoluto, ero emotività allo stato puro, pelle viva. Basta, non ci voglio più ricadere».
umberto bossi con la moglie manuela marrone e i figli
E se le capitasse di nuovo? Se il celodurista si prendesse ancora una cotta?
carta d'identita' padana di dago 1
Ci medita su, stringe le mani all'altezza del naso e fa finta di stare nascosto «Ecco, vede, io faccio come certi sassi che stanno nei fiumi abbarbicati sul fondo. Aspetto che l'acqua passi sopra di me e non mi muovo».
Non mi dica che passa la vita sott'acqua, che un uomo pubblico come lei non ha tante occasioni...
umberto bossi con la moglie manuela marrone 1
«Le occasioni non mancano - ammette come se fosse una pratica noiosa e scontata - però appena sento un campanello d'allarme metto la sordina. La sessualità dev'essere soltanto piacere, affettuosità felice, alternativa allo stress del mio lavoro politico».
E come sono le alternative che preferisce?
«Le preferisco "mostose'', che significa femminili, piacenti, non rompiballe. E poi per me sono importanti gli sguardi, la brillantezza che sprizza dagli occhi, la complicità che s'instaura senza problemi né colpe». Eccolo il Bossi, e non è poi così duro.
pozzetto bossi UMBERTO BOSSI GIOCA CON I SUOI FIGLI jpeg bossi villa gemonio berlusconi fini MARONI E UN GIOVANE RENZO BOSSI jpeg UMBERTO BOSSI CON MANUELA MARRONE jpeg giorgetti bossi BOSSI IN LACRIMA CONSOLATO DA MANUELA DAL LAGO BOSSI salvini cornuto da isoardi il commento di bossi cartolina della festa d'indipendenza padana del 1996 1 bossi cartolina della festa d'indipendenza padana del 1996 banconota padana da cincentmila lire retro L AMBASCIATORE USA LEWIS EISENBERG E UMBERTO BOSSI A VILLA TAVERNA NAZIONALE PADANA BOSSI UMBERTO BOSSI jpeg boss CASARIN UMBERTO BOSSI BOSSI BERLUSCONI carta d'identita' padana di dago