ECCO IL GIOCHINO DELLE POLIZZE VITA – LO SPIEGA VITTORIO BERTOLA, UNO DEI FONDATORI DI M5S A TORINO - "SONO CONTENITORI DI SOLDI DA INVESTIRE, IMPIGNORABILI E SI POSSONO AVERE INDIETRO SENZA PAGARE LE TASSE” – I BENEFICIARI, PERO’, POSSONO FINIRE SOTTO RICATTO…

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Gabriele Guccione per la Repubblica

 

RAGGI DE VITO RAGGI DE VITO

“Visto che molti non capiscono la vicenda Raggi-Romeo vi spiego come funziona il giochino delle polizze vita”. Vittorio Bertola, uno dei fondatori del Movimento 5 Stelle a Torino, ex consigliere comunale, considerato da sempre vicinissimo a Gianroberto Casaleggio e a Beppe Grillo, inizia così un lungo post sul proprio profilo Facebook in cui si propone di chiarire ai propri seguaci i contorni dell'ultimo scandalo che ha colpito la sindaca Virginia Raggi.

 

“Il passaggio di denaro tramite una polizza vita è molto meno tracciabile di una mazzetta in contanti”, mette subito in chiaro Bertola, che dopo le ultime amministrative è entrato in polemica con i vecchi compagni e il nuovo corso grillino.

Vittorio Bertola, ex consigliere grillino Vittorio Bertola, ex consigliere grillino

 

“Da parecchi anni – esordisce il dissidente cinquestelle torinese – si sono diffuse polizze vita che lo sono solo di nome; in realtà sono contenitori di soldi da investire, che però godono delle agevolazioni fiscali delle polizze vita. In particolare – chiarisce Bertola – sono impignorabili e permettono di nominare un beneficiario anche diverso dai propri eredi, il quale riceverà i soldi senza pagare le tasse che ci sarebbero sulla successione o sul pagamento di una fattura o di un reddito, e senza tutti i controlli su bonifici o pagamenti in contanti di importo elevato. Molte di queste polizze permettono inoltre il riscatto, pur pagando una penale, anche se l'assicurato non è morto; basta che sia trascorso qualche anno”.

 

GIANROBERTO CASALEGGIO E BEPPE GRILLO FOTO LAPRESSE GIANROBERTO CASALEGGIO E BEPPE GRILLO FOTO LAPRESSE

Una volta chiariti tutti gli aspetti tecnici del meccanismo Bertola tira le somme e prova, dunque, ad applicarlo al caso Romeo-Raggi: “Detto quindi che la vicenda è tutta da chiarire e che bisognerà capire i dettagli della polizza e gli altri fatti – mette le mani avanti il fondatore del M5S torinese – il giochino poteva funzionare così: io che voglio un favore dal futuro sindaco di Roma, prima delle elezioni prendo una polizza e lo nomino come beneficiario; dopodiché, se lui vince e mi fa il favore, io faccio passare il tempo minimo necessario e poi riscatto la polizza e lui incassa, altrimenti cambio di nuovo il beneficiario e mi tengo i soldi senza alcuna spesa. Se poi volessi essere sicuro, prima delle elezioni potrei fare la stessa cosa verso esponenti di partiti diversi, così posso poi fare il giochino chiunque sia a vincere”.

 

virginia raggi sul tetto del comune con salvatore romeo virginia raggi sul tetto del comune con salvatore romeo

Bertola riconosce che “non sarebbe necessario che il beneficiario (la sindaca Raggi, ndr) sia d'accordo o lo sappia, ma sarebbe piuttosto strano – ragiona – che io, neo-sindaca di Roma, nominassi come mio braccio destro di totale fiducia uno che mi vuole talmente male da cercare di ricattarmi a mia insaputa; e se fossi sotto ricatto, sarebbe piuttosto strano che, una volta scoperto, invece di andare a denunciarlo io gli triplicassi lo stipendio”.

 

Sulla base di quali prove Bertola sostiene tutto questo? Interpellato il grillino della prima ora Bertola si limita a dire: “Conosco molte persone del Movimento a Roma e il legame tra Romeo e la Raggi è sempre stato molto chiacchierato”. E “trovare una spiegazione limpida per questa storia è difficile”.

 

 

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