Michela Rovelli per il Corriere della Sera
Dall’account dell’Unicef Usa a quello di Forbes. Dal profilo di Justin Bieber (in Giappone) a quello di Amnesty International. Poi pagine istituzionali francesi, politici, squadre di calcio, e media. Come Bbc, Reuters e Forbes. Un hackeraggio disordinato — ma a tappeto — ha colpito gli utenti di Twitter.
In alcuni è stata cambiata l’immagine di copertina con una bandiera turca. In tutti appaiono le parole: «Germania nazista», «Olanda nazista» con svastiche e emoji «decorativi». In allegato un video di quattro minuti che mostra un discorso di Erdogan dove dice: «Se dobbiamo morire, moriamo come uomini». Poi una data: «Ci vediamo il 16 aprile», ovvero quando si terrà in Turchia il referendum sulla riforma per il presidenzialismo, che rafforzerà i poteri del presidente.
Una vera e propria offensiva anti-europea portata avanti da alcuni hacker turchi, dopo lo scontro diplomatico tra Ankara e i Paesi Bassi. Acceso, soprattutto, dopo la presa di posizione di Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, che ha espresso «piena solidarietà agli amici dei Paesi Bassi».
Una startup di Amsterdam sta investigando per capire i responsabili dell’attacco. Mentre Twitter Counter, lo strumento che permette agli utenti di tracciare la propria popolarità sul social, ha annunciato di aver bloccato alcuni post di questo tipo, mentre sta studiando il caso. «È stata usata la nostra app — ha rivelato — siamo consapevoli della situazione e la stiamo studiando».
Twitter Counter ha più di due milioni di utenti e traccia più di 350 milioni di account. Utilizzata, tra gli altri, da società come il Time, Netflix e Youtube, non è il primo attacco che subisce: era già successo a novembre, quando ad essere colpiti erano state pagine come quelle di Sony, Viacom e Microsoft, dove erano stati postati messaggi di spam.
LO SCONTRO OLANDA-TURCHIA
Lo scontro diplomatico tra i Paesi Bassi e la Turchia inizia l’11 marzo, quando i primi bloccano il comizio previsto a Rotterdam del ministro degli Esteri di Ankara. Il presidente Erdogan si infuria e li definisce un Paese fascista (stesso «epiteto» dedicato alla Germania qualche giorno prima), che non permette la libertà di espressione. Poi le minacce di stracciare gli accordi sull’immigrazione, da una parte, e quella di congelare i trattati di adesione all’Ue dall’altra.
Una battaglia verbale che sembra possa persino influenzare le elezioni del 15 febbraio, dove gli olandesi sono chiamati a decidere se riconfermare l’attuale primo ministro Mark Rutte, sfidato dal cristiano democratico Buma e dal populista Wilders. E mentre loro si dirigono alle urne, c’è chi ha pensato di gettare benzina sul fuoco sfruttando il potere dei social