GLI ESPROPRI DI PUTIN COLPIRANNO LE AZIENDE ITALIANE RIMASTE IN RUSSIA? – “MAD-VLAD” HA INIZIATO A REQUISIRE LE FILIALI RUSSE DEI GRUPPI INDUSTRIALI STRANIERI PER REGALARLE AI SUOI SODALI. UNA RISPOSTA ALLE SANZIONI OCCIDENTALI. A RISCHIO GLI STABILIMENTI DI BARILLA E DELLA PIRELLI – SOLO TRE GIORNI FA SONO STATE “ESPROPRIATE” LE FABBRICHE DI "DANONE" E "CARLSBERG" - TUTTI I GRUPPI NEL MIRINO DEL PRESIDENTE RUSSO...

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Estratto dell’articolo di Vittorio Malagutti per “Domani”

 

VLADIMIR PUTIN PAGLIACCIO - IMMAGINE CREATA CON MIDJOURNEY VLADIMIR PUTIN PAGLIACCIO - IMMAGINE CREATA CON MIDJOURNEY

Vladimir Putin requisisce aziende straniere per regalarle ai suoi sodali e tra i grandi gruppi europei ancora attivi in Russia cresce il timore di un esproprio, di un atto di forza che trasferisca in mani amiche del Cremlino asset industriali o finanziari col marchio delle multinazionali occidentali.

 

Tre giorni fa Mosca ha espropriato le filiali di Carlsberg e Danone. La prima è andata a Yakub Zakriev, parente del leader ceceno Ramzan Kadyrov, mentre l’uomo d’affari Taimuraz Bolloev, che fa parte del cerchio magico di Putin, è stato messo a capo del ramo moscovita del colosso alimentare francese. [...]

 

L’attacco però segna in qualche modo un salto di qualità e potrebbe preludere a nuove iniziative dello stesso tipo contro le attività di paesi considerati nemici dall’autocrate russo. Gli espropri sono una riposta del Cremlino alle sanzioni dell’Occidente. Anche questa è guerra e l'Italia ha la sfortuna di trovarsi in prima linea.

vladimir putin sergei shoigu vladimir putin sergei shoigu

 

Nomi di punta del made in Italy come Pirelli e Barilla vantano infatti da molti anni una presenza importante nei territori governati da Mosca, con stabilimenti che danno lavoro a migliaia di dipendenti. In teoria non è quindi da escludere che anche questi gruppi diventino un bersaglio delle vendite forzate decise da Putin.

 

Sotto scacco sono anche altre aziende internazionali come Philip Morris, Auchan, Pepsi Cola, Nestlé e Procter & Gamble, giusto per citare alcuni dei nomi più noti che non hanno ammainato la bandiera in Russia. Del gruppo fanno parte le due maggiori banche tricolori, Intesa e Unicredit, che prima dell’attacco all’Ucraina avevano sviluppato una rete capillare di contatti e affari denominati in rubli. […] Putin potrebbe quindi essere costretto a promettere nuove ricche ricompense per tenere unita la sua corte.

aziende in fuga dalla russia 2 aziende in fuga dalla russia 2

 

[…] Va detto che per i grandi gruppi europei e americani è anche diventato molto complicato, e costoso, abbandonare la Russia. Nei mesi scorsi, con una serie di decreti, il regime ha fissato nuove regole che di fatto assomigliano molto a una taglia imposta agli imprenditori stranieri che vorrebbero lasciare il paese in guerra. In pratica le attività devono essere cedute con uno sconto pari alla metà del loro valore di mercato e il 10 per cento del ricavato deve essere versato nelle casse dello stato russo.

aziende in fuga dalla russia 1 aziende in fuga dalla russia 1

 

[…] l’Italia ha una quota molto ampia di imprese, circa il 60 per cento del totale, che hanno deciso di mantenere le posizioni. La quota italiana è inferiore solo a quella della Cina, paese quantomeno non ostile al regime di Putin. Germania e Francia viaggiano intorno al 50 per cento, mentre ben oltre il 70 per cento delle aziende degli stati baltici e del Regno Unito hanno preferito emigrare.

Al contrario, due grandi italiane come Barilla e Pirelli hanno scelto di restare in attesa di tempi migliori. Il gruppo del Mulino Bianco che in Russia possiede due stabilimenti che danno lavoro a circa 300 persone ha scelto di limitare la produzione ai generi alimentari base: pasta e pane. […]

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