Francesco Grignetti per ''La Stampa''
Rendere obbligatorio il vaccino anti-Covid potrebbe essere inevitabile, quantomeno per alcune categorie di lavoratori. Ma solo se fallissero tutti gli appelli. Dentro il governo, forse per esorcizzare il rischio del fallimento, si preferisce guardare ai lati positivi e non quelli negativi.
Dicono ai piani alti del ministero della Salute: sembra che molti operatori delle Rsa vogliano tirarsi indietro, ma di contro le prenotazioni del personale sanitario sono massicce con punte del 94-95%; quindi la campagna vaccinale sarà un successo.
La pensa così anche il governatore dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini: «In questo momento - dice - l’obbligatorietà potrebbe essere persino un problema». Teme che solo ad alimentare questo dibattito, si possano irrigidire le posizioni. Il tema comunque serpeggia.
PAOLA DE MICHELI ROBERTO SPERANZA
La ministra alle Infrastrutture, Paola De Micheli, facendo eco a quanto detto da altri del Pd, vedi la sottosegretaria Sandra Zampa, non esclude che alla fine del percorso si possa arrivare all’obbligo. «Questa - dice la ministra - è una fase importante e delicata. Il governo ha la responsabilità di portare avanti una grande campagna di informazione. I vaccini sono sicuri e ogni cittadino deve avere le risposte ai propri dubbi». Detto questo, per De Micheli «noi abbiamo scelte collettive da prendere e le prenderemo».
L’obbligo a molti piacerebbe. Al virologo Fabrizio Pregliasco, ad esempio: «È la soluzione di sanità pubblica più efficace. C'è un bisogno di tutela della salute e l'obbligo ci sta». Oppure al presidente della Confindustria del Veneto, Enrico Carraro: «Così come si è reso obbligatorio l'uso di dispositivi di protezione individuale e il distanziamento».
MATTEO SALVINI CON LA MASCHERINA TRICOLORE
Non sarà una scelta facile, però. E non solo perché i leghisti sono già sulle barricate. Il problema è stato affrontato dal Comitato nazionale di bioetica (incardinato nella presidenza del Consiglio) il 27 novembre scorso: «È sempre auspicabile - scrivono - il rispetto del principio che nessuno subisca un trattamento sanitario contro la sua volontà e, quindi, tendenzialmente la preferenza dell’adesione spontanea».
Ma il Comitato lascia uno spiraglio aperto all’obbligo. «Nell’eventualità che perduri la gravità della situazione sanitaria e l’insostenibilità a lungo termine delle limitazioni alle attività sociali ed economiche, il Comitato ritiene che, a fronte di un vaccino validato e approvato dalle autorità competenti, non vada esclusa l'obbligatorietà, soprattutto per gruppi professionali che sono a rischio di infezione e trasmissione». Sintetizza il suo presidente Lorenzo D’Avack: «Un eventuale obbligo dovrebbe coinvolgere prioritariamente solo alcune categorie, come i medici e gli insegnanti».
Dentro il governo si pensa piuttosto a un «patentino» per i vaccinati, che apra le porte agli eventi di massa, ai mezzi di trasporto, ai luoghi collettivi. Difficilmente ci sarà però la piattaforma telematica per registrare chi si è vaccinato. Andrebbe contro i principi della Privacy. Il commissario straordinario Domenico Arcuri l’aveva ipotizzata, ma non piace né al ministero, né alle Regioni, che preferiscono i registri regionali già esistenti. Una norma è comunque arrivata all’attenzione del Garante per la Privacy, ma ridimensionata a piattaforma logistica per seguire il percorso di ogni singola fiala.
Resta lo strumento deontologico. C’è particolare attenzione alla Federazione nazionale degli infermieri. Dice la presidente Barbara Mangiacavalli: «Per noi è un imperativo deontologico e un dovere morale non affidarsi alla pseudoscienza». In Lombardia lei stessa si è sottoposta tra i primi alla vaccinazione.
Sotto controllo sono le esternazioni via social. «Il mezzo più utilizzato dagli operatori sanitari per esprimere la propria posizione», chiarisce il presidente degli infermieri di Bergamo, Gianluca Solitro. Se emergeranno casi di infermieri No Vax, saranno segnalati al presidente dell’ordine provinciale a cui l’operatore è iscritto. E a quel punto si aprirà un procedimento disciplinare che può concludersi con la sospensione dall’Albo.