FIDUCIA 1-X-2: I GRILLINI NON SANNO CHE PESCI PRENDEREQUALSIASI SARÀ LA SCELTA FINALE, CONTE SARÀ NEI GUAI - UNA TRENTINA DI PARLAMENTARI VOTERÀ SÌ A PRESCINDERE ALLA FIDUCIA, ALTRETTANTI VOTERANNO NO - MOLTI PARLAMENTARI CHIEDEVANO NELLE CHAT INTERNE LE DIMISSIONI DEL CAPOGRUPPO ALLA CAMERA DAVIDE CRIPPA - I MINISTRI M5S FEDERICO D'INCÀ E FABIANA DADONE POTREBBERO ENTRARE IN ROTTA DI COLLISIONE CON PEPPINIELLO APPULO E RESTARE AL GOVERNO…

-

Condividi questo articolo


conte taverna conte taverna

Matteo Pucciarelli per “la Repubblica”

 

Il M5S arriva all'appuntamento di oggi con un bel 1-X-2 come pronostico. Tutte le opzioni sono aperte: sì alla fiducia, no alla fiducia, boh alla fiducia (astensione). Qualsiasi sarà la scelta finale - e nelle ultime ore le quotazioni del no erano in discesa - un momento dopo Giuseppe Conte dovrà fare i conti con i cocci.

 

Ci sono una trentina di parlamentari che sulla carta voteranno sì a prescindere alla fiducia, mentre ci sono una trentina di senatori che sempre sulla carta voteranno no a prescindere. Il risultato di queste giornate di indecisioni, discussioni infinite, tira e molla, cortocircuiti comunicativi e logici, è uno sfilacciamento definitivo del partito. Per tenerlo assieme servirebbe un miracolo, ma le rispettive posizioni si sono esacerbate.

mario turco giuseppe conte paola taverna mario turco giuseppe conte paola taverna

 

Ieri mattina svariati parlamentari chiedevano nelle chat interne le dimissioni del capogruppo alla Camera Davide Crippa e degli altri componenti del direttivo, colpevoli di spingere troppo per la rinnovata fiducia a Draghi. «Un delegato d'aula che dichiara sui giornali che voterà secondo le proprie convinzioni a prescindere dalle indicazioni del proprio gruppo è normale?

 

DAVIDE CRIPPA E GIUSEPPE CONTE DAVIDE CRIPPA E GIUSEPPE CONTE

Io non credo proprio», si domandava e si rispondeva Giuseppe Brescia, pasdaran contiano, con riferimento a Maria Soave Alemanno, convinta della necessità di proseguire l'esperienza di governo. «Da un anno a questa parte il direttivo non ci rappresenta più, perché eletto con i voti dei dimaiani che non sono più nel partito. Sta portando avanti le voce di una minoranza ostacolando un percorso», è lo sfogo di un altro contiano. Ma chi tifava per lo strappo di Crippa, vedendolo a capo di un'altra scissione parlamentare con la creazione di un gruppo a sostegno dell'esecutivo, è rimasto deluso. Il capogruppo è deciso a combattere la sua battaglia all'interno, fino all'ultimo.

Davide Crippa M5s Davide Crippa M5s

 

«Ascolteremo il discorso di Draghi in aula domani. Se aprirà ai principali temi posti all'interno dei nove punti da parte del M5S, diventa ingiustificabile non confermare la fiducia », dice.

 

L'ex presidente del Consiglio invece si è ritagliato un'intera giornata di silenzio, perlomeno coi suoi: niente assemblee, niente Consigli nazionali, niente interlocuzioni particolari con i colonnelli. «Buio totale», confessava una fedelissima in serata. Neanche i ministri erano al corrente delle suggestioni di Conte. «Il direttivo della Camera del gruppo M5S, oggi partito di Conte, ha espresso la volontà di votare la fiducia al governo Draghi, al di là della volontà dei vertici», gettava nel frattempo benzina sul fuoco Luigi Di Maio parlando coi suoi parlamentari usciti dal Movimento.

 

fabiana dadone fabiana dadone

Tra le opzioni sul piatto c'è anche quella di un appoggio esterno al governo, ma sembra poco quotato. Perché per intanto significherebbe comunque dover votare la fiducia, e poi dopo ritirare i ministri, dove nei rispettivi staff si respira da giorni aria da Titanic. Anche se la cifra di Conte, nella gestione generale del Movimento e dei rapporti con l'esecutivo, si è contraddistinta per una continua ricerca della via di mezzo.

 

Spesso con l'esito finale di scontenta re tutti. Tra parentesi, in questa eventualità non è detto che Federico D'Incà (Rapporti con il Parlamento) e Fabiana Dadone (Politiche giovanili) accettino la linea del presidente del partito, ragion per cui potrebbero restare al proprio posto. Discorso diverso per Stefano Patuanelli (Agricoltura) che nelle ultimi giorni è apparso più in sintonia con Conte. Per tutta la giornata comunque si sono rincorse voci di un possibile confronto fra l'ex presidente del Consiglio e il suo successore a Palazzo Chigi. Voci, conferme nessuna.

il ministro federico d'inca il ministro federico d'inca

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

SULLA RAI ELLY NON SI È FATTA INFINOCCHIARE – IL MOTIVO CHE HA SPINTO SCHLEIN ALL’AVENTINO, OLTRE ALLA MANCATA RIFORMA DELLA GOVERNANCE DI VIALE MAZZINI, RIGUARDA LO STATO DELL’ARTE DEL PD – IL DUPLEX BOCCIA-FRANCESCHINI PUNTAVA A PIAZZARE UN PRESIDENTE DI GARANZIA CHIAMATO GIOVANNI MINOLI. UN NOME SU CUI ERA STATO TROVATO UN ACCORDO CON GIORGIA MELONI, GRAZIE AI CONTATTI DEL MARITO DI NUNZIA DE GIROLAMO CON GIAMPAOLO ROSSI – MA LA SEGRETARIA MULTIGENDER SI È RIFIUTATA DI PRENDERSI IN CARICO UN “INAFFIDABILE” COME IL MULTI-TASKING MINOLI – IL PROBLEMA DI ELLY È CHE NON HA NESSUN UOMO DI FIDUCIA IN RAI. PIUTTOSTO CHE INFILARSI IN QUEL LABIRINTO PIENO DI TRAPPOLE, HA PREFERITO CHIAMARSI FUORI – LA MOSSA DI NARDELLA: HA LANCIATO LA SUA CORRENTE PER STOPPARE FRANCESCHINI, CHE PUNTA A PASSARE IL TESTIMONE ALLA MOGLIE, MICHELA DI BIASE...

DAGOREPORT - RICICCIANO LE VOCI SU UNA FUSIONE TRA RENAULT E STELLANTIS. MA QUESTA POTREBBE ESSERE LA VOLTA BUONA – E' MACRON CHE SOGNA L'OPERAZIONE PER CREARE UN COLOSSO EUROPEO DELL'AUTOMOTIVE (LO STATO FRANCESE È AZIONISTA DI ENTRAMBI I GRUPPI) E, CON IL GOVERNO DI DESTRA GUIDATO DA BARNIER, A PARIGI NESSUNO OSERA' OPPORSI - E JOHN ELKANN? NON GLI PARE IL VERO: SI LIBEREREBBE DI UNA "ZAVORRA" E POTREBBE VELEGGIARE VERSO NEW YORK O LONDRA, PER FARE QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE (E IN CUI È BRAVISSIMO): INVESTIMENTI E ACQUISIZIONI TRA LUSSO E TECH. TOLTASI DAI COJONI L'EX FIAT, NON AVREBBE PIÙ RAGIONE DI TENERSI “REPUBBLICA” E “STAMPA" E LE FAIDE CON IL COMITATO DI REDAZIONE

È ARRIVATA L’ORA DI PIER SILVIO? SEGNATEVI QUESTA DATA SUL CALENDARIO: APRILE 2025. POTREBBE ESSERE IL MOMENTO DELLA DISCESA IN CAMPO DI BERLUSCONI JR – “PIER DUDI” POTREBBE APPROFITTARE DI UNA SCONFITTA DEL CENTRODESTRA AL REFERENDUM SULL’AUTONOMIA PER RIPERCORRERE LE ORME DEL PADRE: METTERE IN PIEDI UNA NUOVA FORZA ITALIA, APERTA A DIRITTI E MINORANZE, EUROPEISTA E ATLANTISTA. A QUEL PUNTO, LE ELEZIONI ANTICIPATE SAREBBERO INEVITABILI – ORMAI È CHIARO CHE IL GOVERNO MELONI NON CADRÀ MAI PER MANO DELL’OPPOSIZIONE, SPOMPA E INETTA, MA SOLO ATTRAVERSO UN’IMPLOSIONE DELL’ALLEANZA DI DESTRA-CENTRO - LA DIFFIDENZA DI MARINA, TERRORIZZATA DALL'IPOTESI CHE IL FRATELLO FINISCA FAGOCITATO DA BATTAGLIE MEDIATICHE E GIUDIZIARIE, COME IL PADRE...