FRANCO MARINI PUGNALATO SULLA VIA DEL COLLE - CASTAGNETTI RACCONTA LA GRANDE DELUSIONE DEL 2013 QUANDO IL "LUPO MARSICANO" VENNE IMPALLINATO DA UNA PARTE DEL PD – “CI FU FUOCO AMICO E IN GRAN PARTE ESPLICITO: PENSO AD ALCUNE POSIZIONI DEI RENZIANI E A PARTE DEI PRODIANI. VISSE QUEL MOMENTO CON AMAREZZA. GLI AVEVANO FATTO DELLE PROMESSE CHE NON FURONO MANTENUTE. MI DISSE: SE FOSSERO STATI SINCERI NON AVREI ACCETTATO QUELLA CANDIDATURA" - VIDEO

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Fabrizio Nicotra per "il Messaggero"

 

FRANCO MARINI 3 FRANCO MARINI 3

«Non mi parlò mai di tradimento, mi raccontò però dell' amarezza nei confronti di chi gli aveva fatto delle promesse che non sono state mantenute. Se fossero stati sinceri non avrei accettato quella candidatura, mi disse». Così Pierluigi Castagnetti, ex segretario del Ppi ed ex capogruppo della Margherita alla Camera, racconta la grande delusione dell' amico Franco Marini, che nel 2013, candidato dal Pd al Quirinale, fu impallinato proprio da una parte del suo partito.

 

Quando vi siete sentiti l' ultima volta?

«A inizio gennaio, per gli auguri. Prima che fosse ricoverato. Ancora non aveva nessun sintomo, abbiamo parlato di tante cose e anche del Coronavirus, tra anziani è un argomento molto sentito. Ma, come sempre, abbiamo discusso soprattutto di politica: ormai ci consideravamo degli osservatori di un mondo e di un tempo che ci sono estranei».

FRANCO MARINI LUISA D'ORAZI FRANCO MARINI LUISA D'ORAZI

 

Cosa pensava Marini dell' ultima fase politica?

«Era smarrito, anche lui, come tanti della nostra generazione. Era preoccupato per l' indebolimento della democrazia».

 

Racconti.

«Marini aveva una sorta di culto per la forma partito. Riteneva che il cuore della democrazia fosse la rappresentanza, ovviamente mediata dai partiti. Se invece non ci sono più gli strumenti che veicolano la volontà popolare tutti i giorni, dentro le istituzioni, la democrazia ne soffre.

 

Le forme partitiche sono scomparse, è sopravvissuto, ma soltanto un po', il Partito democratico. Tutte le altre sono strutture più o meno liquide, più o meno movimentiste, non sono forme organizzate della rappresentanza. Ecco, era questo il suo cruccio ricorrente».

 

Lei è stato il suo successore alla guida del Ppi? Marini credeva nell' Ulivo o all' inizio aveva qualche perplessità?

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«Era ancora oggi una di quelle persone che, benché anziane, sono capaci di immaginare il futuro. Nel passaggio dalla Dc al Ppi, poi dal Ppi alla Margherita, e infine dalla Margherita al Pd, era sempre responsabile organizzativo del partito di origine e le garantisco che non ha mai ostacolato questi passaggi. Semplicemente perché li riteneva ineludibili.

 

Le dico però che si è battuto per dare struttura, solidità e radici al soggetto nascente. Era convinto che i valori della tradizione popolare dovessero essere conservati, a partire dall' idea di Europa e da quella dell' economia sociale di mercato. Tutto questo patrimonio va salvaguardato mi diceva. Lui credeva nell' alleanza dell' Ulivo e nel Pd, ma non credeva alle forme politiche tendenti alla liquidità...».

sergio mattarella franco marini sergio mattarella franco marini

 

Nel 2006 la presidenza del Senato e nel 2013 la doccia fredda dell' arrivo mancato al Quirinale. Fu una grande delusione, la presa d' atto del fuoco amico in azione. Come gliela raccontò?

franco marini 3 franco marini 3

«Ci fu fuoco amico e in gran parte anche esplicito: penso ad alcune posizioni dei renziani e a parte dei prodiani. Visse quel momento con amarezza, soprattutto perché aveva avuto delle rassicurazioni che lo convinsero ad accettare la candidatura. Pensava che la sua figura potesse unire tutto il partito.

 

Ma questi affidamenti non si sono rivelati veri. Non mi ha mai parlato di tradimento, mi ha solo detto: Se fossero stati sinceri, non avrei neanche accettato di candidarmi. Poi gli passò, sosteneva che in politica queste cose accadono. Gli avevano fatto delle promesse che non furono mantenute».

 

franco marini luigi zanda franco marini luigi zanda

Vi siete conosciuti giovanissimi nella Dc. Di Franco Marini si è detto scorbutico, tenace, duro. Donat-Cattin diceva Franco ti uccide con il silenziatore. Cosa c' è di vero in tutto questo?

«Era molto solido e anche duro, gli piacevano le sfide, si eccitava quando doveva affrontare imprese impossibili. Amava le battaglie e i suoi interventi ai congressi della Dc erano accompagnati da ovazioni, ma anche da forti dissensi. Inevitabile per una persona che ama la chiarezza. Sotto la scorza della quercia c' era un' umanità che rivelava tenerezza. Ma scoprirla era un privilegio riservato a chi lo frequentava da vicino».

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