Giacomo Salvini per “il Fatto quotidiano”
L’ex delfino di Berlusconi Giovanni Toti assieme alla premier Giorgia Meloni
Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, ai domiciliari da martedì con l’accusa di corruzione, aveva un piano A e un piano B per il suo futuro politico: il primo era un ingresso in Fratelli d’italia, il secondo un ritorno in grande stile in Forza Italia. Una prospettiva che si sarebbe dovuta concretizzare solo dopo le elezioni europee e alla vigilia delle regionali in Liguria previste nel 2025.
Le trattative con il partito di Giorgia Meloni sono andate avanti per mesi fino alla fine del 2023, ma è stata bloccata dalla premier e dai vertici di Fratelli d’italia, dicono due dirigenti di partito a conoscenza della questione ma non autorizzati a parlarne.
In alternativa, Toti non escludeva il grande ritorno in Forza Italia dopo aver tentato la scalata del partito da “delfino” di Silvio Berlusconi. L’accordo alle Europee con “Noi Moderati” andava proprio nella direzione di una riunificazione dei due partiti: d’altronde la creatura politica di Toti (“Cambiamo!”) si stava estinguendo e il governatore stava cercando una scialuppa politica.
UN’IPOTESI, quella del suo ingresso in Fratelli d’italia, che è stata scartata in via della Scrofa. Toti e Meloni hanno mantenuto nel corso degli anni un buon rapporto e la Liguria era stata la prima regione visitata dalla premier nel suo tour in giro per l’italia per firmare gli accordi sulla Coesione e Sviluppo previsti dal Pnrr.
Il 19 marzo il governatore ha incontrato anche il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida e capo delegazione di Fratelli d’italia proprio al ministero insieme al coordinatore regionale Matteo Rosso. Nella dichiarazione dopo il faccia a faccia, Toti spiegava di aver parlato con Lollobrigida di “Liguria, agricoltura, prodotti tipici e del mare”. Non è chiaro se si sia parlato anche di questioni politiche. Sicuramente negli ultimi mesi, però, qualcosa con la premier Meloni e con Fratelli d’italia si era rotto: Toti ha criticato più volte il governo sul “no” al terzo mandato arrivando a ipotizzare “uno scontro istituzionale” con le
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NEL FRATTEMPO, però, si sta aprendo la partita sul suo successore. Al momento non c’è un nome “naturale” ed è proprio per questo che i partiti di maggioranza stanno prendendo tempo per evitare di andare subito al voto. Se Toti si dovesse dimettere, poi, le elezioni dovrebbero tenersi entro 60 giorni ma non è escluso un unico election day con Umbria e Emilia-romagna a novembre, dopo la candidatura (e l’elezione certa) di Stefano Bonaccini alle europee. Il tavolo di coalizione è fermo: aspettano tutti i nuovi sviluppi dell’inchiesta.
Ma se da una parte l’umbria andrà alla Lega con la riconferma di Donatella Tesei, FDI potrebbe rivendicare un suo nome sia per la Liguria che per l’emilia per iniziare a conquistare il Nord. Entrambi con figure civiche: sia perché in entrambe le Regioni la sfida è ardua, sia perché Fratelli d’italia non ha alcuna intenzione di cedere il Veneto alla Lega. Nella terra di Zaia si voterà nel 2025.
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