FURIA BOERI SUL PD: “VENDUTO PER UN PIATTO DI LENTICCHIE”

L’ex assessore licenziato in tronco da Pisapia contro “i vertici appassiti” del Pd mette nel mirino i renziani: “Un regolamento di conti interno? Ipotesi ragionevole” – Il sindaco: “Niente di personale, c’è bisogno di una squadra unita” - Il centrosinistra milanese si spacca…

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Maurizio Giannattasio e Elisabetta Soglio per "Il Corriere della Sera"

boeri pisapiaboeri pisapia STEFANO BOERI E PISAPIASTEFANO BOERI E PISAPIA

Un regolamento di conti in casa Pd, con i renziani nel mirino. E un sindaco Giuliano Pisapia pronto ad approfittare della situazione per togliersi dai piedi un personaggio scomodo con «motivazioni del tutto ingiustificate». È l'«ipotesi ragionevole» che mette sul piatto l'ormai ex assessore Stefano Boeri dopo il suo licenziamento in tronco deciso dal sindaco Giuliano Pisapia.
L'architetto mette in fila alcuni nomi: cita la consigliera Anna Scavuzzo, «doveva entrare in giunta ma l'hanno silurata»; il capo di gabinetto del sindaco Maurizio Baruffi, «non è stato eletto al Parlamento»; e poi se stesso, che ieri ha fatto le valigie lasciando l'ufficio della Cultura al maestro Filippo Del Corno. Boeri va all'attacco del partito che lo aveva candidato alle primarie del 2010, proprio come sfidante di Pisapia: «Il Pd con i suoi vertici appassiti mi ha venduto per un piatto di lenticchie».
È la giornata delle dichiarazioni ufficiali. Che divergono totalmente. Parte il sindaco Pisapia che ieri sera in consiglio comunale ha dato il via alla Fase 2 del suo mandato: «Oggi affrontiamo un nuovo inizio. C'è bisogno di una squadra unita e motivata». A sottintendere che Boeri non contribuiva a questo risultato. Continua: «Non è una questione personale. Si era compromesso il rapporto di fiducia e ho ritenuto, anche con profondo dolore, che non ci fossero più le condizioni per proseguire la collaborazione».
Non entra nelle motivazioni che hanno portato al ritiro della fiducia. Ma fa una serie di riferimenti indiretti. «Milano ha bisogno di una giunta che lavori con armonia e in armonia, senza personalismi non solo nei confronti del sindaco ma anche dei colleghi assessori. Il che non vuol dire non discutere - magari senza poi dirlo subito, per di più in forma anonima, ai giornali - ma poi bisogna scegliere e rispettare le decisioni prese».
Due ricostruzioni agli antipodi: quella di Boeri poggia su questioni prettamente politiche e personali. Il sindaco, invece, richiama a urgenze amministrative, a partire dal tema della crisi occupazionale ed economica e dalla necessità di dare risposte ai cittadini con una squadra coesa che marci unita nella stessa direzione. La verità è che l'avvocato e l'archistar non si sono mai amati. Fin dall'inizio si scontrano su tutto come se le primarie non si fossero mai concluse.
Dall'Expo a dove mettere il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, dalla vendita dei gioielli di famiglia (Sea e Serravalle) al Museo dell'Arte contemporanea a Citylife, dai rapporti con il governatore Roberto Formigoni agli Ambrogini d'oro. Un anno fa si arriva sull'orlo della rottura. Boeri recita un mea culpa pubblico e miracolosamente la frattura si ricompone. Solo in apparenza. Anche se l'archistar rinuncia alla sua vena polemica e si butta solo su mostre e cultura, la ruggine resta. Un mese fa il primo casus belli della nuova serie: un concerto all'Ex Ansaldo privo delle autorizzazioni per la sicurezza. Il sindaco è costretto a firmare l'ordinanza per permettere il concerto. Ma si infuria: «Se succede qualcosa sono il responsabile».
Poi l'attacco frontale sulle spese eccessive per le mostre, la scarsa attenzione alle periferie, le spese per le consulenze. Tutte accuse che Boeri respinge. A sua difesa si mobilità una fetta della società civile, alcuni consiglieri del Pd chiedono di soprassedere. Altri intellettuali appoggiano la scelta del sindaco. Ma ormai la macchina è lanciata a 300 all'ora. C'è anche l'occasione: il rimpasto di giunta previsto da mesi. Il nome dell'architetto finisce nell'elenco di quelli che volenti o nolenti lasciano la poltrona. E siamo a ieri. Con l'ufficializzazione dei nuovi assessori, con i consiglieri di maggioranza che rientrano nei ranghi. Con un vago ritorno alla normalità. Questo dentro al Palazzo. Fuori la situazione è diversa. Perché la spaccatura tra Pisapia e Boeri è una spaccatura trasversale. Spacca il mondo della cultura, spacca il mondo della borghesia milanese e spacca il partito di maggioranza relativa in città.

 

BACIO BOERI PISAPIABACIO BOERI PISAPIA

 

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