GARANTE, MA DI CHI? - IL PRESIDENTE ISVAP GIANNINI INDAGATO PER LE “RELAZIONI PERICOLOSE” COI LIGRESTI - DALL’ASSUNZIONE DEL FIGLIO ANDREA IN FONDIARIA AGLI STRANI DESTINI DEI FUNZIONARI ISVAP CHE HANNO PROVATO AD ACCENDERE UN FARO SULLE OPERAZIONI MEDIOBANCA-UNIPOL-FONSAI - FINE INGLORIOSA DI UN’AUTHORITY CHE STA PER ESSERE ASSORBITA DA BANKITALIA…

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1- NEL MIRINO DEI PM LE "RELAZIONI PERICOLOSE" TRA LIGRESTI E ISVAP
Massimiliano Peggio per "La Stampa"

GIANCARLO GIANNINIGIANCARLO GIANNINI

Intrecci, relazioni, presunti favori tra la famiglia Ligresti e i vertici dell'Isvap. Come quell'incarico dato tra il 2005 e il 2006 ad Andrea Giannini, figlio del presidente dell'authority, all'interno del gruppo Fondiaria. Con buona pace del rigore istituzionale che dovrebbe regnare tra «controllato» e «controllore». Strane poi le vicende professionali del manager Isvap Giovanni Cucinotta che aveva segnalato anomalie su Fonsai, proponendo un'ispezione accurata già tra il 2009 e il 2010.

jonella e salvatore ligrestijonella e salvatore ligresti

Fino a febbraio 2011 dirigeva il settore di Vigilanza I, ramo Isvap competente su Fonsai. I controlli scattano soltanto nel gennaio 2011. Nel settembre 2012, Cucinotta viene trasferito a Vigilanza II, settore questa volta competente su Unipol. Ma anche qui succede qualcosa di «strano». La competenza Unipol, visto che nel frattempo era in corso l'operazione fusione con Fonsai, viene trasferita a Vigilanza I.

Questi alcuni dei temi affrontati dai pm torinesi, Vittorio Nessi e Marco Gianoglio che ieri, durante la trasferta romana, hanno sentito sei manager dell'istituto come persone informate. L'altro ieri i pm, coadiuvati dai finanzieri del comando provinciale di Torino, si erano presentati nella sede consegnando un avviso di garanzia al commissario straordinario Giancarlo Giannini, sequestrando poi la documentazione di Fonsai.

jonella-ligrestijonella-ligresti

Attraverso i racconti dei manager hanno cercato di ricostruire i meccanismi che avrebbero «ritardato l'attività di controllo» su Fonsai, consentendo alla società di «esporre nei bilanci fatti materiali non corrispondenti al vero». Scenari in evoluzione, che potrebbero portare a nuove ipotesi di reato, più gravi del falso in bilancio e ostacolo alla vigilanza.


2-LA LENTA DECADENZA DI UN'AUTHORITY
Riccardo Sabbatini per Il Sole 24 Ore

CARLO CIMBRICARLO CIMBRI

Per la prima volta il responsabile di un'importante autorità di vigilanza è iscritto da un magistrato nel registro degli indagati quando è ancora nel pieno esercizio dei suoi poteri. Non accadde neppure ad Antonio Fazio, ex governatore della Banca d'Italia, che si dimise prima di ricevere un avviso di garanzia. Ma il commissario dell'Isvap Giancarlo Giannini, da ieri ufficialmente indagato per concorso in falso in bilancio, è anche sul punto di perderli, i suoi poteri. Nel riassetto sulla vigilanza assicurativa, deciso nei mesi scorsi dal Parlamento proprio per le debolezze emerse nella vicenda Fonsai, l'Isvap sta per essere assorbita all'interno della Banca d'Italia e Giannini, decaduto dall'incarico di Presidente, è però rimasto come commissario dell'istituto per gestire il passaggio delle consegne.

CARLO CIMBRICARLO CIMBRI

È dunque una situazione molto particolare quella che si è creata ieri perchè, se Giannini dovesse rassegnare le dimissioni in seguito all'iniziativa dei magistrati, sarebbe necessario un nuovo decreto. D'altra parte è almeno lecito chiedersi se un regulator può rimanere in carica con il sospetto di un simile reato. E continuare come se niente fosse a gestire «l'ordinaria e straordinaria amministrazione dell'ente» incluso, tra l'altro, il conflitto in corso con Unipol sulla congruità delle sue riserve.

La situazione d'incertezza potrebbe durare ancora qualche settimana, visto che entro il 3 novembre - stabilisce la legge che sopprime l'Isvap e dà vita l'Ivass alla cui guida andrà il direttore generale di Via Nazionale Fabrizio Saccomanni - devono essere nominati i nuovi due membri "assicurativi" da includere nel direttorio allargato della Banca d'Italia e a quest'ultima spetta di approvare lo statuto dell'Ivass. Un articolato che, sotto forma di decreto, deve passare all'esame del Ministero dello Sviluppo, del consiglio dei Ministri ed essere ratificato dalla Presidenza della Repubblica. Un cammino che pertanto potrebbe richiedere ancora qualche settimana.

Alberto Nagel articleAlberto Nagel article

Fin dalla fine dello scorso anno, da quando era emerso in Fonsai un nuovo "buco" nelle sue riserve assicurative - una carenza che nel biennio 2010-2011 si è complessivamente attestata a ben 1,4 miliardi imponendo due aumenti di capitale uno dei quali, per 1,1 miliardi, appena concluso - si erano moltiplicate le critiche all'operato dell'Isvap e al suo presidente considerati colpevoli di non aver vigilato con la dovuta attenzione sull'ex gruppo della famiglia Ligresti.

ALBERTO NAGELALBERTO NAGEL

A queste critiche Giannini - un passato di assicuratore "pubblico" nel gruppo di Ina-Assitalia prima di approdare alla guida dell'authority nel 2002 - si era difeso con un'intervista rilasciata ad aprile proprio a "Il Sole 24 Ore". «Forse potevamo intervenire qualche mese prima, ma il punto non sta lì», aveva detto chiamando a sua volta in causa le responsabilità dei tanti organismi di controllo societari (revisori, sindaci, amministratori, attuari). E le ispezioni mai disposte nei confronti di Fonsai che avrebbero permesso di verificare più tempestivamente la carenza di riserve? Il fatto è che l'Isvap - aveva ammesso il presidente - svolge di norma solo controlli cartolari mentre i controlli sul campo «hanno un compito di ausilio».

Anche negli ultimi mesi il regulator assicurativo ha preso iniziative che hanno fatto discutere. Come quando, nel giugno scorso, ha chiesto ad Unipol di rimpinguare le sue riserve per centinaia di milioni salvo poi, di fronte alle rimostranze della società, non far seguire alcuna iniziativa (almeno in apparenza) tranne quella di rimuovere il responsabile della vigilanza sul gruppo assicurativo, Giovanni Cucinotta. O quando ha nominato un commissario ad acta per valutare le responsabilità della vecchia gestione di Fonsai disarcionando il Cda proprio quando quest'ultimo era sul punto di proporre le prime azioni di responsabilità.

 

 

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