IL GIOCO DEI QUATTRO CANTONE - NON ESISTE UN’EMERGENZA O UNA CRISI, CHE NON SIA STATA AFFIDATA A RAFFAELE CANTONE - IL TAUMATURGO DI RENZI HA MESSO BOCCA SU TERREMOTO, EXPO, MOSE, MAFIA CAPITALE, OLIMPIADI, PRIMARIE PD E GIUBILEO - E DA LUI E’ PARTITO IL SILURO CONTRO CARLA RAINERI CHE HA MESSO IN CRISI VIRGINIA RAGGI

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Marco Gorra per “Libero Quotidiano”

 

CANTONE CANTONE

Ormai ci manca solo che gli affidino il moviolone della Domenica sportiva e la guida della giuria popolare del Festival di Sanremo. Sul resto, siamo già a posto: non esiste infatti più un' emergenza, una crisi, uno scandalo, un allarme, un pericolo la cui risoluzione non sia stata affidata a Raffaele Cantone.

 

Il quale Cantone nel breve volgere di poco più di due anni ha subito una metamorfosi, trasformandosi da semplice magistrato in qualcosa di più: una specie di messia della legalità, un pm taumaturgo capace di redimere le brutture del mondo soltanto toccandole, un paladino della rettitudine solitario argine al marciume che gli spunta tutto intorno.

 

PISAPIA CANTONE PISAPIA CANTONE

Per rendersi conto della centralità dell'uomo, basta notarne il ruolo di motore immobile dei due principali avvenimenti di attualità: da una parte il terremoto, con l'inedita comparsa di una sorta di indagine dell'Anticorruzione parallela a quella della procura; dall'altra il caso Campidoglio, con la relazione dell'Anac sulla nomina del capo di gabinetto Carla Raineri che ha funzionato da prima tessera del domino della valanga che ha investito Virginia Raggi. E non che questo sia stato una periodo particolare: archivio alla mano, difficilmente ci si imbatte in una settimana in cui l' uomo non abbia fatto la propria comparsa per investigare, controllare, vistare, vigilare.

 

RENZI CANTONE RENZI CANTONE

Ora, non che al nostro difettino competenza e serietà. Curriculum tanto chilometrico quanto specchiato, Cantone si è da sempre segnalato come magistrato irreprensibile. Aggiungere la refrattarietà alla sbracata politica che pure caratterizza tanti suoi colleghi più o meno illustri (per capire, stiamo parlando di uno che ha avuto il fegato di parlare contro Rosy Bindi e la sua commissione antimafia trasformata in tribunale del popolo per decidere chi poteva candidarsi e chi no) e si avrà il profilo del civil servant dei sogni.

 

Il problema è che poi i sogni si avverano, ed alla politica viene effettivamente data l'opportunità di installarsi Cantone sul proscenio e di procedere a nascondersi dietro il di lui magistero nel disperato tentativo di darsi mediante esso una validazione altrimenti percepita come fuori portata. Con il risultato di trasformare un normale magistrato in una specie di foglia di fico collettiva di una intera classe dirigente.

RAFFAELE CANTONE NICOLA GRATTERI RAFFAELE CANTONE NICOLA GRATTERI

 

Artefice principale di questa trasformazione è stato Matteo Renzi, che per Cantone e per il suo ruolo di scacciamagagne ha dimostrato di avere notevole fascinazione fin dall' inizio. Inserito dapprima nella lista dei ministri (Giustizia, ovviamente) e poi depennato per motivi di opportunità, Cantone si vede risarcire con la nomina a capo dell' Autorità anticorruzione.

 

Un ufficio dai poteri non chiarissimi (la loro precisa definizione da parte del governo impiegherà qualche mese, non senza polemiche e bracci di ferro) ma dal potenziale immenso: «Lo proporrò come riferimento contro la corruzione», annuncia Renzi presentandone la nomina.

 

raffaele cantone raffaele cantone

E dice sul serio. Quello che segue è un breve e perfettibile elenco delle situazioni in cui, da quel fatale marzo '14, Cantone si è trovato volente o nolente ad operare da riferimento contro la corruzione: appalti Expo a Milano; appalti Mose a Venezia; scandalo Mafia capitale a Roma (nel duplice ruolo di riferimento contro la corruzione degli appalti e di riferimento contro la corruzione della nuova giunta post-rimpasto); riforma della prescrizione da mettere nel ddl anticorruzione del governo; candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024; primarie contestate del Pd in Campania; organizzazione del Giubileo straordinario a Roma; inserimento del limite di pagamenti in contanti; gestione degli arbitrati per gli obbligazionisti secondari colpiti dal crac delle ormai celebri quattro banche.

 

cantone camusso cantone camusso

Il tutto senza farsi mancare la politica politicante, dove non c' è stato incarico vacante (dal ministero dei Trasporti al Quirinale) per il quale non sia spuntato qualcuno a proporne il nome (si suppone senza nemmeno consultarlo).

 

Preso atto di come Cantone, ancorché integerrimo, sia pur sempre un essere umano e pertanto strutturalmente inadatto a redimere a mani nude i mali dell'umanità, resta da chiedersi come si sia potuti arrivare a tanto.

 

Vero che veniamo da vent'anni di delegittimazione totale della politica e di tutto ciò che le si muove intorno; vero che il culto della funzione salvifica della magistratura è diventato nel tempo religione civile riconosciuta e accettata; vero che dotarsi di un totem su cui scaricare le proprie responsabilità è tentazione difficile da resistere, specie si è la politica; vero che a sentire l'opinione pubblica quella in toga è una delle poche categorie che ancora si salvano in questo Paese.

 

Vero questo e vero un sacco di altre cose. Che però non riescono a dare la risposta alla domanda di cui sopra: basta l' onda lunga dell' antipolitica e del mito della società civile a fare sì che un Paese intero si consegni nelle mani di un magistrato intimandogli di raddrizzare il legno di cui è fatto? No, è evidente che non può bastare. Deve esserci qualcos' altro: solo, non lo si riesce a trovare. Forse sarà il caso di chiedere a Cantone di indagarci su.

 

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