GIORGIA MELONI RISCHIA DI FARE LA FINE DI MATTEO RENZI: I NUMERI PER LA RIFORMA COSTITUZIONALE NON CI SONO – PREMIERATO, ABOLIZIONE DEI SENATORI A VITA E RIDIMENSIONAMENTO DELLE PREROGATIVE DEL CAPO DELLO STATO DIFFICILMENTE TROVERANNO IL CONSENSO DEI DUE TERZI DEL PARLAMENTO – IL MECCANISMO ANTI-RIBALTONE AVREBBE SOLLEVATO DUBBI DI INCOSTITUZIONALITÀ DA PARTE DEL QUIRINALE. MA LA DUCETTA STUDIA UN MODO PER RENDERLO PIÙ STRINGENTE…

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Estratto dell’articolo di Emanuele Lauria per www.repubblica.it

 

giorgia meloni al consiglio europeo 2 giorgia meloni al consiglio europeo 2

[…] Non è escluso un ulteriore giro di vite alla norma che, dentro la riforma che introduce il premierato, vincola il presidente del Consiglio alla maggioranza che lo ha eletto. Il sogno di Giorgia Meloni rimane un sistema per cui, se il primo ministro è costretto a interrompere il suo mandato, va a casa assieme a tutto il Parlamento.

 

È il principio del simul stabunt simul cadent, che d’altronde era caro a Berlusconi e oggi appassiona non pochi all’interno di FdI [...]

 

Le mediazioni […] hanno prodotto una bozza che consente la sopravvivenza della legislatura anche in caso in cui il premier cessi dalla carica, solo se il suo incarico viene dato a un parlamentare della maggioranza che ha vinto le elezioni e se quest’ultimo si impegna a portare avanti lo stesso programma. Basterà a impedire i cambi di casacca e il formarsi di coalizioni alternative? Questo il dubbio che assilla Palazzo Chigi.

 

GIORGIA MELONI SERGIO MATTARELLA GIORGIA MELONI SERGIO MATTARELLA

Nella riforma, in realtà, era stato inserito anche un meccanismo che rafforzava la norma anti-ribaltone, prevedendo che il candidato premier indicato al posto di quello sfiduciato potesse governare solo dopo aver ricevuto in aula il voto dei parlamentari eletti nelle liste della maggioranza.

 

Una disposizione che, si apprende da fonti parlamentari, avrebbe sollevato dubbi di incostituzionalità anche da parte del Quirinale. Ma si studia un modo per rendere più stringente la norma. Mentre la premier Meloni continua a non esprimersi. Non lo farà, pare, fino al Cdm di venerdì che darà il via libera alla riforma. E i ritocchi potrebbero arrivare anche in Aula, nel corso del lungo iter previsto dalla Costituzione, ovvero la doppia lettura da parte di entrambe le Camere.

 

MATTEO RENZI GIORGIA MELONI MATTEO RENZI GIORGIA MELONI

Di certo, una volta trovata un’intesa […], Meloni va avanti con poca cura delle rimostranze dell’opposizione. […] E sì che, più o meno un anno fa, Meloni accennava persino a una commissione bicamerale per fare le riforme e all’inizio di maggio incontrava tutte le forze politiche per un percorso comune. Ascoltati tutti, la premier ha deciso di andare avanti da sola.

 

Con un disegno di legge fortemente politico, che contiene le battaglie storiche del centrodestra, a partire dal no ai governi tecnici. Ciò comporta una conseguenza chiara: difficilmente il “premierato all’italiana” troverà il consenso dei due terzi del Parlamento, percentuale necessaria per evitare il referendum.

sergio mattarella giorgia meloni sergio mattarella giorgia meloni

Negli ambienti di FdI, in realtà, si dà per scontato che, non prima della fine del 2024, si andrà a una consultazione popolare. Da non politicizzare troppo, per evitare l’effetto boomerang che costò caro a Renzi.

 

Ciò non toglie che prima scatterà comunque la ricerca dei voti utili nei due emicicli, a partire dai parlamentari del gruppo Misto. L’unica forza d’opposizione che si dice favorevole alla riforma è Italia Viva. In base ai numeri sulla carta, i sì alla Camera sarebbero 248 e al Senato 121. Numeri distanti dall’asticella dei due terzi, cioè 266 a favore alla Camera e 133 al Senato.

GIORGIA MELONI IN SELLA A UN DRAGO ALL EDIZIONE 2018 DI ROMICS GIORGIA MELONI IN SELLA A UN DRAGO ALL EDIZIONE 2018 DI ROMICS GIORGIA MELONI - VIGNETTA DI ALTAN GIORGIA MELONI - VIGNETTA DI ALTAN

 

 

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