Claudio Bozza per il Corriere della Sera
«Ora lasciatemi riposare». È stato (quasi) premier per cinque giorni. I suoi studenti di giurisprudenza avevano brindato al traguardo più inaspettato della storia della politica. I suoi colleghi si erano congratulati con interviste a profusione, salvo interromperle per un giorno a causa del caso del curriculum pompato. Tutto come non detto per colui che si era presentato come «l' avvocato difensore del popolo italiano».
Giuseppe Conte, da oggi, avrà tutto il tempo per tornare all' Università di Firenze e completare il suo corso di diritto privato e tenere uno degli esami più temuti. E magari tirerà fuori dal garage la Jaguar vintage di metà anni Novanta, un vezzo per svagarsi.
Il professore-quasi-premier, nonostante il «massimo sforzo profuso per il governo del cambiamento», tornerà alla vita accademica il mercoledì, giovedì e venerdì, impiegando il resto della settimana nello studio di Roma, dove, grazie alle relazioni strette (anche con ambienti vaticani) e ai galloni di cassazionista, il suo 730 sorride.
Del prof-perfetto-sconosciuto arrivato sulla soglia di Palazzo Chigi, proprio per la sua lontananza dai radar della politica (e alla relativa delazione), si era riusciti a scoprire poco o niente. A parte un pignoramento subito da Equitalia per multe e tasse non pagate e lo scivolone sugli studi alla New York University e alla Sorbona di Parigi, dichiarati nel curriculum ma smentiti dai rispettivi atenei, della vita privata di Conte non era filtrato niente.
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Fatta eccezione per le radici nella profonda Puglia, la sua età (54 anni), un figlio di 10, un fratello frate e una ex moglie di nome Valentina, che, comunque, mentre il prof era finito nell' occhio del ciclone per il curriculum lo aveva difeso a spada tratta: «Tutte stupidaggini, sarà un bravo premier».
Conte si era ritrovato catapultato sotto i riflettori come presidente del Consiglio incaricato il 23 maggio. Si era dichiarato «europeista», con «il cuore da sempre a sinistra» e con un buon rapporto (mai smentito) con l' ex ministra Maria Elena Boschi: tre punti sorprendenti se si pensa che il suo nome era stato fatto da M5S e Lega. Apprezzato dagli studenti di giurisprudenza nonostante i frequenti ritardi accademici, Conte era lontano anni luce dalla politica.
Fino a quando, complice un intreccio in stile cinematografico Sliding doors, il suo ex assistente Alfonso Bonafede (nel frattempo diventato deputato M5S) lo fa indicare nel Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa: un palcoscenico che consente a Conte di mettersi in mostra, anche con Luigi Di Maio che lo nomina a sua volta nella squadra dei ministri «preventivi».
Sarebbe stata la prima volta di un «marziano» della politica al timone di un governo. Sarebbe. Perché ora di Conte, forse, ci resterà solo il suo stato WhatsApp: «Scrivetemi come se ogni messaggio costasse 10 euro: vi aiuterà a concentrare il pensiero», una frase che dice tutto sul suo essere schivo.