sergio mattarella e mario draghi
Chissà se Mattarella, guardando in tv le immagini di Montecitorio che votava la fiducia a Draghi, ha pensato a com' era cominciata questa legislatura, il 23 marzo 2018. Le urne avevano assegnato un peso enorme a forze autoproclamatesi antisistema, euroscettiche, contro la moneta unica e contro quasi tutto, compreso lui stesso, minacciato di impeachment.
E ieri, dopo la disfatta di due governi dall'opposto imprinting politico e segnati da tormentosi percorsi, quelle forze applaudivano il varo dell' esecutivo «di unità e ricostruzione» guidato da Mr euro, «per rispondere all' appello» del Quirinale.
sergio mattarella e mario draghi
Un miracolo? No, «un bagno di realtà», dicono gli intimi del Colle, dove non si enfatizza il ruolo avuto dal presidente nella svolta. Ruolo decisivo, come sappiamo. In primo luogo indicando Draghi.
Sapendo poi che a convertire il Parlamento (quasi tutto) avrebbe provveduto l' ex banchiere, facendo leva sullo «spirito repubblicano». Il che è avvenuto grazie a un discorso nel quale Mattarella ha sentito echeggiare molte sue idee.
Basta pensare a come il premier ha neutralizzato certe dispute fuorvianti. Sostenere per esempio che questo governo decreta il «commissariamento della politica», quando Camera e Senato gli affidano oltre l' 80 per cento dei consensi è sbagliato. Se non altro perché (Draghi dixit) «nessuno fa un passo indietro rispetto alla propria identità semmai ne fa uno in avanti». Mattarella non avrebbe detto meglio. Idem per certe sentenze sulla natura dell' esecutivo, studiate per creare polemica, e così via.
mattarella e mario draghi al quirinale
Altri passaggi del discorso d' insediamento in cui il capo dello Stato si è rispecchiato sono quelli sugli ancoraggi dell' Italia - all' Ue e al Patto atlantico - in politica estera. E qui basterebbe ricordare la provvidenziale «supplenza» esercitata da Mattarella nei confronti di Bruxelles, Parigi e Berlino, diffidenti su alcune derive diplomatiche, chiamiamole così, degli ultimi governi (l' infatuazione per Cina e Russia, l'incidente con l' Eliseo per l'abbraccio dei 5 Stelle ai gilè gialli, ecc.).
il giuramento di mario draghi davanti a mattarella
Insomma: a portare Draghi dove da oggi si trova non c' è stata una spinta criptomonarchica del Quirinale, ma la tripla emergenza che tiene in ansia il Paese. Così come i membri del suo governo non saranno il Consiglio del re. I ministri, tecnici e politici, li ha proposti lui consultandosi con il capo dello Stato, come prevede la Costituzione. Ciò che non accadrà invece per i quaranta fra sottosegretari e viceministri, la cui nomina, prevista per il fine settimana, è competenza diretta di Palazzo Chigi. Sottolineature, queste, per far capire che il governo Draghi non è, e non sarà, sotto la tutela del Colle.
Semplicemente non ne ha bisogno.