IL GOVERNO BUTTA MILIARDI IN ALITALIA POI MANDA A CASA MILLE DIPENDENTI DI PIAGGIO AEROSPACE? - LA MINISTRA DELLA DIFESA TRENTA FERMA L'ACQUISTO DEI DRONI GIÀ PRODOTTI: ''COMPREREMO ALTRI AEREI'', MA ORA RISCHIA DI SALTARE DEFINITIVAMENTE UN'AZIENDA GIÀ IN AMMINISTRAZIONE CONTROLLATA - IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'AERONAUTICA LI AVEVA DEFINITI ''OTTO PEZZI DI FERRO''. MA I SINDACATI SI RIBELLANO

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Francesco Grignetti per ''La Stampa''

 

 

Finisce in un bagno, l' avventura industriale di Piaggio Aerospace nel produrre un drone. L' idea di trasformare il loro aereo di maggior successo, il piccolo e brillante P180, in un velivolo senza pilota è morta ieri, quando la ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, si è arresa.

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Con tutte le cautele del caso, perchè si tratta di sbattere la porta in faccia a un' azienda in amministrazione controllata con 1000 dipendenti allo sbando, il ministro è stata chiarissima: per il programma P1HH (appunto la versione del P180 senza pilota) «la progettualità inizialmente presentata, ancorché valida nella sua sostanza, ha visto venir meno alcune fondamentali condizioni abilitanti». Fuori di gergo, ritirando una disponibilità annunciata nelle settimane scorse, il governo rinuncia a spendere 250 milioni di euro per acquistare gli 8 droni già prodotti da Piaggio Aerospace e riposti tristemente negli hangar.

 

Hanno vinto i generali dell' Aeronautica, che non sapevano proprio che farsene di 8 droni impostati anni fa, quando la società era sotto la guida degli Emirati arabi (il fondo sovrano Mubadala). Alla fine quei droni non li avevano voluti neanche loro, gli emiratini, che pure erano stati i committenti, preferendo un prodotto statunitense. Probabilmente ha giocato un ruolo anche il divorzio tra la compagnia aerea emiratina Etihad e l' Alitalia. Ed era stato feroce, il Capo di stato maggiore dell' Aeronautica, Alberto Rosso, qualche settimana fa, nel definirli «otto pezzi di ferro». Lo aveva detto nella solennità di un' audizione parlamentare.

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Alla Difesa sanno bene che quei 250 milioni servirebbero alla Piaggio Aerospace per garantire qualche mese di stipendi. Ma di accollarsi un drone inutile, non se la sentivano proprio. Con queste ristrettezze di bilancio, poi.

 

Sono in scadenza le batterie antimissile e antiaereo Spada, il programma di sostituzione con un missile di produzione italo-francese non è stato finanziato, e si gettano 250 milioni per un progetto a cui le nostre forze armate non hanno minimamente partecipato e di cui non condividono le specifiche tecniche? I droni Piaggio spiegò in Parlamento il generale Rosso, sono egregi quanto alla parte di velivolo, ma molto superati per elettronica e sensoristica. Tanto è vero che il generale si augurava una sinergia con la società pubblica Finmeccanica-Leonardo, che invece eccelle nei sistemi di volo.

 

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Il precedente governo si era reso conto che il P1HH era ormai superato e perciò aveva stanziato circa 600 milioni di euro per andare avanti nella progettazione e arrivare al P2HH, un drone di generazione successiva. Ma poi di quei soldi, cambiata la maggioranza, non s' è saputo più nulla.

 

E' la flotta dei P180, allora, l' ultima speranza di quell' azienda. Un aereo turboelica da 6/9 posti per la clientela executive. Nelle forze armate ce ne sono diversi già in dotazione. Il ministro Trenta promette ora che il governo metterà mano al portafogli e comprerà qualche altro aereo. «Mi adopererò - spiega - perché ciò avvenga anche con l' attuazione di un programma di rinnovamento della flotta di velivoli P180 già disponibile presso le Forze Armate. Tale intervento, peraltro, era risultato di grande rilevanza già in sede di riunione con le rappresentanze sindacali presso il Ministero dello Sviluppo economico del 26 febbraio scorso».

 

la ministra elisabetta trenta (2) la ministra elisabetta trenta (2)

Il contraccolpo sull' azienda però è terribile. E il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, parla di «epilogo sconcertante e drammatico. Chiediamo al governo di assumersi fino in fondo le proprie responsabilità per scongiurare un declino che appare irreversibile se non verranno mantenuti gli impegni più volte assunti».

 

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