Chiara Severgnini per www.corriere.it
le cannucce di plastica di donald trumpo
«Le cannucce in carta dei Liberal non funziona. APPOGGIA IL PRESIDENTE TRUMP e compra il tuo pacchetto di cannucce riciclabili ora». Il testo — maiuscole comprese — è ripreso testualmente dal sito ufficiale della campagna per la rielezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Nello shop interno al portale, su cui sono in vendita numerosi gadget il cui ricavato servirà a finanziare le spese della campagna per il 2020, le cannucce sono in bella vista: ciascun pacchetto ne contiene 10, al prezzo (non proprio conveniente) di 15 dollari. Le cannucce sono rosse, decorate con la scritta “Trump”, sono made in Usa (ovviamente!) e il materiale di cui sono fatte è la plastica, in aperta polemica con la battaglia — che molti Democratici Usa hanno fatto loro — contro questo materiale, in particolare se usato per realizzare oggetti usa-e-getta. Come le cannucce.
Nella didascalia che accompagna il prodotto c’è scritto che quelle targate Trump sono «riutilizzabili e riciclabili», ma sulla stampa americana abbondano le critiche: le cannucce sono al centro delle polemiche da tempo per via del loro impatto ambientale. Anche se nulla vieta di utilizzarle più di una volta, e anche se sono realizzate in plastica teoricamente riciclabile, nei fatti vengono per lo più gettate nel cestino alla fine del drink.
E non sempre la plastica che si butta nella spazzatura viene riciclata in modo efficace. Il Guardian, a gennaio, ha raccontato nel dettaglio i «fallimenti nel sistema del riciclaggio» degli Stati Uniti: dall’inchiesta emerge che, nel solo 2018, gli Usa hanno spedito l’equivalente di almeno 68mila container di plastica riciclabile in Paesi in via di sviluppo che «gestiscono in maniera scorretta più del 70% della spazzatura»: in altre parole, è altamente probabile che buona parte di quella plastica sia finita in discarica.
donald trump beve da una cannuccia
Uno studio del 2017 stima che solo il 9% della plastica prodotta nel mondo sia stata riciclata: il 79% è stata accumulata in depositi o scaricata nell’ambiente e il 12% è stata incenerita. Le cannucce ovviamente non rappresentano che una parte della plastica totale. Eppure, il loro contributo non è trascurabile. Soprattutto se si pensa che sono diffusissime (si stima che ogni giorno ne vengano utilizzate oltre 1 miliardo, di cui la metà negli Usa) e che nella maggior parte dei casi vengono usate solo una volta e poi gettate. Non a caso, nell’Unione Europea dal 2021 quelle in plastica saranno abolite insieme a piatti e bicchieri “da picnic”, cotton-fioc e tanti altri prodotti. E, anche negli Stati Uniti, molte aziende hanno deciso di cambiare strategia: Starbucks le eliminerà del tutto entro il 2020, Mc Donald’s ha annunciato un progetto per sostituirle gradualmente con quelle in carta.
una tartaruga marina con una cannuccia di plastica nella narice
Che le cannucce di Trump siano state create, messe in vendita e pubblicizzate in polemica con i Democratici è chiaro: il manager della campagna per la rielezione dell’ex Tycoon, Brad Parscale, ha twittato l’annuncio con la frase «Make Straws Great Again» («Facciamo tornare grandi le cannucce», sulle note dello slogan trumpiano «Make America Great Again») e in seguito ha dichiarato all’emittente NPR: «Sono stufo delle cannucce in carta, e sicuramente lo siete anche voi: non funzionano e cadono a pezzi all’istante, proprio come la maggior parte delle idee dei Liberal».
La boutade orchestrata dallo staff di Trump strizza l’occhio ai conservatori statunitensi più refrattari a alle considerazioni ambientali, magari convinti che il surriscaldamento climatico sia una farsa e che ogni norma a tutela della natura sia un inutile ostacolo al business. Al netto delle opinioni e delle ideologie, però, resta un dato: una cannuccia dispersa nell’ambiente impiega 500 anni per distruggersi completamente. Anche se c’è scritto sopra “Trump”.