GRANDE EUROPA - LONDRA E BERLINO NON VOGLIONO SCIROPPARSI GLI IMMIGRATI DALL’EST - LA MERKEL PENSA A MISURE RESTRITTIVE PER BULGARI E ROMENI

Tutta la questione è poi resa più complessa dall’incertezza delle previsioni: le fonti ufficiali citano l’arrivo di 200 mila romeni e bulgari entro il 2014, altre parlano di mezzo milione di ingressi, forse di più - Ma la Germania non può prendere dell’Europa solo ciò che le fa comodo: ora smaltisca i disperati in cerca di lavoro…

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Luigi Offeddu per ‘Il Corriere della Sera'

cameron e merkelcameron e merkel

Milioni - forse - di immigrati in arrivo da Romania e Bulgaria: l'urto politico e sociale, tuonano gli euroscettici, sarà pesante, per alcuni governi dell'Unione Europea. E in un certo senso, un po' hanno indovinato: al secondo giorno di apertura delle frontiere, si è già incrinata in Germania la cosiddetta GroKo, la nuova Grande coalizione creata dal centrodestra di Angela Merkel (Cdu-Csu) con il centrosinistra del partito socialdemocratico (Spd).

CAMERON E MERKEL A DAVOSCAMERON E MERKEL A DAVOS

Perché i cristiano-democratici della Cdu merkeliana, insieme ai loro gemelli cristiano-sociali della Csu bavarese, avrebbero già pronto un documento che sembra azzerare buona parte dei diritti affermati dalla Ue in base al principio della libera circolazione delle persone, e del lavoro umano: si muove cioè sulla linea del britannico David Cameron, o quasi. E l'Spd, quel documento, non pare davvero disposta a votarlo, anche perché non previsto dall'accordo primario da cui è nata la coalizione.

ZINGARIZINGARI

Lo ha fatto ben capire il ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier, appunto della Spd, che in un'intervista al giornale Suddeutsche Zeitung ha ricordato fra l'altro come «la libera circolazione dei lavoratori sia parte essenziale dell'integrazione europea», e come il suo Paese abbia tratto «immensi benefici da questo, e certamente molto più che altri Paesi».

RomRom

Sull'altro fronte, a indossare la maschera del «duro» nel centrodestra è soprattutto la Csu bavarese (la Baviera è la regione più ricca del Paese), e sono due gli sbarramenti che ha proposto: per i primi tre mesi di soggiorno, l'immigrato straniero non potrebbe avere i benefici dell'assistenza sociale tedesca, resterebbe cioè in una sorta di limbo che gli vieterebbe l'accesso gratuito a un ospedale, o al sistema pensionistico: una prova a tempo che però - dicono i critici - non sarebbe stata imposta nel passato ad altri immigrati, per esempio asiatici o africani.

RomRom

Per chi dovesse poi far carte false, cioè presentare un documento contraffatto per superare la prova, sarebbe prevista l'espulsione immediata. La Ue assiste, con un'irritazione ormai non più tanto nascosta nei confronti della cancelliera Merkel. Tornano molti ricordi. La Germania è lo stesso Stato che ha accolto e integrato 600 mila immigrati turchi, e che d'altra parte ha potuto contare sul sostegno della Ue ai tempi della sua riunificazione.

ZINGARIZINGARI

Stato e individui, leggi nazionali e trattati europei, e anche un concetto di equità sociale che difficilmente può essere considerato da un solo lato, qui si confrontano con un costo potenziale per tutti: se i pro-immigrati invocano per esempio la libertà di giocare una scommessa esistenziale in uno Stato diverso da quello in cui si è nati ma che è pur membro della stessa comunità, i contrari definiscono un'ingiustizia benefici come il «Kindergeld» (letteralmente «soldi per i bambini»), cioè i 184 euro che lo Stato tedesco concede per ogni figlio alle famiglie degli immigrati, a spese della comunità.

Campo di zingariCampo di zingari

Tutta la questione è poi resa ancor più complessa dall'incertezza delle previsioni: le fonti ufficiali citano l'arrivo di 200 mila romeni e bulgari entro il 2014, altre parlano di mezzo milione di ingressi, forse di più.

Si vedrà forse in Parlamento, al Bundestag, se l'incrinatura verrà sanata da un compromesso o si trasformerà in una vera frattura politica: eventualità assai remota visto che la Germania ha festeggiato proprio ieri il suo record assoluto di occupati (41,8 milioni) dal dopoguerra, e le «larghe intese» raccolgono i frutti della buona annata. Almeno a Berlino.

 

 

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