LA GRANDE RIVOLUZIONE BOLIVIANA: SOLO COCA, NIENTE COLA” - MORALES METTE AL BANDO IL VERO, GRANDE TOTEM DEL CAPITALISMO USA: LA COCA COLA - LA MOSSA DEL PRESIDENTE SOCIALISTA NON È SOLO UNA MOSSA IDEOLOGICA CONTRO “L’IMPERIALISMO AMERICANO” MA UNA MISURA DI PROTEZIONISMO ECONOMICO: SENZA LA BIBITA DI ATLANTA IN CIRCOLAZIONE, AFFARI ASSICURATI PER LE BEVANDE BOLIVIANE A BASE DI FOGLIE DI COCA - E ANCHE MCDONALD’S LASCIA LA PAZ…

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Maurizio Chierici per "il Fatto Quotidiano"

EVO MORALES PRESIDENTE DELLA BOLIVIAEVO MORALES PRESIDENTE DELLA BOLIVIA

Ogni tanto l'economia rovescia il passato: né guerre, né rivoluzioni, solo affari che impongono nuove abitudini o cancellano piaceri che i governanti dichiarano proibiti. La Bolivia di Evo Morales ha messo fuori legge la Coca Cola. Dal 21 dicembre, capodanno Maya, sparisce da bar e ristoranti, anche i cartelli vengono rimossi: "Fine dell'egoismo e della divisione. Fine del capitalismo e inizio del comunitarismo" con un'attenzione scientifica che dichiara la Coca Cola pericolosa "per sostanze che potrebbero provocare attacchi, cardiaci tumori, paralisi, impotenze", insomma, madre di ogni male. Affari assicurati per bevande boliviane: Coca Colla (una "l" in più, distillazione di foglie di coca, caffeina e acqua carbonata) e Coca Energy, prodotta a Cochabamba.

COCA COLACOCA COLA

Il presidente Morales prova a smontare l'egemonia delle multinazionali. Sinistra campesina uscita dall'infantilismo per governare fra mille problemi un paese metà ricco e metà in stracci. Petrolio e altopiani desolati. Quando il generale Banzer Suarez governava dopo il colpo di Stato degli anni 70, i generali al potere in Perù anticipavano le decisioni di Morales: terre ai contadini, stranieri mal sopportati .

Al confine tra Bolivia e Perù, 4 mila metri di Desaguadero, i camion risalivano da Lima con indigeni appollaiati fra i container. Prima della dogana giravano le paratie sulle quali era stampato il basco del Che appena ucciso in Bolivia. Dall'altro lato la famosa bottiglia con l'epigrafe "Todo va bien con Coca Cola". Con più simpatia della Bank of America la Coca Cola ha accompagnato il potere della prima potenza del mondo. Odiata, amata.

origini della cocainaorigini della cocaina

Mao affida l'anatema al Libretto Rosso: "È il narcotico degli straccioni del capitalismo revanscista". Ma la curiosità annacqua l'ideologia e la sorpresa del primo sorso sgela la diffidenza. Nel 1949, hotel Dochester di Londra, Eishenhower versa la bibita nel bicchiere del generale Zhukov, stratega di Mosca e buona forchetta. Non solo gli piace, ma l'ipotesi di una sobrietà sconosciuta alle sue truppe, ipotizza l'importazione segreta nell'Urss. Chiede di cancellare il marchio Coca Cola, sostituirlo con la stella rossa dei berretti sovietici e - se possibile - scolorirla per l'illusione di una vodka analcolica: la Coca Bianca diventa segreto di Stato col permesso del presidente Truman.

MAO TSE TUNGMAO TSE TUNG

Coca Cola raggiante per un mercato che forse si apre. Forse, perché dopo Eisenhower alla Casa Bianca c'è Nixon, uomo della Pepsi: si mette d'accordo con Kruscev per aprire alla concorrenza il primo stabilimento nell'Urss e la Coca Cola si scatena nella più avventurosa campagna pubblicitaria contro i bombardamenti che Nixon ordina in Vietnam. Si appropria della parola "pace" e riesce a sgelare la simpatia perfino dei popoli latini schiacciati dai regimi militari burattini di liberismo e delle multinazionali. Coca Cola e politica marciano ancora sottobraccio.

Da Atlanta rispondono: siamo pronti con le nostre bibite in Cina, ormai milioni di bottiglie imbottigliate da aziende di Stato, Libretto Rosso dimenticato. Ultima tentazione la Corea del Nord, dittatore sullo scivolo della resa. E poi Cuba: è stato il primo paese straniero dove la Coca Coca è arrivata quasi un secolo fa.

Ne è uscita quando è entrato Castro, ma il cuba libre (rum e coca) è sopravvissuto negli alberghi per stranieri, proibiti ai cubani ai quali si distribuisce TuCola che non è niente male anche se con 17 pesos convertibili in più la bandiera Usa torna in ogni bicchiere. L'ultima notizia fa sapere che anche la McDonald's il 21 dicembre lascerà La Paz. Non per imposizione del governo boliviano: 14 anni di fallimenti l'hanno convinta a scappare.

 

 

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