GRILLINI CHE TRAMANO CONTRO BEPPUZZO: CIVATI PROVA DI NUOVO A SPACCARE IL M5S

Grillini dissidenti e piddini civatiani sbandierano la possibilità di una maggioranza Pd-M5S pur di puntellare il governino di Letta - A guidarlo sarebbe Novità-Rodotà! - Una trentina tra deputati e senatori a 5 stelle pronti a formare gruppi autonomi in parlamento…

Condividi questo articolo


Andrea Malaguti per "La Stampa"

Pippo CivatiPippo Civati

«D' Alema 2.0». O anche, più precisamente, «il partito di Rodotà». Che sembrano due cose diverse. E invece sono la stessa. Prima era un'idea confusa, presumibilmente figlia di una leggenda. Poi, nel corso delle settimane, è diventata uno strano sogno. Una discussione tra un piccolo pezzo del Pd e una parte minoritaria del Movimento 5 Stelle che con Grillo non si trova più in sintonia.

Da ieri, dopo una telefonata, è diventato un minuscolo cantiere visionario, che vuole archiviare per sempre l'era berlusconiana, riconnettendo la sensibilità delusa della pancia del centrosinistra (a partire da OccupyPd) con la propria supposta classe dirigente.

Beppe GrilloBeppe Grillo

«Professore, le piacerebbe farci da premier?». Rodotà, a Berlino per un convegno, non si sarebbe fatto trovare impreparato. Così si è schiuso l'embrione di un mondo. Un micro-universo parallelo, che fonda la sua esistenza su una domanda: se cade il governo, è inevitabile tornare a votare rischiando di riconsegnare l'Italia al Cavaliere?

Un passo indietro aiuta a capire il dibattito. Il punto di partenza è la leggenda. Una storia - infondata, secondo i presunti protagonisti - che ha galleggiato in transatlantico per settimane. Sono i giorni imbarazzanti che precedono l'elezione del Presidente della Repubblica. Il Pd è allo sbando. Un arcipelago di isole velenose.

Stefano RodotaStefano Rodota

In una notte shakespeariana Massimo D'Alema e Pier Luigi Bersani si scontrano . D'Alema chiede a Bersani di sostenere la candidatura Rodotà che porterebbe a un governo con l'appoggio dei 5 Stelle. «D'Alema 2.0», appunto. La risposta di Bersani, dipinto come un uomo che si mette in posizione di preghiera con l'aria di chi vuole imporre un superlavoro al suo rosario, è piccata. «Mai e poi mai». Fin qui il romanzo.

Poi comincia la vita vera, perché la mente è una minuziosa macchina da presa che entra in tutte le stanze del passato e ti costringe a rivedere le scelte fatte. Un gruppo di piddini cerca la parte dialogante del Movimento. A guidarli è Pippo Civati, convinto che le assemblee di piazza nate dalla candidatura Rodotà e i plateali mal di pancia dei militanti del suo partito per l'innaturale accordo con Berlusconi, non possano essere trascurati.

Massimo DalemaMassimo Dalema

Si muove riscuotendo l'attenzione di un gruppo sempre più folto di Cinque Stelle sia alla Camera sia al Senato. L'europarlamentare Sonia Alfano lo aiuta. E persino il sindaco di Napoli De Magistris non sarebbe estraneo alla partita.

Discorsi che cadono nel vuoto, un po' perché l'impressione diffusa (e comprensibilmente molto forte) è che il governo non possa cadere perché sostenuto dal Quirinale, un po' perché Civati ha bisogno di allargare la base del consenso interno e, infine, perché i grillini dialoganti non hanno la forza di contarsi fino a una cena chiarificatrice di poche sere fa. Davanti a una pizza e a una birra si ritrova un gruppo di dodici persone - deputati e senatori - che comincia a usare il pallottoliere. «Quanti di noi sarebbero disposti a fare un gruppo pronto ad appoggiare il Pd?».

PIERLUIGI BERSANIPIERLUIGI BERSANI

La replica è: venti a Montecitorio, quindici a Palazzo Madama. Stima eccessiva? In ogni caso sono questi i numeri che vengono portati al Pd, dove anche qualche dalemiano ha fatto arrivare la propria adesione all'idea. A questo punto viene contattato Rodotà. E adesso? Civati la mette in questo modo: «Berlusconi sappia che se fa cadere il governo in modo strumentale - o ci costringe a prendere le distanze dall'esecutivo - potrebbero esserci conseguenze non banali. C'è un fronte in Parlamento, e ancor più nel Paese, che non ha nessuna intenzione di regalare l'Italia a chi si dovesse dimostrare irresponsabile, per altro dopo esserlo stato per vent'anni».

FAUSTO RACITIFAUSTO RACITI

È il primo abbozzo di Manifesto Costituivo. La voce gira. Il giovane turco Fausto Raciti, emergente ventinovenne siciliano, non crede tanto all'ipotesi di una crisi di governo. Eppure dice: «Se esiste questo elemento di novità è bene che il Pdl ne tenga conto ed eviti i dispetti che abbiamo visto in questi giorni. E forse tra i Cinque Stelle qualcuno ha i sensi di colpa perché si è reso conto che un accordo era possibile».

Era o è? E quanti sono davvero i grillini pronti a salutare i vecchi amici nella certezza che il rigore trasformato in gabbia di se stesso diventa rifiuto di contaminarsi con la vita reale? Solo se Stefano Rodotà dovesse entrare ufficialmente in questo nuovo gioco arriverebbe la risposta.

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

MAMMA! MORMORA LEONARDINO… - L’AFFETTUOSO INCONTRO TRA LA VEDOVA DEL VECCHIO, NICOLETTA ZAMPILLO, CON IL VIVACISSIMO FIGLIO LEONARDO MARIA, IN DECOLLO PER LA “FEBBRE DEL SABATO SERA” MILANESE: "CHIODO" AL POSTO DEL DOPPIOPETTO MANAGERIALE - DAL 27 GIUGNO 2022, SONO TRASCORSI OLTRE DUE ANNI DALLA SCOMPARSA DI DEL VECCHIO E LA GUERRA SULL’EREDITÀ TRA GLI 8 EREDI SI E’ INGARBUGLIATA DEFINITIVAMENTE QUANDO È ESPLOSO IL CASO DEGLI SPIONI MILANESI DI EQUALIZE SRL, DOVE TRA I CLIENTI PIU’ DOVIZIOSI SBUCA LEONARDINO CHE ‘’VORREBBE MONITORARE IL FRATELLO MAGGIORE CLAUDIO DEL VECCHIO E UN CONSULENTE CHE STA VICINO A UNA DELLE SUE SORELLE, PAOLA DEL VECCHIO…”

AL QUIRINALE HANNO LE PALLE PIENE DI MALUMORE PER LE SPARATE ANTI-GIUDICI DEL GOVERNO DUCIONI: "NEANCHE AI TEMPI DI BERLUSCONI..." - SERGIO MATTARELLA, CHE È IL CAPO DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA, È IRRITATO PER IL CLIMA DI DELEGITTIMAZIONE COSTANTE DELLE TOGHE DA PARTE DELLA MELONI E DEI SALVINI – L’AMMISSIONE PRESIDENZIALE (“PIÙ VOLTE HO PROMULGATO LEGGI CHE RITENEVO SBAGLIATE E INOPPORTUNE”) SPIEGA BENE IL CLIMA DI INSOFFERENZA VISSUTO AL COLLE - DI SCAZZO IN SCAZZO, MATTARELLA, DEPOSTA LA MASCHERA DA "MUMMIA SICULA", POTREBBE RISPONDERE IL 31 DICEMBRE, SCODELLANDO UN DURISSIMO DISCORSO DI FINE ANNO IN MODALITA' COSSIGA: UNA PICCONATA DOPO L'ALTRA…

DAGOREPORT – LA MEGALOMANIA DI LETIZIA MORATTI NON HA LIMITE: NON PAGA DEI FLOPPONI ALLE REGIONALI E ALLE EUROPEE, SI AUTO-CANDIDA A SINDACO DI MILANO. E HA FATTO UNA “PROPOSTA INDECENTE” A MARINA E PIER SILVIO: LA SIGNORA BRICHETTO VORREBBE RILEVARE UNA QUOTA DELLA FIDEIUSSIONE BANCARIA DA PIÙ DI 90 MILIONI CON CUI I FRATELLI BERLUSCONI SONO DIVENTATI “PROPRIETARI” DI FORZA ITALIA. RISPOSTA? NO, GRAZIE – I RAPPORTI TRA LA FAMIGLIA DEL CAV E TAJANI NON SI RASSERENANO…

DAGOREPORT - L’INIZIATIVA DI OLAF SCHOLZ DI CHIAMARE PUTIN PER TROVARE UNA SOLUZIONE ALLA GUERRA, CON CONSEGUENTE INCAZZATURA DI ZELENSKY, HA UN COMPLICE: LA POLONIA DI TUSK – LA MOSSA È INNESCATA NON SOLO DALLA CRISI ECONOMICA TEDESCA MA ANCHE DAL TRIONFO DI TRUMP - CON URSULA VON DER LEYEN DEBOLISSIMA, I LEADER DI GERMANIA E POLONIA HANNO CAPITO CHE NON POSSONO LASCIARE L’INIZIATIVA DI UNA TRATTATIVA DI PACE CON PUTIN AL TRUMPONE E ALLA SUA POLITICA ISOLAZIONISTICA CHE DELL’EUROPA SE NE FOTTE...