Jacopo Iacoboni per “la Stampa”
«Il referendum e la legge di stabilità possono rappresentare l'anno zero di Matteo Renzi». Andrea Guerra è il manager che portò Luxottica a diventare la prima azienda esportatrice italiana. È stato un anno a Palazzo Chigi, consigliere economico di Matteo Renzi, ma Guerra è un atipico, oggi presidente esecutivo di Eataly, ma anche uno che alla Leopolda di quattro anni fa fece un discorso filosofico sulla «risonanza» che dobbiamo sentire dentro, citando il poeta Rilke, per creare qualcosa. Raramente interviene nel dibattito, ha accettato di farlo con La Stampa.
Perché dice che se vincesse il No sarebbe un danno per l' economia? Qual è il nesso?
andrea guerra matteo renzi leopolda
«Intanto, basta vedere una lotta serrata nei sondaggi per osservare parallelamente aumentare il costo del denaro, gli spread, e quindi anche la non attrattività di investimenti italiani per gli stranieri. Il sì alla fine vincerà. Qui servirà la scossa, fino a immaginare una salita di Renzi al Quirinale e la creazione di una squadra nuova, meritocratica, agile e aperta al mondo. Alibi zero: diciotto mesi di lavoro intenso nella progettazione ed esecuzione di una Italia nuova più semplice, più forte e più giusta».
Come imprenditore come giudica questi anni di governo?
«Renzi ha fatto cose ottime per gli imprenditori, adesso toccherebbe a loro raccogliere la sfida. Decontribuzioni, ammortamenti di ogni genere, il Jobs Act… non hanno più alibi. Adesso se l' Italia si ferma e non ci sono investimenti sufficienti, la responsabilità è di una classe imprenditoriale non pronta, che non si apre al mondo, non ama rischiare o investire».
Detto da lei fa impressione. Li conosce.
«Le racconto il caso della mia scelta di unirmi al gruppo di Eataly. Ho scelto una società italiana con vocazione globale, una società imprenditoriale aperta e curiosa, con un marchio già riconosciuto e rispettato in tutti gli angoli del mondo. Una risposta al "non si può". Ho sempre scelto questo tipo di sfide perché più dell'Italia amo il mondo. M'invitano tantissime imprese italiane a parlare ai loro dirigenti. Ascoltano questa mia idea affascinati, poi il capo mi dice: "Guerra, lei ha detto delle cose bellissime, ma non le faremo mai"».
Dov'è che Renzi ha sbagliato, in questi due anni?
«Lo guardo in prospettiva: serve meno solitudine e più diversità, nelle scelta delle persone che avrà intorno. Renzi vive, non per colpa sua ma per difendersi da Roma, chiuso a Palazzo Chigi. Anche in questo tocca buttare giù i muri: aprirsi a più persone, più mondo esterno anche dentro i palazzi. Deve rottamarci definitivamente, tutti noi, e avere a che fare con la sua generazione, senza subire il fascino degli anziani dei media, dell' impresa, dei presunti salotti buoni della finanza».
Come mai per il No votano soprattutto i giovani? Renzi non dovrebbe chiedersi soprattutto questo?
«Il Pd, come del resto tutti i partiti consolidati, ha perso la capacità di parlare ai ragazzi sotto i 25 anni. È un partito che si è anche allontanato da tutto quel mondo di terzo settore - penso a Emergency del mio maestro Gino, a Slow Food del geniale Carlin Petrini, a Libera - che inizialmente era suo, e adesso magari interloquisce di più con il M5S. Ho l'impressione che in tanti giovani italiani prevalga un atteggiamento di sfiducia, anche aggressiva, a volte. Sono totalmente "anti". È su questo che dobbiamo scavare. Sicuramente il ventennio berlusconiano, da un punto di vista culturale e di rispetto delle istituzioni, lo pagheremo ancora a lungo».
I Cinque stelle questo atteggiamento l'hanno alimentato senza innocenza, non trova?
«Il M5S, gliene va dato atto, ha capito per primo i canali attraverso cui parlare a questa fetta di giovani, e a questa rabbia: i social e quel tipo di viralità. Ha saputo trovare delle persone: per esempio, perché una Chiara Appendino non è finita nel Pd? Ma andrebbe denunciata con più forza la deriva di bugie e anche di istigazione all' odio con cui la loro macchina web sta facendo propaganda; e in maniera non casuale, costruita a tavolino. Non penso sia irreversibile. Renzi ha ancora un fortissimo appeal su molti. E per la prima volta, accanto all' elettore di sinistra deluso che conosco da anni, compresi tanti miei amici, si sta creando anche quella dell' elettore cinque stelle deluso».