HANNO LE FACCE COME IL CULO - I PRESIDENTI DELLE REGIONI ITALIANE STRITOLATI DA TRAVAGLIO - LA POLVERINI “MANDA A CASA” LA LISTA POLVERINI - FORMINCHIONI VUOLE ABOLIRE LE REGIONI INVECE DEI GOVERNATORI CHE RUBANO - ERRANI FA IL CENSORE ED E’ SOTTO INCHIESTA PER UN MILIONE DATO ALLA COOP DEL FRATELLO - VENDOLA INDAGATO PER PECULATO, FALSO E DUE ABUSI D'UFFICIO - CESA ACCHIAPPA 1,3 MILIONI DALLA REGIONE LAZIO…

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Marco Travaglio per l'Espresso

Una delle rubriche più fortunate di "Cuore" s'intitolava "Hanno la faccia come il culo". Poi purtroppo il settimanale satirico fondato da Michele Serra chiuse i battenti: ormai la realtà superava la fantasia. Oggi quella rubrica occuperebbe l'intero giornale, per eccesso di fornitori. Renata Polverini si dimette per le ruberie di vari consiglieri della Lista Polverini che sostengono la giunta Polverini, e tappezza Roma di manifesti: "Questi li mando a casa io", come se glieli avesse prescritti il medico curante.

Marco TravaglioMarco Travaglio POLVERINI RENATAPOLVERINI RENATA

Il suo collega lombardo Roberto Formigoni, indagato per corruzione e finanziamento illecito come già - per questi o altri reati - altri 12 consiglieri regionali, non solo non si dimette: ma vibra di sdegno per gli scandali (altrui) e propone di «abolire le regioni», come se la colpa fosse delle regioni e non dei governatori che rubano.

Anche il Governatore dell'Emilia Romagna, Vasco Errani del Pd, presidente dei presidenti di regione, indossa i panni del censore. Invoca un decreto per «ristabilire regole salde di trasparenza nella certificazione delle spese», ma tiene a precisare che «è sbagliato mettere tutti nello steso cesto», perché ci sono «regioni che hanno reagito subito». Tipo la sua, che ha già provveduto all'«autoriforma e non è giusto che finisca nel frullatore». Infatti Errani è imputato a Bologna per falso ideologico con l'accusa di aver finanziato con 1 milione di soldi pubblici la cantina sociale della coop di suo fratello che non ne aveva diritto.

Formigoni Roberto correFormigoni Roberto corre

Un'autoriforma da urlo, un capolavoro di trasparenza. Anche il governatore pugliese Nichi Vendola invita a «non fare di tutta l'erba un fascio», perché la sua «è la regione più virtuosa e sobria» e «da tempo ha messo in discussione le giostrine affaristiche e corruttive che erano legate ai sottosistemi di potere» delle giunte precedenti: infatti il suo ex vicepresidente Sandro Frisullo è imputato per corruzione e millantato credito e il suo ex assessore alla Sanità Alberto Tedesco per associazione a delinquere, corruzione, concussione, falso, truffa e turbativa d'asta, e lo stesso Vendola lo è per peculato, falso e due abusi d'ufficio.

VITTORIO GRILLIVITTORIO GRILLI

Il ministro Corrado Passera tuona contro gli sperperi di denaro pubblico e minaccia di «commissariare gli enti locali non virtuosi»: lui che ai tempi di Banca Intesa, come advisor e socio di Cai-Alitalia, mise in piedi col Cavaliere un gioiellino costato 3-4 miliardi ai contribuenti. Il ministro del Tesoro Vittorio Grilli vuole cacciare «i manager pubblici indagati»: chissà se è lo stesso Grilli che nel 2005, direttore generale del Tesoro con Tremonti, avallò la nomina ad amministratore delegato dell'Eni di Paolo Scaroni, il quale non era solo indagato, ma addirittura condannato a 1 anno e 4 mesi per corruzione.

Michele ViettiMichele Vietti

Il vicepresidente del Csm Michele Vietti, Udc, striglia da par suo la classe politica, a lui naturalmente ignota (fu soltanto consigliere comunale Dc a Torino dal 1990 al 1997 e poi deputato Ccd-Udc dal 1994 al 2007): «Basta scaricare sulla magistratura tutta la responsabilità di fare pulizia: prima che sia troppo tardi, la politica si rimbocchi le maniche e impugni la scopa».

Pare ancora di vederlo Vietti, sottosegretario alla Giustizia del secondo governo Berlusconi nel 2002 mentre, le maniche rimboccate e la scopa in mano, calcolava i falsi in bilancio del premier per fissare le soglie di non punibilità un po' più in su e mandargli in fumo i cinque processi per falso in bilancio. E chissà le ramazzate in testa a Cuffaro condannato per favoreggiamento mafioso e al segretario Casini che lo portava in Parlamento.

PIER FERDINANDO CASINIPIER FERDINANDO CASINI

Per chiarire meglio il significato della "c" di Udc, Casini ha prima invitato la Polverini a restare e poi, dopo l'anatema dei vescovi, l'ha scaricata perché «in Regione c'è troppo marcio». Ma non nel gruppo Udc, che anzi «ha operato bene» e merita un «elogio per l'impegno profuso». In effetti la giunta Polverini ha regalato commesse a trattativa privata per 1.324.700 euro alla società I Borghi di Lorenzo Cesa, segretario nazionale Udc, già amministrata da Francesco Carducci, ultimo capogruppo regionale Udc. Ma sì che nel Lazio l'Udc ha operato bene. Tanti complimenti per l'impegno profuso.

 

 

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