Francesco Malfetano per “Il Messaggero”
Mentre aumentano tutte le curve e salgono i tassi di occupazione della terapie intensive, in Italia «manca il 45% delle dosi» di vaccino anti-Covid. È l'allarme sulla campagna vaccinale lanciato ieri dalla Fondazione Gimbe, il think tank sanitario che sin dall'inizio della pandemia opera un monitoraggio indipendente. Delle dosi previste per il primo trimestre 2021 infatti, al 17 marzo risultano consegnate alle regioni solo 8.597.500, ovvero poco più della metà (54,8%) di quelle previste. Secondo i dati del ministero, aggiornati a ieri, sono invece poche di più quelle consegnate: 9.577.500 (con circa 702 mila dosi Pfizer sono arrivate alle Regioni ieri).
«Per rispettare le scadenze contrattuali fissate 31 marzo, dovrebbero consegnare oltre 7 milioni di dosi nelle prossime due settimane - ha spiegato quindi il presidente della Fondazione Nino Cartabellotta -. L'Europa deve mettere in campo nuovi strumenti per garantire le forniture, pena lo slittamento continuo dei piani vaccinali di tutti i Paesi».
Il riferimento evidente è soprattutto al pasticcio verificatosi sul vaccino AstraZeneca, che ha neutralizzato l'accelerazione delle ultime settimane (a ieri hanno completato il ciclo vaccinale con la seconda dose 2.289.514 milioni di italiani, circa il 3,7% della popolazione).
nino cartabellotta FONDAZIONE GIMBE
Non solo, lo stop in via precauzionale imposto dalle singole autorità nazionali nonostante le rassicurazioni dell'Agenzia europea del farmaco, rischia di generare un effetto boomerang. Perché se è vero che ieri l'Ema ha ribadito ancora una volta la sicurezza e l'efficacia del vaccino, «questo increscioso episodio» per Cartabellotta rende impossibile stimare «la riduzione dell'adesione generale alla campagna vaccinale, né l'impatto della diffidenza (o del rifiuto?) individuale rispetto al vaccino AstraZeneca». Un «effetto boomerang» appunto, generato da una comunicazione istituzionale frammentata e non lineare.
IL MONITORAGGIO
DOSI DEL VACCINO PFIZER IN ITALIA
Uno stop evitabile quindi, soprattutto in virtù dei numeri che Gimbe registra nel Paese. Tra il 10 e il 16 marzo infatti non solo sono cresciuti dell'8% i nuovi contagi ma, purtroppo, anche le vittime, +15%, con picchi di 500 morti giornaliere.
IL FURGONE CON LE DOSI DI VACCINO CONSEGNATE IL 26 DICEMBRE
Non solo. Negli ultimi 7 giorni assieme ai nuovi casi (passati a 157.677 contro 145.659) e ai decessi (2.522 contro 2.191), sono cresciuti anche i casi attualmente positivi (536.115 contro 478.883), le persone in isolamento domiciliare (506.761 contro 453.734) e i ricoveri con sintomi, +16,5% (26.098 contro 22.393).
IL FURGONE CON LE DOSI DI VACCINO CONSEGNATE IL 26 DICEMBRE
Ma a preoccupare - come già testimoniato dal monitoraggio Agenas dei giorni scorsi - è la situazione delle terapie intensive, che registra addirittura un +18%, passando da 3.256 contro 2.756. Secondo la fondazione infatti, in ben dieci Regioni il numero dei posti letto Covid ha raggiunto soglie preoccupanti. In cinque si tocca e oltrepassa la soglia massima definita dal ministero della Salute del 40% (Toscana, Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Molise) e in altre cinque addirittura si arriva o supera il 50% (Emilia-Romagna, Lombardia, Umbria, Marche, Provincia autonoma di Trento).
«A preoccupare - ha dichiarato Marco Mosti, direttore Operativo della Fondazione - è anche il trend in continua ascesa dei nuovi ingressi giornalieri in terapia intensiva: in 4 settimane la media mobile a 7 giorni è aumentata del 94,2%, passando da 134 a 260».