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Jena per la Stampa
Meglio Meloni o Berlusconi? L’ultimo tragico dilemma per la sinistra
MELONI: "BERLUSCONI MI DEVE DELLE SCUSE"
Francesco Olivo e Luca Monticelli per la Stampa
Dopo la lite, il silenzio. Giorgia Meloni si aspetta da Silvio Berlusconi una mossa che ripari le offese elencate in quel foglio al Senato: «Mi deve delle scuse», ripete. C'è la questione personale, ma anche quella politica: la leader di Fratelli d'Italia per tornare a trattare con l'alleato pretende una prova di lealtà, di fatto la rinuncia alle pretese sulla Giustizia.
Ad Arcore le cose si vedono in un altro modo. Il Cavaliere è deluso «da un punto di vista umano», e sconsolato per l'atteggiamento dell'alleata, «che non si fa consigliare». Così per vedersi è lui ad aspettarsi un segnale: «Giorgia ci deve fare una proposta». I due leader non si sono sentiti ieri e non sono intenzionati a farlo oggi. È l'ora quindi dei pontieri. A fare da mediatore è Matteo Salvini: «Sono sicuro che fra Giorgia e Silvio tornerà quell'armonia fondamentale per governare, bene e insieme, per i prossimi cinque anni», dice il segretario della Lega, al lavoro per fare in modo che i due si vedano tra martedì e mercoledì della prossima settimana. Il disgelo, però, anche perché Berlusconi è chiuso nel fortino di villa San Martino ad Arcore e per le prossime ore non è previsto un suo ritorno a Roma.
silvio berlusconi giorgia meloni
Il canale di comunicazione tra i vertici di Fratelli d'Italia e l'ala governista di Forza Italia capitanata da Antonio Tajani - l'unico azzurro sicuro di portare a casa un ministero di peso (la Farnesina) - è aperto. L'intenzione è lasciar decantare la situazione e far sbollire la rabbia perché, spiegano da entrambe le parti, non c'è alternativa all'intesa, che rischia però di essere sancita con una pace armata. Non è scontato, inoltre, che il centrodestra si presenti unito alle consultazioni al Quirinale. Il capogruppo al Senato di FdI, Luca Ciriani, ha perso le certezze: «Bisogna chiederlo a Berlusconi».
Un ex fedelissimo del Cavaliere come Raffaele Fitto, che lasciò Forza Italia nel 2015 e oggi è un tassello chiave di Fratelli d'Italia al Parlamento europeo non ha dubbi: «Il governo partirà». Fitto, destinato a ricoprire il ruolo di ministro degli Affari europei, esclude che il prossimo esecutivo possa nascere senza Forza Italia e con l'appoggio del Terzo polo: «L'unico governo possibile è quello formato da una coalizione di centrodestra», assicura al Live In di Sky Tg24.
Insomma, grande ottimismo, ma gli elementi che hanno provocato la rottura sono ancora tutti presenti. Forza Italia chiede la Giustizia e lo Sviluppo economico. Fratelli d'Italia risponde di no. Secondo la stretta cerchia di Berlusconi, Meloni ha dimostrato poca prontezza in questa fase: come dimostrerebbe la ricerca infruttuosa di un ministro dell'Economia e la stessa gestione della casella della Giustizia, prima assegnata agli azzurri (Maria Elisabetta Casellati o Francesco Paolo Sisto) e poi tornata a FdI, con Carlo Nordio.
Intanto, se da una parte le trattative per definire il quadro del nuovo governo sono congelate, dall'altra alcuni tasselli sembrano andare a posto grazie all'asse ritrovato tra Meloni e Salvini. Detto di Tajani agli Esteri e Fitto agli Affari europei, salgono le quotazioni al ministero dello Sviluppo economico di Guido Crosetto, nonostante lui ribadisca di voler restare fuori dalla squadra. L'altro nome possibile è Antonio D'Amato, già capo di Confindustria nei primi anni Duemila.
Sempre in casa FdI, Adolfo Urso dovrebbe andare al ministero della Difesa, Carlo Nordio alla Giustizia e Marina Elvira Calderone è la tecnica individuata per il Lavoro. Gennaro Sangiuliano, il direttore del Tg2 in rampa di lancio per trasferirsi al Tg1 alla prima tornata di nomine, potrebbe lasciare la Rai per guidare il dicastero dei Beni culturali.
Fratelli d'Italia e Lega devono poi decidere a chi spettano i dicasteri dell'Agricoltura e della Famiglia. Per il primo è in pole Gianmarco Centinaio del Carroccio, ambiscono al secondo Isabella Rauti di FdI e la leghista Alessandra Locatelli, quest' ultima candidata pure alle Disabilità. Quanto a Giancarlo Giorgetti, ormai la strada che lo porta al Tesoro è in discesa. Con Salvini a Mobilità e Infrastrutture, dove potrà controllare gli ingressi delle navi nei porti, il prefetto Matteo Piantedosi (ex capo di gabinetto del leader della Lega) vede spalancarsi le porte del Viminale, mentre Roberto Calderoli è dato per certo agli Affari regionali. Molte delle altre caselle sono legate all'esito dello scontro tra Meloni e Berlusconi. Forza Italia non avrà né la Giustizia né la Salute, in bilico anche Anna Maria Bernini all'Università, che si gioca un derby con Elisabetta Casellati, come accadde quattro anni fa per lo scranno più alto di Palazzo Madama.
SILVIO BERLUSCONI - GIORGIA MELONI - MATTEO SALVINI - BY EDOARDO BARALDI
A Palazzo Chigi, il sottosegretario alla presidenza potrebbe essere Giovanbattista Fazzolari, e come capo di gabinetto di Giorgia Meloni circola insistentemente il nome di Riccardo Pugnalin, un passato da responsabile della comunicazione di Sky Italia.
SILVIO BERLUSCONI CON GLI APPUNTI SULLA MELONI AL SENATO SALVINI BERLUSCONI MELONI SALVINI BERLUSCONI MELONI LUPI RONZULLI BERLUSCONI MELONI SALVINI BERLUSCONI MELONI LUPI salvini meloni berlusconi piazza del popolo 5 salvini meloni berlusconi piazza del popolo 4 salvini meloni berlusconi piazza del popolo 2 GLI APPUNTI DI SILVIO BERLUSCONI SU GIORGIA MELONI