Pasquale Napolitano per “il Giornale”
La guerra in Ucraina ricompone il fronte gialloverde. Lega e M5S assicurano «pieno appoggio» all'azione diplomatica del presidente del Consiglio Mario Draghi ma frenano sull'invio delle armi all'Ucraina. Un paletto che rischia di allungare i tempi sulla risoluzione unitaria tra le forze politiche in vista delle comunicazioni del premier alle Camere. Condanna all'aggressione militare. Ma la svolta «militarista» di Pd, sinistra e Ue non convince. «Alle armi non si risponde con le bombe», un passaggio su cui l'alleanza Lega-Cinque stelle rifiorisce.
Il leader della Lega Matteo Salvini, che ieri ha incontrato l'ambasciatore dell'Ucraina in Italia Yaroslav Melnyk, avverte: «Non si può dividere maggioranza e opposizione sulla guerra, è un tema troppo grande e troppo tragico per avere divisioni fra partiti. L'ultima cosa che mi auguro è che l'Italia entri in guerra e farò di tutto per evitare un espandersi del conflitto e che l'Italia entri in un conflitto che nessuno vuole».
L'alt arriva nelle stesse ore in cui in casa Lega rimbalza il caso del gemellaggio firmato tra il Carroccio e Russia Unita, il partito di Vladimir Putin. Ma Salvini precisa: «Tra la Lega e la Russia non c'è alcun rapporto». Confermando in ogni caso il voto della Lega sia in Italia che in Europa alle mozioni unitarie.
Nel M5s ci pensa il leader Giuseppe Conte a placare le spinte filo-russe: «Dobbiamo porre la popolazione ucraina nelle condizioni di esercitare il legittimo diritto alla difesa contro una aggressione ingiustificata. È un sostegno anche questo indiretto alla popolazione ucraina. Dobbiamo riporre tutti gli sforzi per porre fine a questa aggressione militare e ovviamente dobbiamo sostenere la popolazione ucraina che sta subendo tante sofferenze».
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Parole che arrivano per correggere il tiro dopo l'uscita del presidente della commissione Esteri del Senato Vito Petrocelli che interpellato dall'Agi scatena una bufera: «Non voterò qualsiasi provvedimento possa uscire dal Consiglio dei ministri, che dovesse decidere - come da indiscrezioni di stampa- l'invio di armi letali all'Ucraina, come risposta all'operazione folle di Putin, che ovviamente non posso che condannare. Sono pronto ad assumermi tutta la responsabilità di questa decisione».
Una dichiarazione che sembra in linea con quella di un'altra esponente dei Cinque stelle, Federica Dieni: «Alimentare lo scontro non fa altro che acuire il conflitto che sta causando un'emergenza umanitaria, prima ancora che economica, senza precedenti dal secondo dopoguerra e di fronte alla quale l'Ue deve mettere in campo tutti gli sforzi necessari per dare l'accoglienza massima a tutti i civili che stanno fuggendo dalle proprie case».
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Il distinguo dal fronte gialloverde arriva sul supporto militare all'Ucraina. Un passaggio su cui il segretario del Carroccio, Salvini, pur confermando pieno appoggio al capo del governo, non arretra: «Mi piacerebbe che anche l'Occidente credesse nel dialogo, perché se alle bombe rispondi con le bombe si fa difficile». Matteo Renzi precisa: «La priorità è il cessate il fuoco». Draghi ascolta tutti. Parla al telefono prima con Salvini e poi con Conte. È il momento dell'unità. Ma il fronte gialloverde resiste. E si distingue.