“IL BLUFF È FINITO” – L’EDITORIALE DEL DIRETTORE DELLA “STAMPA”, MASSIMO GIANNINI: “UN’ALTRA TEMPESTA PERFETTA NON PARE ALLE VISTE MA BASTA UN NIENTE PER FARLA SCATENARE. MELONI NON LO DICE, MA LO SA. E HA SEGNATO ALCUNE DATE DECISIVE. SONO QUELLE GIÀ FISSATE DALLE AGENZIE DI RATING. AL TESORO C’È CHI È PRONTO AL PEGGIO. NON SI ESCLUDONO ALTRI DOWNGRADING. NE BASTEREBBE ANCHE UNO SOLO, A TRASFORMARE I BTP ITALIANI IN TITOLI SPAZZATURA…”

-

Condividi questo articolo


Estratto dell’articolo di Massimo Giannini per “La Stampa”

 

massimo giannini massimo giannini

Giorgia Meloni, in fondo, è stata sfortunata. Dopo il trionfo del 25 settembre poco o niente è andato come sperava. Libera e irresponsabile, nel deserto arido dell’opposizione solitaria, era stata abilissima a pompare acqua dal bacino elettorale di Salvini, fino a svuotarlo.

 

Poi a rappattumare il cartello delle tre destre patriottiche, in nome del potere più che di un’idea condivisa di mondo, di Europa, di Italia. E infine a vincere, non già sulla spinta di un’inarrestabile “onda nera” che nel Paese non c’è mai stata […], ma grazie a un più cinico “spirito di coalizione” […] e a all’irriducibile, autolesionistica “volontà di frammentazione” delle sinistre.

 

meloni contro i tecnici vignetta by rolli per il giornalone la stampa meloni contro i tecnici vignetta by rolli per il giornalone la stampa

Ma da quando ha espugnato Palazzo Chigi, la Sorella d’Italia ha avuto di fronte solo guai. E adesso vede i fantasmi. Come il Macbeth di Shakespeare, avevamo scritto. Il Berlusconi del 2011, la Congiura dei Mercati, lo spirito di Napolitano reincarnato in Mattarella, il governo tecnico, Monti e Draghi trasfigurati in Fabio Panetta.

 

«I soliti noti vorrebbero un governo tecnico», tuona Giorgia dopo aver letto i retroscena della Stampa. Guarda lo specchio e – invece di riflettere su se stessa, su questo primo anno vissuto malamente, sui continui pastrocchi del suo sgangherato “dream team” – vede solo la Spectre dei “soliti noti” che la vuole buttare giù dal trono. Entità rigorosamente anonima, come ai bei tempi della cospirazione giudo-pluto-massonica e nella migliore tradizione del turbo-populismo vittimistico post-missino.

 

GIORGIA MELONI CON MOJITO GIORGIA MELONI CON MOJITO

Lei fugge dai problemi reali, che tuttavia la inseguono senza sosta. Della sporca guerra russa neanche parliamo, è un’immane tragedia che stravolge l’Ordine Mondiale e forse è l’unico “dossier” sul quale l’Underdog […] ha dimostrato di avere una linea chiara e condivisibile.

 

Ma è soprattutto l’emergenza migranti che le è riesplosa tra le mani, dalla strage di Cutro in avanti. E a nulla sono valsi i quattro mostruosi decreti da “Junta” sudamericana, sui quali già cominciano a piovere le sentenze contrarie dei tribunali, come quello di Catania.  […] Il fallimento […] è sotto gli occhi di tutti. […] Prima o poi gli elettori chiederanno conto delle mancate promesse di allora.

 

IL FINANCIAL TIMES CONTRO LA NADEF BY GIORGIA MELONI IL FINANCIAL TIMES CONTRO LA NADEF BY GIORGIA MELONI

Ma […] È l’emergenza economica a far tremare polsi e poltrone del governo Meloni. La Cenerentola diventata Giovanna d’Arco […] sperava nelle verdi vallate della crescita e del denaro facile. Si ritrova nelle gole tortuose della recessione globale e della stretta monetaria.

 

Per qualche mese ha provato a suonare la grancassa stonata dell’Italia Felix, con tanto di audace spartito trascritto nel patinato depliant simil-berlusconiano di 31 pagine: «L’occupazione aumenta, cresciamo il doppio di Francia e Germania». Ora il bluff è finito.

POLITICO CONTRO LA NADEF DEL GOVERNO MELONI POLITICO CONTRO LA NADEF DEL GOVERNO MELONI

 

L’autocelebrazione ossessivo-compulsiva lascia sempre più spesso il campo al vittimismo complottista. Il delirio di onnipotenza arretra, mentre avanza una sottile sindrome di Calimero.

 

Come scrive Mario Seminerio su Phastidio.Net, la Nadef appena approvata certifica «l’ora delle decisioni revocabili». È una sommatoria impossibile di esplicite “cambialoni elettorali” e di impliciti “non possumus”. Riflette le dinamiche inerziali di un Paese che converte in contratti a tempo indeterminato solo il 6% di quelli a termine, cha già smesso di crescere con un magro 1,2 per cento nel 2024, e che nei prossimi tre anni se va bene si riadagerà al Pil-più-zero-virgola degli ultimi venti.

massimo giannini massimo giannini

 

Nel frattempo, continuerà a macinare più deficit (colpisce il salto al 5,3% quest’anno e al 4,3 il prossimo) e soprattutto lascerà ingrassare ancora il debito (stupisce quell’invariato 140,1% quest’anno, e l’aumento di fatto in quelli successivi). E anche qui servono a poco gli appositi capri espiatori: se sui migranti si va dal turpe Soros al bieco Borrell, sul ciclo economico si portano molto lo stregone Conte (il suo superbonus pesa sui conti per 20 miliardi l’anno) e la strega Lagarde (il suo caro-tassi costa al povero Giorgetti 14 miliardi l’anno).

 

Lo spread che torna a veleggiare a quota 200 e il rendimento del Btp che vola al 4,96% è dunque il minimo che ci si possa aspettare. E non conforta il fatto che ci sia tensione anche sui bond francesi e spagnoli: chi nella maggioranza si ripara dietro queste caduche foglie di fico continua a non voler ammettere che […] noi italiani stiamo ballando sotto un vulcano da 3 mila miliardi di euro, che resta il nostro colossale debito pubblico.

 

meloni draghi meloni draghi

La destra dissimula con il Grande Oblio reaganiano: il debito è abbastanza grande da badare a se stesso. Purtroppo non la pensano così operatori, banche e istituzioni finanziarie che ogni giorno, sui mercati, devono comprare i nostri Bond, rinnovando la fiducia a uno Stato che non sta facendo abbastanza per dimostrare di poter ripagare il suo debito. Per ora reggiamo, in un clima teso ma sospeso. Un’altra tempesta perfetta non pare alle viste, ma le nostre fragilità strutturali lo confermano: basta un niente per farla scatenare.

 

Meloni non lo dice, ma lo sa. Per questo, come scriviamo da giorni, aleggia lo spettro del governo tecnico, magari guidato dal nuovo governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta: il “Draghi di destra”, come l’abbiamo definito. Scenari del tutto ipotetici. Ma è significativo il fatto che lei stessa li evochi e che circolino tra una “classe dirigente” convinta solo un anno fa di aver aperto un ciclo quinquennale o forse decennale.

 

URSULA VON DER LEYEN - EMMANUEL MACRON - GIORGIA MELONI - SUMMIT EU MED 9 MALTA URSULA VON DER LEYEN - EMMANUEL MACRON - GIORGIA MELONI - SUMMIT EU MED 9 MALTA

Fioccano report allarmati delle banche d’affari e editoriali preoccupati su Financial Times, Der Spiegel, The Economist. Tutti citano il disastro del novembre 2011, quando un governo Berlusconi alle comiche finali, con uno spread verso quota 600, si suicidò cadendo in Parlamento sul Rendiconto generale dello Stato.

 

La chiamarono “congiura”, ma fu solo autodafé. Che si ripeta adesso è improbabile, ma non impossibile. Risulta che Meloni abbia già segnato sulla sua preziosa agenda rossa alcune date decisive. Sono quelle già fissate dalle Agenzie di rating, che in autunno dovranno rendere noti i rispettivi “voti” e “outlook” sull’Italia.

 

Il 20 ottobre tocca a Standard&Poor’s, che finora ci ha assegnato una tripla B. Il 27 ottobre tocca a Dbrs, ferma a sua volta sulla tripla B. Poi si potrebbe profilare davvero un “novembre nero”: il 10 è la volta di Fitch, mentre il 17 chiude in bellezza Moody’s, fino adesso ferma su uno scivoloso Baa3.

 

LA DRAGHETTA - MEME MELONI DRAGHI LA DRAGHETTA - MEME MELONI DRAGHI

Nel frattempo, in attesa di capire come se e come sarà modificato il Patto di Stabilità dal gennaio prossimo, il 21 novembre la Commissione Ue farà conoscere il suo “verdetto” sul Piano programmatico di Bilancio, che l’esecutivo deve trasmettere a Palais Berlaymont entro il 15 ottobre.

 

Al Tesoro c’è chi è pronto al peggio. Non si escludono altri downgrading, cioè ulteriori retrocessioni sul grado di affidabilità del nostro debito pubblico. Ne basterebbe anche uno solo, a trasformare i Btp italiani in titoli spazzatura. Pioverebbero pietre, visto che l’anno prossimo dobbiamo collocare oltre 300 miliardi di bond senza l’ombrello della Bce.

 

È uno scenario da incubo. E sia chiaro, nessuno se lo augura, per il bene del Paese. Anche noi, più di Meloni, siamo convinti che i governi tecnici siano una stortura democratica, ancorché pienamente legittima sul piano costituzionale. Anche noi riteniamo che la via maestra, nella scelta di chi deve governare l’Italia, sia il voto del popolo sovrano. Ma per evitare nuovi “stati di eccezione” non bastano gli esorcismi: bisogna governare bene. Non è un tempo da gufi o avvoltoi, che volteggiano sulla preda. Ma neanche da struzzi, che mettono la testa sottoterra. Questo sarebbe il tempo della responsabilità e della verità, per una politica che invece sa solo urlare, rivendicare e recriminare, tra profughi in galera, generali in libreria e pesche al supermercato.

massimo giannini a in onda 1 massimo giannini a in onda 1 IL RIGORE - VIGNETTA BY GIANNELLI IL RIGORE - VIGNETTA BY GIANNELLI GIORGIA MELONI AL SUMMIT EU MED 9 DI MALTA GIORGIA MELONI AL SUMMIT EU MED 9 DI MALTA GIORGIA MELONI - VIGNETTA BY MANNELLI GIORGIA MELONI - VIGNETTA BY MANNELLI GIORGIA MELONI E LO SPOT DI ESSELUNGA - MEME BY EMILIANO CARLI GIORGIA MELONI E LO SPOT DI ESSELUNGA - MEME BY EMILIANO CARLI nadef 2023 nadef 2023 nadef 2023 (1) nadef 2023 (1) carrello tricolore vignetta by rolli per il giornalone la stampa carrello tricolore vignetta by rolli per il giornalone la stampa

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

FAMOLO STRIANO - MENTRE LA COLOSINO SECRETA GLI ATTI, LA MELONI SI LAMENTA COI GIORNALISTI CHE SI OCCUPANO SOLO DI SANGIULIANO, MA NON DEL CASO DOSSIERAGGIO  – PASSANO DUE ORE E CROSETTO, DA CUI È PARTITO TUTTA L’INCHIESTA DI PERUGIA, LETTE LE CARTE DI CANTONE MANDATE ALLA COMMISSIONE ANTIMAFIA, CHE HANNO MOLTO DELUSO LA DESTRA E LA MELONA, DICE: NON C’È NESSUN DOSSIERAGGIO, NESSUN MANDANTE, NESSUN RICATTO, NEMMENO MESSAGGI TRA STRIANO E I GIORNALISTI DI ''DOMANI''. “SOLO UNA MELA MARCIA DELL'AISE…”  

DAGOREPORT - DALLA PADELLA ALLA BRACE: CHI E' IL NUOVO MINISTRO DELLA CULTURA - E DIRE CHE UNA VOLTA, PRIMI ANNI ‘90, IL NEOFASCISTA ALESSANDRO GIULI, UN’AQUILA FASCISTA TATUATA SUL PETTO, MOLLÒ I CAMERATI DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ, LIQUIDATI COME MAMMOLETTE, PER FONDARE MERIDIANO ZERO, GRUPPUSCOLO BOMBAROLO DI ESTREMA DESTRA – LO RITROVIAMO ANONIMO GIORNALISTA DI "LIBERO" E "IL FOGLIO" CHE NEL 2018 SI RIVOLGEVA A BANNON AD ATREJU, LODAVA PUTIN DEFINENDOLO ‘UN PATRIOTA’ COME TRUMP – SBARCATE A PALAZZO CHIGI, LE SORELLE MELONI LO SPEDISCONO ALLA PRESIDENZA DEL MUSEO MAXXI DI ROMA, PUR NON DISTINGUENDO LA CORNICE DAL QUADRO – ALLA PRESENTAZIONE IN LIBRERIA DEL SUO LIBELLO, “GRAMSCI È VIVO”, CON ARIANNA MELONI AD APPLAUDIRLO, AVVIENE IL PASSAGGIO DA “ARISTOCRAZIA ARIANA” DI FREDA ALLA NOVELLA “ARISTOCRAZIA ARIANNA” - MA CI VOLEVA MARIA ROSARIA BOCCIA PER FAR DIVENTARE IL SUO SOGNO REALTÀ…

DAGOREPORT - MENTRE L’ITALIA SI SOLLAZZAVA COL SECCHIELLO E LA PALETTA, LO SCORSO 5 AGOSTO ANDAVA IN SCENA UN'APOCALISSE DI CUORI INFRANTI, STARRING SANGIULIANO COSTRETTO DALLA MELONI A VOLARE IN MISSIONE IN EGITTO. QUANDO ATTERRA A IL CAIRO AL FIANCO DI ''GENNY IL CALDO'' NON TRONEGGIA LA BOCCIA-RIDENS MA LA MOGLIE FEDERICA - L’IRA DELLA BAMBOLONA DI POMPEI, A CUI IL BOMBOLO AVEVA BUFALEGGIATO DI UN MATRIMONIO FINITO-LOGORATO-DAL-TEMPO-CRUDELE, AVREBBE RAGGIUNTO LO STADIO DELL’ERUZIONE VESUVIANA (UNA FERITA APPARE SULLA FRONTE DI GENNY: “INCIDENTE DOMESTICO” O CONSEGUENZA DI UNA BRUTALE SCENATA DELLA POSSESSIVA POPPEA DI POMPEI?) - TERRORIZZATO DALLA MOGLIE, MINACCIATO DALL’AMANTE, ASSEDIATO DA “ALTRE DONNE” (SONO TRE, DI CUI DUE DELLO SPETTACOLO), PER LA SERIE: ‘’OCCHIO NON VEDE, CUORE NON DUOLE’’, MA ANCHE PER EVITARE ALTRE ZOCCOLATE IN TESTA, 'O MINISTRO FINITO NEL PALLONE DELL'IMPERO DEI SENSI SI PREMURA DI NON FAR PUBBLICARE IMMAGINI DELLA MISSIONE D'EGITTO DOVE LUI ROTOLA COME UNA BOCCIA AL FIANCO DELLA CONSORTE (LA COMMEDIA ALL’ITALIANA È VIVA E HA OCCUPATO PALAZZO CHIGI) -VIDEO

DAGOREPORT – FOSSI STATO IN GENNARO SANGIULIANO CI AVREI PENSATO DUE VOLTE PRIMA DI LASCIARE LA DIREZIONE DI UN TELEGIORNALE PER DIVENTARE MINISTRO DELLA CULTURA - DA VELTRONI A MELANDRI, DA URBANI A BONDI, DA BRAY FINO AL “PAVONE ESTENSE” FRANCESCHINI: HANNO FATTO PIÙ O MENO TUTTI LA STESSA FINE: SONO SCOMPARSI - IN ITALIA LA STORIA CULTURALE SOVRASTA OGNI MINISTRO SINO A SFINIRLO, SOFFOCARLO: È UN EVEREST CHE FATICHI A OSSERVARE PER LA SUA ALTEZZA. NON PUOI FARCELA, NON PUOI GESTIRLO: PUOI SOLO EVITARE DI FARE DANNI...

IL DAGO-SCOOP DEL 26 AGOSTO CHE HA SCOPERCHIATO IL CASO DELLA POMPEIANA "NON CONSIGLIERA" E CHE OGGI HA SPEDITO SANGIULIANO AI GIARDINETTI FACENDO FARE UNA FOTONICA FIGURA DI MERDA AL GOVERNO MELONI - CHI È, E SOPRATTUTTO CHI SI CREDE DI ESSERE, LA BIONDISSIMA 41ENNE, NATIVA DI POMPEI, MARIA ROSARIA BOCCIA, CHE ANNUNCIA SU INSTRAGRAM LA SUA ''NOMINA A CONSIGLIERE PER I GRANDI EVENTI DEL MINISTRO DELLA CULTURA''? E PERCHÉ DOPO AVER SOTTOLINEATO: ‘’IO E IL MINISTRO SIAMO LEGATI DA UNA STIMA E DA UN SANO SENTIMENTO CHIAMATO "BENE" CHE RESTERÀ ANCHE QUANDO NON AVREMO RAPPORTI LAVORATIVI”; POI AGGIUNGE: ‘’PENSO SIA IL CASO DI SMETTERLA CON QUESTO INUTILE ACCANIMENTO. BASTA ATTACCHI GRATUITI!” - OHIBÒ, CHI HA MAI ATTACCATO L'IMPEGNO CULTURALE DELLA "BOCCIA DI POMPEI" AL FIANCO DI "GENNY DEL GOLFO" (CHE LEI IMMORTALA, FOTO E VIDEO, SU INSTAGRAM)? - CONTATTATO DA DAGOSPIA, IL PORTAVOCE DI SANGIULIANO TRASFORMA LA BOCCIA IN UN ‘FIASCO’: “E’ UNA NOTIZIA FALSA: MARIA ROSARIA BOCCIA NON È MAI STATA NOMINATA CONSIGLIERE DEL MINISTRO" - VIDEO