Oggi su La Stampa (pag.5) ma già e più ampiamente qui https://t.co/T2HtRN1IBp la mia risposta. Cassese dimentica che prima c’era meno merito, meno imparzialità, meno efficienza. E meno poteri per il Governo eletto. Nonostante le riforme precedenti, comprese le sue @GuidoCrosetto https://t.co/2tbw7Hq7UQ
— Franco Bassanini (@FrancoBassanini) January 8, 2023
Paolo Baroni per “la Stampa”
franco bassanini foto di bacco
«Il problema vero non è se cambiano qualcuno, ma se i nuovi che ci mettono sono più bravi, competenti e capaci o meno bravi competenti e capaci dei vecchi: ovviamente è un giudizio complicato da dare», spiega Franco Bassanini, ex ministro della Pa nel governo Prodi e «padre» delle norme che dal 1998 ad oggi hanno regolato lo spoils system.
«C'è l'idea di cambiare subito gabinetti, uffici legislativi, segreterie tecniche, prefetti, ambasciatori e comandi militari, capi dipartimento e segretari generali? Per tutti questi basta la legge Bassanini. Si vogliono cambiare anche tutti gli altri dirigenti, si vuole cambiare quella legge per fare tabula rasa? Se fosse questa l'idea - spiega - credo che vada raccomandata prudenza: quella legge, approvata nel 1997, ha aperto molti spazi per rinnovare, cambiare, immettere nell'amministrazione dirigenti più giovani; se il governo la usa bene, può far molto e non merita critiche.
Gli altri dirigenti hanno già tutti un incarico a tempo determinato, al termine il governo li potrà comunque cambiare, se non avranno raggiunto i risultati che il governo gli ha dato.
Se invece si volesse fare tabula rasa, il messaggio che si darebbe sarebbe che non contano i risultati, dunque competenza, capacità e merito, ma solo la tessera di partito».
Dicono «sono tutti del Pd e ci remano contro»
«Mah! Molti dirigenti sono stati messi nei loro incarichi dai precedenti governi di centrodestra. E poi anche il governo Meloni ha già nominato dirigenti vicini al Pd, evidentemente perché li stima. Certo, se un dirigente, che dovrebbe attuare le riforme e le misure approvate dal governo e dal Parlamento, sa dire solo dei no, è una buona ragione per cambiarlo».
Il ministro Crosetto dice di voler usare il machete sulle catene che bloccano il Paese.
«Non si può non essere d'accordo con Crosetto sul fatto che non possiamo più permetterci di aspettare anni per potere realizzare un'opera pubblica o per dare le autorizzazioni alle imprese che vogliono investire. Su questo penso ci dovrebbe essere l'unanimità».
E la colpa è dei burocrati?
«No, non solo. C'è anche un problema di norme e procedure. Le faccio un esempio: come Fondazione Astrid stiamo per pubblicare uno studio sugli investimenti per le energie rinnovabili. Ci sono progetti finanziati da privati per centinaia di gigawatt di produzione, più del nostro fabbisogno. Sono pendenti da anni, l'88% è bloccato dalle sovrintendenze perché le leggi glielo consentono anche quando altri organi collegiali (a cui loro partecipano) hanno dato il via libera».
Quindi via allo spoils system a tappeto?
«Attenzione: lo spoils system all'americana in Europa non c'è e non c'è in Italia; se cambia il governo, da noi non si mandano a casa i dirigenti. In base alla legge Bassanini si possono licenziare, ma solo per giusta causa: il dirigente infedele, che ruba o prende tangenti o che si è dimostrato fannullone e incapace. Per il resto parliamo di cambiare gli incarichi non di licenziare. Credo che Crosetto questo voglia».
Prima della sua legge cosa succedeva?
«La situazione che ho ereditato nel '96 (e che il ministro Cassese non aveva modificato) prevedeva che i vertici di tre amministrazioni fondamentali (Interno, Esteri e Difesa), prefetti, ambasciatori e alte cariche militari, fossero in qualunque momento sostituibili dal governo su proposta del loro ministro: dunque spoils system all'italiana. Così è ancora oggi».
E negli altri ministeri, invece, come funzionava?
«La regola era diversa. Quando si liberava un posto di direttore generale il ministro poteva proporre un nome di un dirigente che aveva vinto un concorso, ma anche no: decideva il Consiglio dei ministri. Dopodiché una volta che uno era nominato, in quell'incarico restava a vita, perché - si diceva - in questo modo era garantita la sua imparzialità. Ma così un governo si trovava tutti i posti occupati dai governi precedenti: e se il dirigente era fannullone e incapace, per liberare il posto doveva promuoverlo, metterlo al Consiglio di Stato, alla presidenza di un ente o di una banca pubblica».
La sua riforma cosa prevede?
«Io l'ho firmata, ma va detto che chi ci ha lavorato è stato soprattutto Massimo D'Antona, il grande giuslavorista che fu poi ucciso dalle Br. Prevede che i dirigenti vengano nominati non per tutta la vita, ma per un periodo pluriennale, in modo da poterne verificare attitudini e risultati.
A loro la politica deve dare obiettivi precisi e nel caso di mancato raggiungimento dei risultati previsti può sostituirli. Ci sono due eccezioni: per i vertici dei ministeri (capi dipartimento e segretari generali), si scelse invece lo spoils system all'italiana: ogni nuovo governo ha tre mesi di tempo per decidere conferme o sostituzioni».
Questo per quale ragione?
«Perché un nuovo governo che nasce dal voto degli elettori ha il diritto di avere i mezzi e i poteri per attuare il programma sul quale è stato eletto e dunque di scegliere i dirigenti più adatti. Però, siccome si tratta di poche figure di grandissimo rilievo, i governi sono sempre stati molto cauti nel sostituire persone della loro competenza ed esperienza: ci sono stati tanti ragionieri generali dello Stato e segretari generali della Farnesina che hanno servito sotto governi di diverso orientamento politico».
L'altra eccezione?
«Gli uffici di diretta collaborazione: capi di gabinetto, capi degli uffici legislativi, delle segreterie tecniche dei ministri sono sempre stati scelti direttamente dal ministro di turno. E i loro incarichi vengono meno quando cambia il governo: la mia legge ha preso atto di quello che c'era, ha solo previsto che con decreto del presidente del Consiglio si fissino dei tetti, per evitare che ogni ministro assuma tutti quelli che vuole».
Delle polemiche di questi giorni che ne pensa?
«Sono un po' sorpreso nel leggere che il presidente del Consiglio dica che "abbiamo bisogno di una radicale riforma della legge Bassanini" per avere più spoils system, e che nel contempo Cassese sostenga che invece quella legge va cancellata perché ha prodotto più spoils system. A entrambi direi di valutare bene i meccanismi di quella legge.
Cassese ha ragione quando dice che occorre garantire merito e imparzialità, ma sono proprio i principi che la riforma del '98 ha introdotto. Però quella legge ha riconosciuto anche che chi vince le elezioni ha diritto di aver gli strumenti per attuare il programma sulla cui base è stato eletto, perché in questo ha ragione Meloni: altrimenti che fine fa la sovranità popolare?».