Estratto dell’articolo di Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera”
[…] Peter Frankopan insegna Storia globale a Oxford e all’arrivo del Covid è diventato celebre perché, un mese prima, aveva pubblicato un articolo in cui pronosticava lo scoppio di una catastrofica pandemia.
Professore, c’è chi ha paragonato la crisi in Medio Oriente alla situazione in Europa nel 1914, alla vigilia della Prima guerra mondiale: l’attacco di Hamas può essere la nuova Sarajevo?
«Uno dei temi degli ultimi anni è stato la nascita di un nuovo ordine mondiale: come storici, si cerca sempre di capire quando queste tensioni possono produrre impatti drammatici.
GUERRA ISRAELE - GAZA - VIGNETTA DI GIANNELLI
Dunque il 1914 presenta un ovvio parallelo: allora, molti non si preoccuparono di cosa accadde a un arciduca austriaco in una città in Bosnia, ma accese una legna che aspettava solo una scintilla per incendiarsi. Riconosco una storia simile adesso.
Le chance di un accomodamento pacifico si sono allontanate, la possibilità concreta di una soluzione basata sui due Stati sarà ora rimpiazzata da molti altri atti di terrore. L’attacco di Hamas del 7 ottobre ha drammaticamente alterato l’equilibrio del Medio Oriente».
Quali possono essere le conseguenze per Israele?
«Molto dipenderà da cosa succede adesso e da fin dove si spingerà l’esercito […]: la mia previsione è che gli sforzi militari da parte di Israele saranno più difficili di quanto anticipato, ma allo stesso modo Hamas e i suoi affiliati e successori avranno poche possibilità di raggiungere i loro obiettivi. Dunque andremo verso una lunga fase di incertezza e sofferenze. Nel lungo termine, vedremo la crescita nel sostegno per partiti estremisti in Israele che faranno drammatiche promesse su come ottenere vendetta».
Che tipo di riallineamento sta avvenendo nel mondo arabo?
«Ci sono alcuni che vedono l’opportunità di giocare un ruolo di mediatori, come il Qatar, ma non sono sicuro che vedremo un riallineamento […]. L’attore più imprevedibile non è nel mondo arabo, è l’Iran: le decisioni prese a Teheran nei prossimi giorni e settimane saranno critiche».
Il conflitto ha dimostrato l’inanità dell’Europa sul palcoscenico globale?
«Non ha senso provare a svolgere un ruolo sul palcoscenico globale a meno che non hai un piano e una soluzione: non mi è chiaro se questi esistano nei corridoi del potere in Europa o altrove».
[…] C’è il rischio che il Sud globale accusi l’Occidente di un doppio standard, uno in Ucraina e uno a Gaza?
«Certamente, sta avvenendo in maniera chiara e conclamata. Vengono fatti paragoni diretti fra l’uso della forza da parte di Israele e quello della Russia e molti si chiedono perché l’Occidente sostenga gli ucraini ma non i palestinesi. Ciò a sua volta suscita accuse di razzismo, islamofobia e imperialismo.
Tutto questo fa parte dei dolori del parto di un nuovo ordine mondiale, parte di un lungo e difficile viaggio verso qualcosa che apparirà molto diverso da ciò con cui abbiamo vissuto dopo la Seconda Guerra mondiale. Queste scene apocalittiche in Israele e ora a Gaza sono parte di ciò, temo. Un mondo multipolare è incerto e, ho paura, infelice per molti».
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