Maria Teresa Meli per corriere.it
«So che nel Pd e dentro i 5 Stelle c’è un certo subbuglio, però quando domani (oggi per chi legge, ndr) Sergio Mattarella farà un governo del presidente, dando l’ incarico a una personalità come Mario Draghi, chi di loro gli dirà mai di no?»: a sera Matteo Renzi è stanco ma soddisfatto, con la sua piccola pattuglia di parlamentari e il due per cento nei sondaggi è arrivato lì dove voleva arrivare.
A un governo sorretto da una maggioranza Ursula (cioè con Forza Italia dentro) che magari si appoggia anche sull’astensione della Lega. E ai suoi confessa: «Si vede che Conte non è un politico perché ha giocato male la partita sin dall’inizio, ha tentato la prova di forza senza avere la certezza di poterla vincere».
Il leader di Italia viva aveva questo disegno sin dall’inizio, convinto com’è che un altro governo Conte non sarebbe all’«altezza delle sfide che dovrà affrontare il Paese». I suoi alleati lo dipingono come irruento, dicono che si è fatto prendere la mano, che i suoi difetti caratteriali hanno avuto il sopravvento. Già da ieri mattina, perseguendo il suo obiettivo, l’ex premier faceva pressing su Forza Italia e sulla Lega: «Dovete convincere Salvini a dire oggi che se c’è Draghi lui si astiene, altrimenti Mattarella non gli darà l’incarico».
Allo scopo Renzi parlava poi con Silvio Berlusconi e con lo stesso leader della Lega. Sapeva già che Pd e 5 Stelle non gli avrebbero concesso molto al tavolo della trattativa per il Conte ter e lui non aveva nessuna voglia di farsi «incastrare». Ai suoi gruppi parlamentari, riuniti in mattinata, la raccontava così: «Le trattative non stanno andando bene, non c’è nessun passo avanti, vogliono far passare l’immagine di me che dico sempre no su tutto. Ma sono io a essere stupito dal loro atteggiamento, perché non accettano nessuna mediazione vera, pensano che tutto si risolva offrendomi tre ministeri e tre sottosegretariati».
Alle tre e mezzo del pomeriggio Renzi annunciava ai fedelissimi: «Non chiudo l’accordo. Come si fa a dire che è un nuovo governo se il presidente del Consiglio, il ministro dell’Economia e quello degli Esteri sono gli stessi?». Intanto al tavolo del programma, per Italia viva andava di male in peggio: «Non stanno concedendo nulla, non si può accettarlo», diceva Renzi ai suoi impegnati in quella riunione.
Più tardi sempre nel pomeriggio sulle agenzie rimbalzava la notizia che il grillino Emilio Carelli lasciava i Cinque Stelle per andare nel Misto, convinto che altri lo seguiranno. «Conte perde pezzi», era il commento del leader di Italia viva. Qualche ora dopo, avendo parlato con Roberto Fico e avendo partecipato a una call con Dario Franceschini, Vito Crimi e Roberto Speranza, Renzi decretava la morte anzitempo del Conte ter: «Adesso aspetto che il presidente della Camera dica che è fallita l’esplorazione e che Mattarella dia l’incarico a Draghi».
GIUSEPPE CONTE MATTEO RENZI BY DE MARCO
Poi ai fedelissimi raccontava così l’esito di quei colloqui: «Lo scontro sui contenuti è stato altissimo. Sul Mes, sulla giustizia, su tutto. E ovviamente anche sui nomi. Crimi ha detto che non intendevano cedere su Bonafede e Azzolina, quindi un no a Bonetti alla scuola e uno schiaffo a noi su Bonafede.
Lui ha detto che potevano mollare solo la Catalfo, a patto però che noi non mettessimo la Bellanova. Pare ci sia un veto della Cgil. Come non bastasse ci hanno proposto Riccardo Fraccaro e Andrea Orlando vicepremier. Diciamoci la verità, sono loro che non vogliono l’accordo. Mi hanno praticamente detto no su tutto»».
A notte Renzi, continuava a compulsare il telefono e a dire ai suoi parlamentari: «Ora tutto è nelle mani di Mattarella, quindi affidiamoci alla sua saggezza». Poi nella chat ristretta, quella degli ultrafedelissimi, si prendeva lo sfizio di scrivere: «Come avevo detto, dopo le dimissioni di Conte? Noi contro il resto del mondo uno a zero? Beh, ora siamo tre a zero...».
scontro renzi salvini prima e dopo
C'È SOLO UN PRESIDENTE!
Mario Ajello per "il Messaggero"
Parla Mattarella, dopo che è venuto tutto giù, e Renzi lo ascolta mentre mangia con un gruppo di amici. Gli suona il telefono e la voce del leader di Italia Viva è esultante mentre segue il discorso Capo dello Stato, al punto che prima di un commento fa un coretto nell' i-phone: «Un Presidente..., c' è solo un Presidente....!!!». Poi si fa serio: «Quelle sul governo istituzionale sono parole sagge e bellissime da parte di Mattarella».
Ha raggiunto lo scopo che voleva Renzi. Ma giura che sul Conte Ter ci ha lavorato fino alla fine, dialogando e non ponendo veti. «Pensate che, per togliere ogni alibi a Pd e M5S, ho anche fatto uscire la Boschi dal novero dei possibili ministri. Sennò quelli s' impuntavano», racconta Matteo.
Ma niente: «Si sono impuntati lo stesso». E ancora: «Bellanova al Lavoro mi sembrava una scelta giusta. Ma loro insistevano: la Serracchiani. E non hanno voluto sentire ragioni». E via così: «Noi a proporre e loro a opporsi a tutto. E non a proporre poltrone ma temi. Avevo anche ridotto a un sesto la quota del Mes da richiedere. Risposta? La solita: no!». La verità, parola di Renzi, è che «sono stati arroganti e violenti».
LA TRATTATIVA Il capo di Iv viene chiamato da Fico, mentre l' Esploratore a mani vuote sta salendo al Colle. Matteo lo ringrazia: «Hai fatto il possibile». La sua ricostruzione della rottura è questa: «Noi volevamo fare qualcosa di alto e di forte, loro soltanto un rimpastino e un Conte bis bis. Noi parlavamo delle nuove sfide dell' Italia e loro ci rispondevano: Bonafede non si tocca! Dunque, è saltato tutto.
«Ma non è una rottura inspiegabile come dice il Pd», incalza Renzi: «Noi abbiamo posto una serie di contenuti, non abbiamo chiesto poltrone. I colleghi della ex maggioranza hanno detto una sfilza di niet: sull' avvicendamento di Bonafede, sui vaccini, sulla scuola, sull' alta velocità, su Arcuri, sull' Anpal, sul reddito di cittadinanza».
E ieri notte parlando con alcuni dei suoi, quelli gli dicono: «Matteo, come si fa a dire che si voleva fare un governo nuovo, quando il Pd e M5S non volevano toccare il presidente del Consiglio, il ministro dell' Economia e quello degli Esteri? Non si può prendere in giro così un Paese che ha bisogno di discontinuità». E ancora: «Noi non abbiamo nulla da rimproverarci», incalza Renzi: «Loro hanno scelto il piccolo cabotaggio e le convenienze spicciole».
Ora ci si avvia a un governo istituzionale, e il modello Ciampi 93, con i partiti che lo sostengono, è quello che piace a Renzi e ai suoi.
«I partiti non verranno affatto commissariati - dice uno dei fedelissimi di Renzi - anzi avranno grande spazio e centralità e serviranno poi per dare a Draghi anche i voti per diventare Capo dello Stato».
IL TRENO Quanto a Italia Viva, adesso parte il «progetto politico serio», come lo chiamo loro, e coinvolge la Carfagna, Toti e pezzi di Forza Italia. Un' aggregazione di centro, aperta ai berlusconiani e Berlusconi potrebbe essere interessato nel ruolo di padre nobile.
Del resto Renzi e il Cavaliere, in questi giorni, si sono sentiti più volte. La paura vera di Zingaretti e dei suoi - si ragiona in Italia Viva - è proprio questa operazione di centro. Non è che difendevano Conte per Conte, ma figuriamoci. Lo difendevano per evitare che partisse questo treno del nuovo centro ma hanno fallito un' altra volta».
Berlusconi incontra Renzi, Patto Nazareno del 2014 berlusconi renzi GIUSEPPE CONTE - MATTEO RENZI MATTEO RENZI E GIUSEPPE CONTE COME LUKAKU E IBRA