Estratto dell’articolo di Alessandra Arachi per il “Corriere della Sera”
«Scrissi al capo di gabinetto Zaccardi per esprimergli la mia preoccupazione che i nostri burocrati non erano all’altezza di quella sfida», dice la senatrice Sandra Zampa, Pd, che era sottosegretario alla Salute del ministro Speranza quando il Covid entrò nelle nostre vite come una raffica di mitra.
«Io al ministero avevo il privilegio di non dover prendere decisioni. […] Speranza ha avuto l’intelligenza di istituire il Cts, ha capito subito che sarebbe servito per rafforzare le scelte e orientare e guidare una macchina organizzativa che non aveva le risorse necessarie […]». Poi arrivò il «caso Bergamo».
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«Ricordo che Speranza firmò l’atto per le chiusure di Alzano e Nembro e lo inviò alle autorità preposte. Poi la notte partì per un Consiglio dei ministri della Salute in Europa». Una notte, quale notte? «Se ben ricordo la firma è del 5 marzo». Adesso la Procura di Bergamo ha aperto un’inchiesta sul ritardo di quelle chiusure che avrebbe provocato oltre 4 mila morti in più.
«Perché un’inchiesta simile soltanto in Italia? Perché non in Francia, in Germania, o in Inghilterra? Boris Johnson ordinò il lockdown solo dopo che si era ammalato lui». […] «Il ministro non dormiva più, era sempre in ufficio a controllare, si alzava alle cinque della mattina. Una volta entrai nella sua stanza, guardava fuori dalla finestra, preoccupato: “Vedi quella macchina? Vedi quel camion? Non dovrebbero essere per strada...”».
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