“PENSAVATE AVESSI PERSO. E INVECE, HO PERSICO!” – TUTTI I MEME PIÙ DIVERTENTI SULLA NOMINA DI LUIGI DI MAIO A INVIATO SPECIALE DELL’UE PER IL GOLFO: “PRECEDENTI ESPERIENZE NEL SETTORE DEL GAS? MI SONO OCCUPATO DI BIBITE GASSATE NEL GOLFO DI NAPOLI” – IL RETROSCENA DI “REPUBBLICA” SULLA NOMINA: “NESSUN VETO E NESSUNA BATTAGLIA. ANCHE L’ESECUTIVO MELONI HA DECISO DI NON ALZARE LE BARRICATE. PERCHÉ? NELLE ULTIME SETTIMANE SONO INTERVENUTI TRE FATTORI ‘ESTERNI’ E UNO ‘INTERNO’” – IL RUOLO DI MARIO DRAGHI

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Estratto dell’articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”

 

luigi di maio inviato speciale ue per il golfo persico meme 3 luigi di maio inviato speciale ue per il golfo persico meme 3

«Noi non bloccheremo la nomina di Di Maio anche perché non possiamo farlo. Noi vogliamo sottolineare che non è una nostra scelta». Al termine del Consiglio dei ministri Ue degli Esteri, Antonio Tajani torna a spiegare la posizione del governo sull’incarico di inviato speciale dell’Unione per il Golfo Persico. È un via libera. Amaro ma ormai formale. Perché l’Italia non poteva più dire “no”.

 

Dunque nessun veto e nessuna battaglia sulla designazione dell’ex responsabile della Farnesina. Anche l’esecutivo Meloni, alla fine, ha deciso di non alzare le barricate. Ma perché? Nelle ultime settimane sono intervenuti tre fattori “esterni” e uno “interno”.

 

Il primo: nei contatti intrattenuti dall’alto rappresentante per la Politica estera Ue, Josep Borrell, — l’unico soggetto a cui spetta la nomina — è emerso un primo elemento fondamentale. Tutti i Paesi del Golfo hanno espresso un parere favorevole all’incarico per Di Maio. Compresi gli Emirati e il Qatar, due “partner energetici” fondamentali per l’Italia e per l’Europa. Hanno dato il loro via libera non per i rapporti diretti con l’ex esponente grillino, ma per il dialogo tessuto negli ultimi due anni con Mario Draghi.

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Sostanzialmente i vertici di quell’area si sono convinti che Di Maio sia un uomo dell’ex presidente della Bce. O almeno che abbia caldeggiato la sua indicazione. […]

 

Secondo fattore: in questo quadro anche gli Usa, che guardano sempre con particolare attenzione a quella parte di mondo, si sono sentiti tranquillizzati per lo stesso motivo. E come se ci fosse ancora l’azione di Draghi o il suo ombrello protettivo anche fuori da Palazzo Chigi. Anche in questo caso, il benestare di Washington non è ininfluente né a Bruxelles né a Roma.

 

Terzo fattore: l’irritazione dei due principali partner europei, la Francia e la Germania, nei confronti di Giorgia Meloni. Le posizioni ostative di Palazzo Chigi su troppi fronti hanno indotto Parigi e Berlino a lanciare un messaggio e a chiudere il discorso. Un modo per far capire che in Europa si ottiene con il dialogo e non i pugni sul tavolo.

 

luigi di maio mario draghi by osho luigi di maio mario draghi by osho

Poi c’è il quarto fattore: tutto italiano. La preoccupazione principale del governo di centrodestra consisteva nell’assicurazione che la “casella” occupata da Di Maio non rientrasse negli equilibri prossimi venturi. Ossia: quando si dovranno discutere l’assegnazione di altre poltrone, quella non può essere inserita nel novero delle richieste dell’attuale esecutivo. Una sorta di garanzia per il futuro. Che in qualche modo la “squadra” meloniana è riuscita a incassare sottolineando che gli unici due “inviati speciali” dell’Ue, sono entrambi exM5S (Di Maio e Emanuela Del Re).

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[…] Meloni, dunque, dovrà ingoiare questo boccone amaro e fare buon viso a cattiva sorte. Anche perché nei prossimi giorni ci saranno sul suo tavolo dossier molto più delicati di questo. Dalla riforma del Patto di Stabilità alla ratifica del Mes. Dalla ridefinizione del Pnrr alla correzione delle concessioni dei balneari. Aprire un altro fronte non sarebbe stato utile.

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