Estratto dal settimo capitolo di “Controvento” (ed. Piemme), il libro di Matteo Salvini
Un’altra insopportabile incoerenza della sinistra riguarda la libertà delle donne di scegliere cosa fare del proprio corpo: l’utero in affitto non fa scandalo, mentre la prostituzione (anche se volontaria) è ritenuta una bestemmia.
Un conto è la doverosa battaglia contro sfruttamento, racket, costrizione e violenza. Altro discorso riguarda la scelta della prostituzione come libera professione, da tassare, inquadrare e tutelare, come accade in diversi Paesi d’Europa e del mondo. Io credo sia necessario guardare in faccia la realtà: ritengo che l’Italia debba legalizzare il fenomeno, anche per contrastare la criminalità, e portare alla luce un giro d’affari che al momento è totalmente in nero.
Ma come Matteo, saresti favorevole a legalizzare la prostituzione e non le droghe? Assolutamente sì. Il sesso protetto non fa male a nessuno, la droga è sempre e comunque morte. Anche con questo spirito, la Lega promosse da sola e senza alcun aiuto come spesso accaduto in questi 40 anni, una raccolta firme per sottoporre a referendum la riapertura delle case chiuse abolite dalla legge Merlin.
Non ce la facemmo, ma continuo a ritenere attuale questa battaglia, a protezione di lavoratrici e lavoratori del sesso, dei clienti a cui non intendo fare lezioni di morale e di tutti i cittadini che altrimenti vedono anche per strada ciò che non si dovrebbe. Mentre ho un approccio «liberal» sul tema del sesso a pagamento ben cantato da De André nella sua immortale Città vecchia, sono assolutamente drastico sul tema ahimè di sempre maggiore attualità dello stupro.
CLIENTI E PROSTITUTE NEI BORDELLI ANNI CINQUANTA
Lo dico, sottolineando tutto il mio apprezzamento per chi – come la nostra Giulia Bongiorno con Michelle Hunziker – ha portato con forza all’attenzione dell’opinione pubblica il tema della violenza sulle donne. Anche grazie alla sensibilità di Giulia e Michelle, la Lega è riuscita a far approvare il codice rosso che dà una corsia preferenziale a chi si sente in pericolo e denuncia, in modo che lo Stato possa intervenire tempestivamente per proteggerla.
Seguendo l’esempio di altri Paesi occidentali, sono determinato a portare anche in Italia la cosiddetta castrazione chimica. In termini medici, significa abbassare la libido dei condannati per reati sessuali intervenendo con farmaci. Nulla di cruento, ma necessario per evitare che stupratori o pedofili possano danneggiare altre persone.
E pazienza se, anche in questo caso, sinistra e media mainstream si dimenticano improvvisamente i loro slogan europeisti: gli altri Paesi sono un modello da seguire solo per i temi cari al politicamente corretto e quindi alla sinistra. Va bene seguire Germania o Francia se dobbiamo chiedere sacrifici ai cittadini, ma non se – per esempio – ragioniamo su nucleare, castrazione chimica, legalizzazione della prostituzione.
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