CLAUDIO BOZZA per il Corriere della Sera
claudio cominardi giuseppe conte
Almeno una ventina di deputati e 4-5 senatori. È questa l'entità della prossima, possibile, scissione minacciata dai parlamentari 5 Stelle. Un'altra pericolosa insidia per la leadership di Giuseppe Conte, che, rischia di continuare la sua marcia come generale di un esercito sempre più risicato, circostanza che potrebbe anche innescare un crollo in vista del Quirinale.
Dopo l'ultima serie di addii tra espulsioni e scissioni per il sostegno al governo Draghi, l'ex premier è di nuovo costretto a fare i conti con i numeri, sia per quanto riguarda il pallottoliere parlamentare, sia per le cifre (in rosso) del bilancio per la gestione della macchina del Movimento. A far scoppiare l'ultima ondata di mal di pancia tra gli eletti è stata la mail inviata da Claudio Cominardi, tesoriere M5S, in cui si chiede a diverse decine di parlamentari di mettersi in regola con i versamenti al partito.
«Siamo diventati un'Equitalia a 5 Stelle», dice sarcastico un senatore. Questo perché, alle sette di mattina, nella casella postale di ogni parlamentare è stata recapitata una missiva con un rigido invito a mettersi in regola, allegando per ciascun moroso una dettagliata cartella esattoriale. Mancherebbe all'appello almeno un milione di euro: nei casi più virtuosi ci sono esponenti indietro di 4-5 mila euro ciascuno, mentre tra i recordman si superano anche i 60 mila.
«Pagare? - si domanda uno degli anti Conte, sotto promessa dell'anonimato - E perché mai? Pretendiamo di vedere nel dettaglio dove e come vengono impiegati tutti i nostri contributi. Invece i punti d'ombra sono troppi». Una delle voci più dibattute nelle chat a 5 Stelle è quella che riguarda gli oltre 10 mila euro di affitto pagati per la sede a due passi da Montecitorio: nuova sì, ma ancora completamente vuota nonostante il canone venga pagato da tempo.
È in questo contesto che la mail di Cominardi ha riacceso le polveri di una guerra che sembrava rimandata ai primi di marzo, dopo il voto sul Colle. Mentre la tempistica del «richiamo», specie con il voto per il presidente della Repubblica alle porte, non sembra essere stata delle più ponderate.
Così sono tornati a circolare elenchi di ribelli. La maggioranza di loro è alla Camera: tanti peones e quasi tutti al secondo mandato. Un profilo, insomma, di chi può andare alla guerra con più tranquillità, avendo possibilità assai risicate di rielezione. «Al prossimo giro, con 345 posti in meno, e sperando di mantenere almeno il 15% dei consensi rientrerà in Parlamento al massimo un parlamentare sui 3 attuali», confida uno dei senatori più esperti di numeri.
Tra i più agguerriti, secondo le voci del nuovo «totoscissione» in Transatlantico, ci sarebbero: Daniele Del Grosso, Gianluca Vacca, il presidente della commissione Agricoltura Filippo Gallinella, Vita Martinciglio, Giuseppe D'Ippolito, Roberto Rossini, Emanuele Scagliusi; mentre al Senato il nome dell'anti Conte più ricorrente risulta essere Cristiano Anastasi. Resta ora da capire se Conte riuscirà a ricompattare i gruppi ed evitare un'altra emorragia. Ma la sfida finale è dietro l'angolo: le truppe ubbidiranno compatte alle indicazioni dell'ex premier per votare il successore di Sergio Mattarella?
il video di conte che parla inglese 6