Marco Bresolin per “la Stampa”
PAOLO GENTILONI VALDIS DOMBROVSKIS
Se guardiamo soltanto all'andamento del Pil, il peggio sembra essere alle spalle. Ma per Paolo Gentiloni c'è il rischio che in autunno, in Italia, si manifestino «le conseguenze sociali» della crisi, soprattutto sul fronte dell'occupazione. È anche per questo che il commissario Ue all'Economia spera in un accordo rapido sul Recovery Fund. Uno strumento che - in attesa dei soldi veri, in arrivo soltanto a partire dal 2021 - secondo l'ex premier potrebbe aiutare a migliorare il clima di fiducia in Italia, favorendo così la ripresa economica già a partire dai prossimi mesi.
L'impatto della crisi sanitaria sulle economie europee è devastante, ma in Italia sarà più forte che altrove: è solo colpa della pandemia oppure anche di una cattiva gestione?
«L'Italia è stata il Paese europeo con il periodo di chiusura più prolungato. E siccome abbiamo visto l'impatto devastante che i lockdown hanno sulle economie, questo ha certamente un effetto».
Però l'Italia è anche tra i Paesi che più di tutti faticheranno a tornare ai livelli pre-crisi: cosa frena la ripartenza?
«Le previsioni sulla ripresa nel prossimo anno sono basate su diversi fattori, non ultimo le preoccupazioni legate al fatto che la zona più colpita dalla crisi sanitaria è anche la zona motore dell'economia italiana. Inoltre ci sono timori sul commercio internazionale: l'Italia è un Paese molto orientato all'export e questo ha un impatto. Comunque si prevede un rimbalzo di crescita superiore al 6%».
Nelle previsioni economiche, la Commissione scrive che il momento peggiore è alle spalle. In Italia però c'è il timore di un "autunno caldo", tra crisi occupazionale e aziende in carenza di liquidità: condivide questa preoccupazione?
«Il peggio è passato dal punto di vista della pandemia e delle cifre del Pil che hanno registrato un crollo significativo nei primi due trimestri. Però sì, condivido le preoccupazioni per quello che potrebbe succedere in autunno. Non solo in Italia, ma anche in altri Paesi. Sotto due aspetti: rischio di insolvenza per le imprese e conseguenze sociali».
Ci sarà un'ondata di disoccupazione?
«Se guardiamo ai dati di disoccupazione attuali, effettivamente questo rischio può essere sottostimato. Quei numeri sono influenzati dagli strumenti messi in campo per il sostegno all'occupazione, come la cassa integrazione. Inoltre, durante il lockdown la gente non cercava lavoro e questo ha contribuito a tenere basso il tasso di disoccupazione».
La cassa integrazione potrebbe trovare nuovo ossigeno con lo strumento europeo Sure?
«Servirà a rafforzarla. Abbiamo già ricevuto manifestazioni di interesse da parte di due terzi degli Stati membri, tra cui l'Italia, ma non credo che ci saranno problemi a soddisfare le richieste di tutti. Penso che una portata di 100 miliardi sia realistica. Molti grandi Paesi - come Francia, Germania e Olanda - non faranno domanda perché non hanno interesse».
LAGARDE - MERKEL - VON DER LEYEN
Quando arriveranno i fondi?
«Va completato il deposito delle garanzie, dopodiché potremo andare sui mercati. Credo che sarà operativo dal prossimo autunno. Ma Sure non sarà eterno, per questo ci serve il Recovery Fund».
I cui fondi, però, nella migliore delle ipotesi arriveranno in primavera. Nell'attesa non si rischia di frenare la ripresa?
«La ripresa sarà spinta dalla fiducia e frenata dalle incertezze. L'incertezza è legata alla situazione epidemiologica, anche a livello globale. Io credo che l'approvazione del Recovery darà un grande contributo alla fiducia e questo potrebbe aiutare la ripresa in Paesi come l'Italia e la Spagna».
Il governo ha messo a punto il piano nazionale di riforme, ma senza tempistiche né priorità: è questo che chiede l'Europa?
«Noi non lo abbiamo ancora ricevuto, ma in base alle anticipazioni che ho letto sulla stampa sembra che il piano affronti i problemi che vanno affrontati. Però non dobbiamo mischiare i diversi strumenti: questo è un documento legato al bilancio, mentre l'elemento cruciale sarà il "Recovery and Resilience Plan"».
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Come dovrà essere costruito?
«Dovrà contenere proposte specifiche su investimenti e riforme, con tempistiche e tappe molto chiare e dovrà includere le priorità condivise a livello Ue, come il Green Deal e la transizione digitale, oltre alle raccomandazioni che la Commissione pubblica per ogni Paese. Speriamo di riceverlo già a ottobre perché poi ci servirà tempo per il dialogo e per l'approvazione. Dobbiamo avere la certezza che i programmi nazionali siano coerenti con le priorità europee».
Lei ha detto che non basterà riavere il segno positivo davanti al Pil per dichiarare la recessione conclusa, ma bisognerà tornare ai livelli pre-crisi: questo vuol dire che la clausola che sospende il Patto di Stabilità resterà attiva almeno per tutto il 2021?
«Oggi non possiamo prevedere quando questa decisione sarà presa. Al momento si discute, non abbiamo precedenti. Io reputo interessante il criterio suggerito dall'European Fiscal Board: per la disattivazione della clausola non dovrebbe bastare il semplice ritorno della crescita dell'Unione, ma servirà un ritorno ai livelli di Pil pre-crisi».