Antonio Rapisarda per “Libero quotidiano”
La risposta del governo allo strappo vistoso della Lega - che lunedì ha votato con l'opposizione di FdI e gli ex grillini per il superamento del green pass il 31 marzo - ma anche ai mal di pancia di Forza Italia e di spezzoni dei 5 Stelle che spingono per un'accelerazione verso lo stop delle restrizioni non si è fatta attendere: il ricorso alla fiducia.
Oggetto: il Dl Covid relativo all'obbligo vaccinale per gli over 50. Una decisione - preannunciata ieri in conferenza dei capigruppo con il voto previsto per stamattina - che rappresenta un segnale preciso dopo le tensioni che hanno nuovamente messo in fibrillazione la tenuta delle larghe intese e che si sono concluse, una volta bocciato l'emendamento leghista sullo stop alla carta verde, con l'astensione del Carroccio al provvedimento licenziato dalla commissione Affari sociali di Montecitorio.
IRRITAZIONE
ROBERTO SPERANZA CON MARIO DRAGHI E FRANCO LOCATELLI
Con il ricorso alla fiducia, insomma, Palazzo Chigi - con Mario Draghi più che irritato per i voti contrari che si sono susseguiti negli ultimi giorni, a partire dal dl Milleproroghe - intende chiudere la questione interna alla maggioranza. La risposta di Matteo Salvini (che ieri l'altro, a proposito dell'accelerazione sul Green pass, ribadiva come «non è guerriglia: il Parlamento fa il suo lavoro») è stata assertiva: «Il governo ha deciso che metterà la fiducia sul dl Covid? Noi la fiducia al governo la votiamo sempre».
Questione chiusa, dunque? Tutt' altro. La Lega con il suo emendamento ha voluto lanciare un messaggio al premier: in caso di stop allo stato di emergenza il pass verde non ha più motivo di esistere. Concetto e battaglia politica ribaditi ieri dal "capitano": «Tutta Europa, anzi tutto il mondo va verso le riaperture. Il 31 marzo per quello che ci riguarda finisce lo stato di emergenza e tutto quello che ne consegue».
Tesi condivisa dalla delegazione ministeriale del partito di via Bellerio. «L'allentamento delle restrizioni, prima possibile, è fondamentale», ha spiegato a QN il ministro del Turismo Massimo Garavaglia, secondo il quale «dobbiamo fare quel che fanno gli altri Paesi». In caso contrario? «Penalizziamo gli operatori e tutto il Paese, che poi paga le tasse per pagare i sostegni».
L'INCONTRO SALVINI DRAGHI BY ELLEKAPPA
A confermare il pressing, seppur "non asfissiante", di Forza Italia è stata Mariastella Gelmini: «È chiaro che tutti pensiamo - in primis il presidente Draghi, il presidente Berlusconi, ma anche Salvini - si debba andare verso un graduale allentamento delle misure, perché grazie ai vaccini la curva dei contagi si sta raffreddando e i numeri fanno ben sperare». Tutto questo, però, per il ministro gli Affari regionali (che auspica la convocazione a breve della cabina di regia) dovrà avvenire «senza compromettere i risultati raggiunti».
FRONDA M5S
Sul fronte 5 Stelle, il capo politico "sospeso" ha cercato di far rientrare la fronda aperturista: «Sulle misure anticovid abbiamo fatto una riunione congiunta dei gruppi. La nostra posizione è chiara e lineare: il M5s non rincorre i sondaggi», ha assicurato Giuseppe Conte spiegando di aver invitato il governo «a valutare una revisione delle misure, con un piano, non a colpi di emendamento».
Dal Pd, che sembra aver dimenticato di aver mandato sotto il governo sul caso Ilva, è toccato alla presidente dei senatori Simona Malpezzi polemizzare con Salvini: «La Lega deve ricordarsi che è forza di governo e che le decisioni sono state prese collegialmente. Non è possibile prendere delle decisioni tutti insieme e poi sconfessarle».
E i governatori? Alcune ricostruzioni vorrebbero quelli della Lega presi un po' in contropiede dall'iniziativa di Salvini. In realtà sembrano tutti concordi con lo stop alle restrizioni: da Attilio Fontana («I segnali ci sono: penso che sia sicuramente giunto il momento di riacquistare le nostre libertà») a Luca Zaia («Con questi dati la vedrei un po' complicata rinnovare lo stato di emergenza dopo il 31 marzo»). Sulla stessa linea il governatore meloniano delle Marche Francesco Acquaroli: «Credo che parlare di emergenza sanitaria in questo momento, con tutto quello che abbiamo vissuto, sia assolutamente fuori dal tempo».
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