LETTA SUL TETTO DEL FINANZIAMENTO CHE SCOTTA - IL PD VUOLE CHIUDERE I RUBINETTI DI SILVIO: FORZA ITALIA A RISCHIO E GOVERNINO TRABALLANTE

La battaglia sul finanziamento ai partiti fa traballare Lettaenrico - Il Pd vuole un tetto di 100mila euro per i finanziamenti dei privati: significa la morte di Forza Italia che non potrebbe più essere foraggiata da Berlusconi - Banana’s in rivolta, prove di nuova maggioranza Pd-M5S…

Condividi questo articolo


1-SOLDI AI PARTITI, ROTTURA PD-PDL SUL TETTO ALLE DONAZIONI DEI PRIVATI
Liana Milella per "La Repubblica"

Stamattina si tratterà ancora. Per evitare lo scontro sul finanziamento ai partiti che dura da due giorni e che oggi approderà in aula alla Camera. Col rischio di produrre conseguenze devastanti per il governo se Pd e Pdl si dividono.

Silvio berluSilvio berlu

Lo si può raccontare con la collera fuori verbale di Maria Stella Gelmini, che esce furibonda da un vertice di maggioranza al Senato finito malamente: «Non basta che con la decadenza vogliono espellere Berlusconi fisicamente dal Parlamento, adesso vogliono anche far fuori Forza Italia impedendo che Berlusconi stesso la finanzi». I nemici, ovviamente, sono quelli del Pd.

Oppure si può ascoltare la voce di Gaetano Quagliariello, il ministro per le Riforme che, pur a Parigi per impegni istituzionali, ha trattato tutto il giorno per evitare una clamorosa e praticamente annunciata rottura: «Il governo aveva trovato un accordo e fatto un ddl. Che si può cambiare in Parlamento, ma per trovare un altro accordo, che vada anche oltre la maggioranza. Di certo però non può essere un'intesa unilaterale, di un solo partito che stravolga il testo originario».

silvio berlu occhialisilvio berlu occhiali

Il Pd, appunto. Che non è disposto a cedere sul principio di un tetto - l'ipotesi, trattabile nella progressiva entrata in vigore, è 100mila euro - ai finanziamenti dei privati. Il Pdl pensa ai bonifici milionari di Berlusconi, e non ci sta. Il tavolo salta. La commissione Affari costituzionali è costretta a prendere atto che il testo non si può chiudere.

Lo ammette il presidente Francesco Paolo Sisto. Si va in aula oggi, alle 16, senza relatore. Il governo rischia una clamorosa spaccatura. Pdl isolato contro tutti gli altri. Dicono i berlusconiani: «Stiamo attenti, qui potremmo fare un enorme regalo a Grillo se il governo dovesse cadere proprio sul finanziamento ai partiti».

berlusconi guarda il suo quadro nella sede di forza italiaberlusconi guarda il suo quadro nella sede di forza italia

Il rischio c'è, ed è grosso. Quagliariello torna in Italia oggi all'alba. Dice chiaro: «Lavorerò per una mediazione». E se il governo va sotto? È vero, come dicono i suoi, che lei ha già messo sul tavolo le sue dimissioni?

Il ministro: «Il governo ne deve discutere preventivamente, ma se succede non può far finta di nulla, fischiettando all'inglese, come se non fosse successo niente. Stiamo parlando di una questione rilevante per la vita stessa della democrazia , dei partiti, del Paese. L'ho ripetuto con chiarezza sia ai miei che al Pd e a Sc». L'ipotesi Letta di ricorrere a un decreto? La risposta di Quagliariello è netta: «Nel vivo di una discussione parlamentare l'ipotesi è improponibile ».

Ecco, 48 ore di scontri, il putiferio in commissione, una lite durissima al Senato tra capigruppo - pure sul mancato accordo, poi raggiunto, sulle ultime commissioni, tra cui l'Antimafia - la prospettiva oggi di un aula da incubo. Sul finanziamento tre questioni sul tavolo, di cui due dilanianti. Il tetto ai contributi privati, imprescindibile per il Pd, che ha Sel al suo fianco.

BERLUSCONI VERDINI ALFANO INAUGURAZIONE SEDE FORZA ITALIA FOTO LAPRESSBERLUSCONI VERDINI ALFANO INAUGURAZIONE SEDE FORZA ITALIA FOTO LAPRESS

Il Pdl sul fronte opposto, tetto sì ma altissimo, oltre il milione di euro. «Altrimenti è solo una spinta a dare soldi in nero» dice Gelmini. Seconda questione: le modifiche al reato di finanziamento illecito proposte dal Pdl, via la delibera della società. Tutti i processi a rischio, lo blocca la Pd Donatella Ferranti, presidente della commissione Giustizia.

Fanno muro tutto il Pd, Sel, M5S. Terza questione, quella alla fin fine più trattabile, l'emendamento "Forza Italia", ancora finanziamenti al gruppo nuovo che nasce in Parlamento (proprio come Forza Italia che spunta dalle ceneri del Pdl) se la metà più uno degli aderenti sottoscrive che era già sotto lo stesso simbolo. È stato bocciata in commissione, ma viene riproposta da Sel in aula la proposta che vengano bloccati i finanziamenti «sporchi », quelli in arrivo da chi è stato condannato. Leggi Berlusconi. Ma il è contro.

inaugurazione nuova sede forza italiainaugurazione nuova sede forza italia

Il Pdl, in evidente difficoltà, ha ipotizzato anche di chiedere il voto di fiducia. Ma sarebbe peggio mancando un'intesa. Il Pd, come per la decadenza al Senato, ne fa «una questione di principio. Dice il capogruppo alla Camera Roberto Speranza: «Un tetto ci deve essere, è un principio intoccabile. Lo ha detto anche con nettezza Epifani».

Alla contestazione del Pdl - «state stravolgendo il ddl del governo» - il Pd risponde: «Andiamo in aula e votiamo, su questioni di tale portata la nostra posizione è ferma». Poi, lo sfogo del relatore Emanuele Fiano: «Abbiamo la coscienza apposto, abbiamo fatto tutto il possibile ». Ma quel «possibile» non sta per niente bene al Pdl. Tutt'altro.

2. MISIANI: "ANCHE LA DESTRA DEVE CAPIRE CHE UN MILIARDARIO SENZA LIMITI SQUILIBRA LA SFIDA TRA POLITICI

Franceschini, Quagliariello e LettaFranceschini, Quagliariello e Letta

Da "La Repubblica"

La galassia berlusconiana non accetta un tetto al finanziamento dei privati ai partiti. Il Pdl sceglie la trincea. Ma sul punto, spiega il tesoriere Antonio Misani, i democratici sono pronti a combattere. Senza cedimenti: «Non è possibile che il Popolo delle libertà voglia ricorrere alla scorciatoia del partito del grande miliardario ». Per questo, la strada del ddl resta in salita. Quella di un decreto, invece, secondo l'esponente dem risulta impraticabile: «Non ci sono i requisiti».

antonio misianiantonio misiani

Onorevole Misiani, ci risiamo: incagliati su Berlusconi. Ma non vi sembra di chiedere troppo a un partito che da sempre può contare sulle immense risorse del Cavaliere?
«In questo modo si ripete quanto già accaduto di recente, con Berlusconi che fornisce 18 milioni di euro al Pdl. E oggi si chiama Berlusconi, ma domani si può chiamare in un altro modo....».

Per ora, però, c'è Berlusconi. E il Pdl non intende rinunciare al vantaggio.
«Guardi, il Pdl dovrebbe avere la forza di guardare ai prossimi anni. Direi ai prossimi vent'anni. A come vogliamo la nostra democrazia. Un centrodestra che può contare su milioni di voti ha tutte le possibilità di ricorre a un sistema di donazioni. Con un tetto
massimo».

ANTONIO MISIANIANTONIO MISIANI

Potreste alzare la soglia, in modo da andare incontro alle esigenze della pattuglia berlusconiana.
«Il tetto che proponiamo è più alto di quello previsto nelle altre democrazie!».

Non mollerete su questo punto, insomma.
«Per noi è dirimente. In assenza di un tetto, l'intero sistema è squilibrato perché si lascia spazio a un modello in cui i grandi finanziatori privati sono liberi di condizionare le scelte delle singole forze politiche».

Ma scusi, il Cavaliere non ha comunque sempre potuto dirottare grandi somme verso il partito?
«Non è la stessa cosa, perché nel sistema attualmente in vigore è previsto un finanziamento pubblico che consente ai partiti di affrancarsi e non dover andare con il cappello in mano dai grandi finanziatori o dalle multinazionali».

Antonio MisianAntonio Misian

Intanto manca l'accordo sugli emendamenti al ddl. In Aula si rischia la "guerriglia".
«È un peccato che non si sia trovata un'intesa in commissione. Ma le regole sono la forza di una democrazia, altrimenti la gara è squilibrata».

È possibile cercare una sponda nei grillini?
«Beh, troverei singolare non trovarla per quanto riguarda il tetto alle donazioni».

Fra rinvii e scontri, comunque, la maggioranza rimanda. Dovevate chiudere prima dell'estate...
«La fretta dettata dalla demagogia è sempre cattiva consigliera. L'importante è il risultato».

Se indugiate troppo, però, Enrico Letta potrebbe scegliere la strada del decreto.
«Dubito che il decreto abbia i requisiti previsti dalla Costituzione. Necessità e urgenza, intendo».

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

MAMMA! MORMORA LEONARDINO… - L’AFFETTUOSO INCONTRO TRA LA VEDOVA DEL VECCHIO, NICOLETTA ZAMPILLO, CON IL VIVACISSIMO FIGLIO LEONARDO MARIA, IN DECOLLO PER LA “FEBBRE DEL SABATO SERA” MILANESE: "CHIODO" AL POSTO DEL DOPPIOPETTO MANAGERIALE - DAL 27 GIUGNO 2022, SONO TRASCORSI OLTRE DUE ANNI DALLA SCOMPARSA DI DEL VECCHIO E LA GUERRA SULL’EREDITÀ TRA GLI 8 EREDI SI E’ INGARBUGLIATA DEFINITIVAMENTE QUANDO È ESPLOSO IL CASO DEGLI SPIONI MILANESI DI EQUALIZE SRL, DOVE TRA I CLIENTI PIU’ DOVIZIOSI SBUCA LEONARDINO CHE ‘’VORREBBE MONITORARE IL FRATELLO MAGGIORE CLAUDIO DEL VECCHIO E UN CONSULENTE CHE STA VICINO A UNA DELLE SUE SORELLE, PAOLA DEL VECCHIO…”

AL QUIRINALE HANNO LE PALLE PIENE DI MALUMORE PER LE SPARATE ANTI-GIUDICI DEL GOVERNO DUCIONI: "NEANCHE AI TEMPI DI BERLUSCONI..." - SERGIO MATTARELLA, CHE È IL CAPO DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA, È IRRITATO PER IL CLIMA DI DELEGITTIMAZIONE COSTANTE DELLE TOGHE DA PARTE DELLA MELONI E DEI SALVINI – L’AMMISSIONE PRESIDENZIALE (“PIÙ VOLTE HO PROMULGATO LEGGI CHE RITENEVO SBAGLIATE E INOPPORTUNE”) SPIEGA BENE IL CLIMA DI INSOFFERENZA VISSUTO AL COLLE - DI SCAZZO IN SCAZZO, MATTARELLA, DEPOSTA LA MASCHERA DA "MUMMIA SICULA", POTREBBE RISPONDERE IL 31 DICEMBRE, SCODELLANDO UN DURISSIMO DISCORSO DI FINE ANNO IN MODALITA' COSSIGA: UNA PICCONATA DOPO L'ALTRA…

DAGOREPORT – LA MEGALOMANIA DI LETIZIA MORATTI NON HA LIMITE: NON PAGA DEI FLOPPONI ALLE REGIONALI E ALLE EUROPEE, SI AUTO-CANDIDA A SINDACO DI MILANO. E HA FATTO UNA “PROPOSTA INDECENTE” A MARINA E PIER SILVIO: LA SIGNORA BRICHETTO VORREBBE RILEVARE UNA QUOTA DELLA FIDEIUSSIONE BANCARIA DA PIÙ DI 90 MILIONI CON CUI I FRATELLI BERLUSCONI SONO DIVENTATI “PROPRIETARI” DI FORZA ITALIA. RISPOSTA? NO, GRAZIE – I RAPPORTI TRA LA FAMIGLIA DEL CAV E TAJANI NON SI RASSERENANO…

DAGOREPORT - L’INIZIATIVA DI OLAF SCHOLZ DI CHIAMARE PUTIN PER TROVARE UNA SOLUZIONE ALLA GUERRA, CON CONSEGUENTE INCAZZATURA DI ZELENSKY, HA UN COMPLICE: LA POLONIA DI TUSK – LA MOSSA È INNESCATA NON SOLO DALLA CRISI ECONOMICA TEDESCA MA ANCHE DAL TRIONFO DI TRUMP - CON URSULA VON DER LEYEN DEBOLISSIMA, I LEADER DI GERMANIA E POLONIA HANNO CAPITO CHE NON POSSONO LASCIARE L’INIZIATIVA DI UNA TRATTATIVA DI PACE CON PUTIN AL TRUMPONE E ALLA SUA POLITICA ISOLAZIONISTICA CHE DELL’EUROPA SE NE FOTTE...