Caro Roberto D’Agostino,
come si capisce da quanto hai pubblicato, al Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti sono stato sottoposto a un processo pubblico in mia assenza, con accuse calunniose. Hai inserito nel titolo a me dedicato la parola “vigliacco”. Molto bene. Breve replica al testo di Carlo Bonini (dell’altro signore a stipendio berlusconiano non mi importa, non lo conosco).
Vigliacco è chi mi colpisce senza un confronto pubblico, ma alle spalle, facendo il Torquemada della mia moralità, per di più con l’uso improprio e suppongo senza il suo permesso di un eroe morto, così da trasformarmi in un essere assolutamente abietto.
In qualsiasi momento sono pronto ad accettare un confronto pubblico nella sede del Consiglio dell’Ordine o dovunque.
Premetto. Ho derogato da regole deontologiche, pensando in buona fede ci fossero in ballo valori più alti. Me lo ha chiesto il governo di questo Paese. Ho pagato con 8 (otto) anni di ostracismo. Non ho fatto del male a nessuno. Semmai, lo ridico con forza, ho contribuito a salvare la vita a diversi sequestrati! Esistono deposizioni su questo. Si chieda al Copasir, al governo di adesso, se è vero o no. Non mi aspetto medaglie. Ma vigliacco, porcatroia, no.
Non ho mai spiato Bonini e D’Avanzo. Né vilmente né nobilmente. Altrimenti mi avrebbero perseguito. Bonini poteva denunciarmi in sede penale o civile. Ora mi dà del vigliacco e mi accusa di aver spiato giornalisti per conto del Sismi. Falso.
Ho combattuto lealmente le tesi di Bonini e D’Avanzo, sostenendo l’innocenza del Sismi, della quale sono assolutamente certo. L’innocenza è provata dalla decisione della Consulta di ritenere lecita l’apposizione del segreto di Stato; ciò che non sarebbe se coprisse un delitto eversivo come il sequestro di persona. La Corte Costituzionale ha smentito perciò la procura di Milano, le tesi di “Repubblica” e la prima sentenza della Cassazione, ponendo gli atti di Pollari e Mancini nel merito del caso Abu Omar all’interno del recinto della “salus rei pubblicae”.
Io ho patteggiato (sbagliando) una pena a 6600 euro di multa per aver aiutato persone innocenti che hanno agito per la salvezza della Repubblica, come attestato da quattro governi: Berlusconi, Prodi, Monti, Letta. Tutti vigliacchi, tutti complici di infamie? Da ogni parte sono accusato di aver diffamato Prodi copiando dossier. Falso. Controprova: perché – lui che è un querelatore formidabile – non mi ha trascinato in Tribunale? Sarebbe interessante anche un confronto su questo, io sempre disponibile.
Quanto all’offesa che avrei arrecato al defunto D’Avanzo, mi spiace tantissimo non essere riuscito a spiegarmi con lui. Ne ho scritto in un articolo pubblicato su “Tempi” nell’agosto del 2011, appena appresa la sua scomparsa, avvenuta mentre si allenava su una bicicletta da corsa. Lo ricopio per egoismo: per incrinare in chi mi detesta la plumbea cappa di menzogna che mi trovo piazzata addosso. E anche per onorare di nuovo, come sono capace, D’Avanzo.
“D’Avanzo… Quando ho saputo della sua morte, improvvisa, a 57 anni, mi parve che assieme a lui fosse crollato a terra qualcosa di me. Ho guardato su google map il luogo, Calcara (Viterbo), il paesaggio intorno, la strada. Se n’era andata una persona con cui in questo mondo sbilenco e non più cristiano era stato impossibile spiegarsi, anche dolersi, ma senza applicare il programma automatico di risposta alle rispettive obiezioni.
Noi aspiriamo alla comunione, nulla ci è estraneo, e la sua morte è stata un po’ anche la mia morte. So che uno commenterà: esagerato. Intanto sottoterra c’è lui, e non te. Il fatto è che io so, lo so, che la morte non è l’ultima parola sulla vita, so anche che aveva una passione tremenda, e gli pulsava sangue e non inchiostro né fiele nelle vene. Io penso ci spiegheremo, un giorno. In un posto spero molto bello”.
P:S. Ritengo una cosa triste usare gli amici defunti, corazzando grazie alla loro memoria la propria reputazione. Per amore della completezza d’informazione, che dev’essere pure un capitolo della deontologia, un paio di domandine pubbliche. Perché D’Avanzo ruppe con Bonini, spezzando la sacra coppia? C’entra il ruolo che Bonini ebbe di penna obiettivamente collaborazionista con il Sismi post-Pollari nel caso Mastrogiacomo, compresa la diffusione di notizie non proprio esatte, immediatamente dopo il rientro in patria del collega di “Repubblica”, ottenuta con la liberazione di capi talebani assassini?