Estratto dell’articolo di Francesco Grignetti e Ilario Lombardo per “La Stampa”
[…] A ben vedere, però, pur facendo la mossa di cedere qualcosa all'alleato, è il duo Meloni-Mantovano che stravince: Pisani infatti era anche il candidato occulto di Mantovano.
Di fatto, con suo fratello alla Finanza e il pupillo Pisani alla Polizia, trionfano gli uomini legati a un altro ex capo della polizia, il sempreverde Gianni De Gennaro, molto vicino alla destra e a Mantovano (il quale era sottosegretario all'Interno proprio negli anni 2001-2006), deus ex machina della sicurezza negli anni del G8 di Genova, ma apprezzatissimo a sinistra in quanto eccellente investigatore antimafia negli Anni Novanta.
Si consideri che Gabrielli aveva avuto carta bianca sotto il governo Draghi in veste di sottosegretario alla Presidenza e responsabile politico dei Servizi. Mantovano è ora al suo posto e sta smantellando quel che ha trovato un mattone alla volta, una testa alla volta, come s'è visto anche con il direttore dell'Agenzia di Cybersicurezza.
Il dato più politico che affiora dall'ultimo braccio di ferro, è che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio sta riuscendo quasi sempre a imporre la sua volontà ai partiti e ai ministri. E lo fa a discapito anche di un altro consigliere fidatissimo di Meloni come il sottosegretario con delega al programma di governo, Giovanbattista Fazzolari. Uomo di partito, con solido Dna sovranista, sconta però una scarsa rete di conoscenze rispetto a quella che Mantovano ha costruito nella sua lunga esperienza di magistrato e di uomo di governo. —
giorgia meloni alfredo mantovano