Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”
salvatore buzzi con il quarto stato alle spalle
Lui la descrive così: «Andavo in consiglio comunale e lei non può immaginare la scena qual era. A parte che entravo, ero conosciutissimo, arriva uno “mi assume questo”, ne arriva un altro “mi assumi quest’altro”, “mi sponsorizzi la festa”, cioè una cosa incredibile, non gliela facevo più».
Parla Salvatore Buzzi, l’uomo delle cooperative accusato con l’ex estremista dei Nar Massimo Carminati di aver guidato l’associazione mafiosa infiltrata nel Campidoglio e nella Regione Lazio. Giura di voler collaborare perché, come specifica il suo avvocato Alessandro Diddi, «vogliamo dimostrare di essere stati costretti a pagare tangenti per lavorare». Insomma «concussi e non mafiosi».
Elenca fatti, nomi, circostanze che adesso andranno verificate perché lui stesso ammette che «molte cose me le ha raccontate Luca Odevaine, comprese le operazioni sporche quando era alla Provincia di Roma» ma altre le ha gestite direttamente e i pubblici ministeri di Roma stanno effettuando riscontri anche tenendo conto che su alcuni indagati, in particolare l’ex sindaco Gianni Alemanno, nega episodi già accertati dalle indagini. E lo fanno in vista della richiesta di giudizio immediato, che sarà depositata la prossima settimana.
SALVATORE BUZZI FRANCO PANZIRONI
L’appalto di Marino
Il 23 giugno il procuratore aggiunto Michele Prestipino e il sostituto Paolo Ielo entrano nel carcere di Cagliari. Lo interrogano per ore. Affrontano ogni capitolo dell’inchiesta, si soffermano sul ruolo dei politici e dei funzionari.
Dichiara Buzzi: «Adesso con Marino i dirigenti decidono di più, prima non decidevano niente. Perché prima era l’assessore che diceva: “Fai questo, fai questo, fai quest’ altro...”.
Con la giunta Alemanno decideva l’assessore ovviamente. I consiglieri comunali facevano la mediazione direttamente con l’assessore... Nell’anomalia del Comune di Roma i 78 milioni di euro con Marino li decisero in maniera vaga addirittura senza appalto, quindi c’abbiamo questi meccanismi, capito? Cioè io le vorrei dire una cosa che sembra banale, i vuoti si riempiono, quindi se io non mi occupo delle cose il mio posto viene preso sicuramente da qualcun altro, quindi qual era il nostro problema quotidiano tutti i giorni? Era sbattersi tra la politica e tra i dirigenti, passa’ sui corridoi, assumere persone».
buzzi e marino twittati da marcello fiori
L’accordo con Zingaretti
Che ci fosse un accordo politico tra il governatore Nicola Zingaretti e il capo dell’opposizione Luca Gramazio (tuttora in carcere per corruzione e favoreggiamento dell’associazione mafiosa) per spartirsi l’appalto regionale del Recup, il numero unico della Sanità, era già emerso poco dopo gli arresti di funzionari e politici. E nell’elenco degli indagati è stato iscritto Maurizio Venafro, il capo di gabinetto di Zingaretti.
Buzzi : «Gramazio va da Zingaretti e gli dice: “guarda, l’opposizione sono io non è Storace, che c’ha un solo consigliere” e quindi l’accordo diventa Zingaretti-Gramazio. Praticamente Zingaretti dice: “Non ti preoccupare, fai questa cosa con Venafro, ci penso io con Venafro”. Da quel momento in poi si parla solo con Venafro. Fatto l’accordo politico a monte col presidente poi parli col capo di gabinetto. Gramazio per essere sicuro che l’accordo fosse rispettato chiede che gli venga inserito un membro in commissione... perché era una gara da 90 milioni di euro».
Ielo : «60 + 30, giusto?».
Buzzi : «Sicuramente diventerà da 120, perché con le proroghe... Ora Gramazio si rivolge a Venafro, Venafro gli dice: “Va bene, mi ha trasmesso la cosa il presidente, quindi stai tranquillo uno (lotto ndr ) è il tuo. Quale vuoi?”. E noi gli diciamo: “Vogliamo il 4”, invece poi ci danno il 3, insomma uno dei due più piccolini».
«L’uomo dei soldi»
Quando parla di soldi da versare ai politici Buzzi indica «Peppe Cionci, l’uomo di Zingaretti».
Buzzi : «Tiene le cose economiche di Zingaretti».
Ielo: «Cosa intende per “l’uomo dei soldi”?».
Buzzi : «Perché se uno deve fare una campagna elettorale e se deve dare i soldi al comitato di Zingaretti si rivolge a Cionci, se devi dare i soldi a Marino, ti rivolgi a Cionci, tutti a Cionci. È un uomo abbastanza conosciuto a Roma».
Ielo : «Per i finanziamenti per Zingaretti?».
Buzzi : «Esatto».
Non solo. Aggiunge Buzzi: Quando abbiamo dato i famosi 30 mila euro a Marino abbiamo fatto un bonifico tracciabile, attraverso Cionci». E giura di aver parlato direttamente con lui. Lo cita anche quando ricorda che «nel 2008 Zingaretti vince le elezioni provinciali e Odevaine viene nominato capo della polizia provinciale. Lui c’ha questa conoscenza con Zingaretti, con Venafro e con Cavicchia, Cavicchia era il segretario generale della Provincia. E mi raccontò che le operazioni sporche lì le facevano Cionci, Cavicchia e Venafro e mi raccontò ‘sta cosa dell’acquisto della sede della Provincia».
Buzzi specifica di non avere conoscenza diretta della vicenda «non gli so dire tutti i passaggi, glieli dico così», però dichiara a verbale: «La sede della Provincia fu comprata da Parnasi con contratto di acquisto praticamente prima ancora di costrui’ l’immobile... Quindi viene bandita la gara, vince Parnasi, si incazza tanto con Caltagirone, tant’è vero che il Messaggero fa campagna per giorni e giorni su questa storia, perché ovviamente Caltagirone se perde un metro cubo si arrabbia e anche perché Parnasi facendo questa operazione si salva dal fallimento. Operazione che vale 180 milioni di euro». Prestipino è lapidario: «Lei ci deve dire quello che sa lei non quello che ha letto sul Messaggero ».
christiane filangieri e luca parnasi sposi francesco gaetano caltagirone