MATTEUCCIO PARLA DEL “RENZI 1”: “SE QUALCUNO VUOLE UN NUOVO ESECUTIVO, LO DICA. MA IO PREFERISCO CHE LETTA REGGA FINO AL 2015”

Il segretario Pd è in Sardegna per sostenere Pigliaru, che rischia uno schiaffone da Cappellacci anche grazie alla concorrenza della Murgia - “Io li ho spiazzati, pensavano mi sedessi al tavolo a dare ordini. Invece tocca a Letta decidere sui ministri, su chi ha fatto bene o male. Io sono l’unico ad aver preso i voti, eppure mi accusano di manovre di palazzo”…

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Carlo Bertini per "La Stampa"

«Se qualcuno vuole un nuovo governo che duri fino al 2018 lo dica, sono le forze politiche a doversi pronunciare». Seduto a un tavolino dell'aeroporto di Cagliari, mentre finisce di scolarsi mezzo litro d'acqua reduce dal suo comizio di sostegno a Francesco Pigliaru, Matteo Renzi squaderna uno dopo l'altro i tre scenari possibili.

LETTA E RENZILETTA E RENZI

Tre scenari che elenca con un ordine non casuale, a dimostrazione che per lui andrebbe benissimo tirare dritto con il governo Letta per otto mesi e votare nel 2015. Ma se anche il leader Pd aspetta di vedere cosa farà il premier «lunedì ci darà la notizia», è perché rigetta con asprezza la tesi che lo stallo sia colpa sua. Quella che si apre domani è una settimana cruciale per le sorti delle istituzioni ma lunedì prossimo ci sarà l'esito del primo voto da quando è segretario Pd, quello in Sardegna, che lo preoccupa non poco.

«Ce la facciamo, che dici?», domanda al sindaco Massimo Zedda prima di parlare di fronte a duemila persone, accalcate nello stesso salone della fiera di Cagliari dove si cimentò giorni fa Berlusconi. C'è il problema dei voti sottratti al Pd dalla lista della scrittrice Michela Murgia che rischiano di far vincere Cappellacci, ma quella è un'altra storia.

FRANCESCO PIGLIARUFRANCESCO PIGLIARU

Per ora la scadenza più prossima è con la legge elettorale e il match con il premier. Tra una foto e l'altra con una squadra di pallavolo, Renzi dice come la vede. «Il tema è molto semplice, se il governo mantiene gli impegni che si è preso, ha otto mesi davanti e noi collaboriamo come è doveroso. Se non ce la si fa e si vuole andare a votare subito, o subito dopo la nuova legge elettorale, lo dicessero».

Insomma Renzi non si muove dallo schema dei 18 mesi delineati da Letta in aprile per svolgere il suo programma, ma lancia la sua sfida. «Io non ho paura delle piazze, delle elezioni, in mezzo alla gente ci sto e non mi crea difficoltà fare una campagna elettorale». Ergo, «se l'obiettivo e quello di fare un governo nuovo che duri di più, lo dicano. Perché devono dare la colpa a me, che sono in giro per l'italia a fare cose concrete, i problemi della politica romana? Non parliamo di fumo. Se vogliono riveder la compagine del governo, che dicano chi ha funzionato bene e chi male. Ma non è accettabile dire che è colpa del Pd se siamo in queste condizioni».

RENZI E BERLUSCONI A CENARENZI E BERLUSCONI A CENA

E se le chiedono un giudizio sui ministri e una valutazione sui nomi da inserire? «Non devo essere io a farlo. Quindi il premier dica quello che deve dire». E torna sul punto del rimpasto. «Io li ho spiazzati perché tutti si aspettavano che, vinte le primarie, mi sedessi al tavolo della politica romana e dicessi ora tocca a me ordinare. Non l'ho fatto, ma ho dato una mano cercando di trovare un accordo faticoso sulla legge elettorale con Berlusconi».

Insomma il leader Pd ora aspetta che «lunedì Letta dica ciò che deve dire. Cosa posso fare di più io? E una situazione kafkiana: abbiamo messo in campo in un mese una legge elettorale che loro avevano tenuta ferma. Accusano me di manovre di palazzo e prima mi accusavano di esser troppo franco e trasparente. Si decidessero».

E il patto di governo? «C'è già e per me dura altri otto mesi. Ho dato la disponibilità più ampia possibile a ragionare di contenuti. Siamo a un passo dalle riforme e io sono molto sereno e tranquillo. Verifico però che una parte significativa degli alleati della coalizione e del Pd dicono: "che facciamo?"». E qui Renzi elenca i suoi tre schemi.

letta napolitano xletta napolitano x

«Se qualcuno ritiene che il governo sia debole, lo dica ma io non ci metto bocca. Quindi il primo schema è andare avanti col governo Letta. Secondo, si va a elezioni o con l'italicum o il consultellum. Terza ipotesi si cambia schema, si va al 2018 con un progetto totalmente diverso». Con lei premier? E qui schiva il colpo.

«Questo è secondario, non è un problema di nome, ma il punto è che non si farebbe più ordinaria amministrazione, ma si riforma l'Italia. Vogliono andare sullo schema C che è quello che preferisco meno? E lo dicano. Chi? Le forze della coalizione. Per me la prima è la cosa migliore è la terza e l'ultima. Quindi il giochino di dire che Renzi vuole andare a Palazzo Chigi non regge, non hanno capito niente».

Come si arriva a realizzare lo schema A? «Ce lo dirà Letta. I ministri li deve scegliere lui, non devo dire sì o no. E' contento di come stanno andando le cose? Io ho già detto cosa va fatto sul lavoro, sulla scuola. Allora si faccia un ragionamento su cosa non ha funzionato bene, su chi ha lavorato male e perché. Non mi fanno contento con due ministri, il mercato delle vacche con me non funziona. Ma decidano, abbiamo già pazientato abbastanza». Renzi sostiene di essere quello che meno di tutti vuole un governo diverso fino al 2018. «E poi dirmi che io voglio fare manovre di palazzo, quando sono l'unico ad aver preso i voti...».

MICHELA MURGIAMICHELA MURGIA

 

 

 

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