1 – ROBERTO SALIS, 'GRAZIE A LA RUSSA, PIENA CONVERGENZA'
ROBERTO SALIS - PADRE DI ILARIA SALIS
(ANSA) - "Ringrazio il presidente del Senato Ignazio La Russa, è stato un incontro amichevole ed empatico. Abbiamo piena convergenza sulla strategia da adottare e come famiglia siamo confidenti che la strada intrapresa sia quella giusta". E' quanto ha detto all'ANSA Roberto Salis, il padre della 39enne detenuta a Budapest, dopo aver incontrato il presidente del Senato Ignazio La Russa.
"Adesso per il bene di Ilaria e per la difesa della sua dignità e dei suoi diritti – ha aggiunto - la famiglia chiede a tutti di smorzare i toni della polemica politica e preghiamo di cessare qualsiasi tentativo di strumentalizzazione del caso".
2 - MELONI: “DIRITTI PER ILARIA MA ALTRI USANO LE CATENE” SI TRATTA SUI DOMICILIARI
Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco e Giuliano Foschini per “la Repubblica”
Sulla strada che Ilaria Salis potrebbe percorrere per uscire dall’orrendo carcere di Budapest sono state costruite in queste ore due uscite. La prima, quella della propaganda, la conduce in un vicolo cieco. Ha cominciato Matteo Salvini e ha completato il lavoro ieri, dopo giorni di silenzio, la premier Giorgia Meloni.
Con il racconto che vuole l’Ungheria un Paese in grado di garantire «un giusto processo», con condizioni detentive accettabili, e descrive Salis come un’italiana da assistere, certo, ma accusata di «reati gravissimi» e «di fare parte della banda del martello», per la quale in fondo è meglio non esporsi troppo.
La seconda uscita è invece quella del compromesso tecnico. E aprirebbe uno squarcio di luce nel futuro di Ilaria: il ministero della Giustizia sta infatti lavorando a una relazione, da mettere a disposizione della difesa nei giorni prossimi, con la quale l’Italia si impegnerebbe a garantire «la massima sicurezza» qualora alla donna fossero concessi gli arresti domiciliari in Italia.
«Braccialetto elettronico, vigilanza e impegno a farla partecipare a tutte le udienze del processo previste a Budapest» che, calendario alla mano, non finirebbe prima del 2025. Stando così le cose, Ilaria Salis dovrebbe restare almeno un altro anno con le manette ai polsi e alle caviglie, e al guinzaglio delle guardie carcerarie per lasciare la sua cella. Una barbarie.
Che accadrà, dunque? Un punto cruciale — come è emerso anche dalle parole di Meloni dopo l’incontro con Viktor Orban a Bruxelles — riguarda proprio i tempi del giudizio: perché ne ha diritto la detenuta, perché preme l’opinione pubblica e perché la premier difficilmente riuscirebbe a gestire serenamente i rapporti con l’alleato ungherese in assenza di una soluzione rapida. «Spero in un processo giusto e, mi permetto di dire, anche veloce».
[…] non ha alcuna intenzione di mettere in discussione il rapporto con Orban, anzi sostiene che l’Ungheria — un Paese sanzionato per il mancato rispetto dello stato di diritto — garantirebbe un equilibrio tra poteri: «Né io, né lui possiamo entrare nel giudizio che compete la magistratura. Come in Italia, anche a Budapest c’è l’autonomia dei giudici». Una carezza all’amico Orban che annuncia anche l’ingresso nei Conservatori, la famiglia europea di FdI. […]
A proposito di catene: la presidente del Consiglio non si mostra neanche particolarmente indignata perle immagini di Ilaria Salis al guinzaglio. «Accade in diversi Paesi, anche occidentali. Non è nostro costume, sono certo immagini che impattano, ma in altri Stati sovrani funziona così».
Meloni, in realtà, sa che le cose non stanno proprio così. Tanto che l’ambasciatore italiano in Ungheria, Manuel Jacoangeli, nell’incontro avuto due giorni fa con il ministro della Giustizia ungherese, ha dovuto portare il plico dei giornali italiani, con le foto in prima pagina di Ilaria in catene, proprio per segnalarne straordinarietà e delicatezza: «Caro ministro, la situazione della nostra opinione pubblica è questa». […]
Quanto all’eventuale detenzione in Italia, al centro della mediazione di queste ore, la premier non si sbilancia: «Il tema va discusso quando sapremo come andrà il processo». In realtà, la discussione è già partita. La difesa di Salis ha chiesto in tre occasioni i domiciliari, sempre respinti dal tribunale ungherese con la motivazione che esisterebbe un pericolo di fuga. «In Italia questo rischio però non esisterebbe», è il ragionamento che ci si appresta a fare ai giudici di Budapest, depositando anche l’impegno del ministero ad adottare tutte una serie di procedure per eliminare il rischio evasione. […]
2. NON ESISTE NESSUN CASO SALIS. MELONI SPOSA LA LINEA UNGHERESE
Estratto dell’articolo di Giulia Merlo per “Domani”
Il caso di Ilaria Salis, l’italiana detenuta in Ungheria e portata in udienza con le catene a mani e piedi, insegue la premier Giorgia Meloni anche al vertice europeo di Bruxelles. La presidente del Consiglio non ha potuto sottrarsi ai microfoni e per la prima volta ha parlato della vicenda, anche perché alla vigilia dell’incontro coi leader europei il suo primo colloquio è stato proprio con il presidente ungherese Viktor Orban, suo amico e alleato che ieri ha annunciato il suo ingresso nei Conservatori europei guidati proprio da Meloni.
E l’esito è stato un allineamento italiano alla posizione ungherese, la cui linea è: il caso Salis non esiste. Dal punto di vista comunicativo, infatti, il presidente Orban ha preso in mano la vicenda, che sul fronte ungherese è stata attenzionata visti anche i movimenti dei vertici istituzionali dopo lo scoppio della polemica in Italia.
E il presidente, a differenza di Meloni, non si è chiuso nel silenzio ma ha approfittato dei microfoni per invertire la narrazione e dare la sua versione dei fatti: «Ho raccontato nei dettagli il caso a Meloni. Le ho detto che la magistratura non dipende dal governo, ma dal Parlamento. L'unica cosa che sono legittimato a fare è fornire dettagli sul suo trattamento in carcere ed esercitare un'influenza perché abbia un equo trattamento». Poi ha smentito la denuncia di Salis di essere stata lasciata per mesi senza possibilità di comunicare: «Salis ha potuto fare delle telefonate e non è stata isolata dal mondo». […]
Ed evidentemente inattendibile è anche la lettera di Salis agli atti del tribunale di Milano, in cui la donna ha raccontato di essere stata trattata «come una bestia al guinzaglio». Ieri, inoltre, l’avvocato della donna ha denunciato che Salis è stata interrogata dal personale del carcere dopo l’udienza di lunedì e, alla fine, le è stato fatto firmare un verbale in lingua ungherese che lei non ha potuto comprendere.
Giorgia Meloni Viktor Orban Mateusz Morawiecki
Se nei giorni scorsi era trapelata la volontà di Meloni di tentare di risolvere positivamente la vicenda in tempi rapidi, la mossa di Orban l’ha colpita e affondata. Al termine del vertice europeo e incalzata dai cronisti, infatti, la premier si è allineata alla linea dell’amico ungherese: «Con lui ho parlato del fatto che a Salis sia riservato un trattamento di dignità, di rispetto, un giusto processo, ma anche un veloce processo», ma «nè io nè Orban possiamo entrare nel giudizio che compete alla magistratura».
[…]
La linea finalmente espressa da Meloni, quindi, è di poco dissimile da quella di Salvini: minimizzare qualsiasi dubbio sullo stato di detenzione in cui è tenuta Ilaria Salis e, nel caso, portare l’attenzione non sui suoi diritti anche di imputata ma sul fatto che la donna dovrà dimostrare la sua innocenza.
giorgia meloni viktor orban meme by edoardo baraldi
La rincorsa a destra della premier ha fatto tirare un sospiro di sollievo ai ranghi di Fratelli d’Italia che – con l’eccezione di Fabio Rampelli – ha continuato a mantenere assoluto silenzio sulla vicenda sino anche a negare di aver visto le foto, come ha fatto nei giorni scorsi il ministro Francesco Lollobrigida.
Sempre con la sua proverbiale discrezione, l’unico a tentare di non politicizzare il caso Salis è stato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, direttamente investito della vicenda. «Evitiamo di trasformare una vicenda giudiziaria in un fatto politico. Io sono garantista sempre, dobbiamo guardare alla persona. A me non interessa se Salis sta dentro per un reato di tipo politico» […]
I colloqui belgi, tuttavia, segnano l’appiattimento sulla versione di Orban: l’Italia non ha ragione di lamentarsi di alcun che. Con buona pace delle direttive europee in materia di detenzione e proporzionalità della pena (Salis rischia 24 anni per il reato di lesioni personali guaribili in 8 giorni) e i molti dubbi già sollevati dall’Ue sull’indipendenza della magistratura ungherese.
ILARIA SALIS FRANCESCO LOLLOBRIGIDA E ILARIA SALIS - VIGNETTA BY VUKIC ROBERTO SALIS PADRE DI ILARIA SALIS meloni orban