MONTI? SMONTIAMOLI! - FORNERO SOTTO ASSEDIO A NAPOLI, PASSERA E BARCA COSTRETTI A FUGGIRE IN ELICOTTERO DAGLI OPERAI SARDI DEL SULCIS - SCONTRI CON LA POLIZIA, TENTATIVO DI ASSALTO ALL’AUDITORIUM, PETARDI E STRADE BLOCCATE DAL FUOCO:IL BLA-BLA DELLE PROMESSE DI CORRADINO E DEL PUPILLO DI BANALITANO NON INCANTANO NESSUNO - I SINDACATI: “IL PIANO ESPOSTO E’ VECCHIO DI MESI…”

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Giorgio Meletti per il "Fatto quotidiano"

FABRIZIO BARCAFABRIZIO BARCA

Sono passate da poco le 17 quando il ministro della Coesione sociale, Fabrizio Barca, ringrazia i presenti per avergli fatto vivere "una giornata molto speciale". Proprio le parole giuste. In quel momento entra trafelato nella sala conferenze della Grande Miniera di Serbariu, alla periferia di Carbonia, il pilota dell'elicottero dei carabinieri, appena atterrato sull'attiguo campo sportivo. "Dobbiamo decollare entro otto minuti", sussurra deciso all'orecchio di un funzionario.

Corrado PasseraCorrado Passera

Dopo un serrato passa parola la seduta viene tolta: la solenne firma del protocollo d'intesa tra governo, Regione Sardegna ed enti locali del Sulcis non si fa. Nel giro di quattro minuti il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, con il sottosegretario Claudio De Vincenti e Fabrizio Barca, e le nutrite delegazioni ministeriali vengono stipati nell'elicottero dei Carabinieri e in uno della Guardia di Finanza. Alle 17:31 si levano in volo protetti da cordoni di poliziotti in assetto di guerra, mentre il disagio sociale di una delle province più povere d'Italia si scatena in cori insultanti e qualche lancio di pietre. Inutilmente, poco prima, Passera aveva cercato di opposi alla fuga in elicottero considerandola poco dignitosa per un ministro.

VIGNETTA MANNELLI - MONTI E COME LO SMONTIVIGNETTA MANNELLI - MONTI E COME LO SMONTI

Il tentativo dei ministri tecnici di arrivare nel Sulcis e domare la protesta con segni concreti di buona volontà si è concluso con una fuga un po' caotica, ma inevitabile. Che l'accoglienza non sarebbe stata delle più calorose era noto, ma i cori di protesta della mattina si sono trasforma-ti in lanci di palloncini pieni di vernice, tentativi di sfondamento delle transenne e infine blocco delle uscite del centro minerario trasformato in struttura culturale.

Quando è stato chiaro che Passera e Barca avrebbero potuto tornarsene a casa solo sfidando i blocchi stradali sono stati chiamati gli elicotteri. Ma l'immagine beffarda degli elicotteri in decollo ha ulteriormente esasperato la protesta, nel frattempo rimasta in mano a frange minoritarie, le più esagitate. Mentre i politici locali e i sindacalisti intervenuti all'incontro con il governo rimanevano bloccati nel centro convegni, la polizia ha caricato i manifestanti: manganellate e lacrimo-geni, con feriti lievi in entrambi gli schieramenti, una ventina tra i poliziotti.

SULCIS - L'ELICOTTERO CHE PORTA VIA PASSERA E BARCASULCIS - L'ELICOTTERO CHE PORTA VIA PASSERA E BARCA

Le forze dell'ordine hanno gestito la giornata con grande calma e senza errori, dimostrando che quando la politica sbaglia il senso di responsabilità dei poliziotti serve fino a un certo punto. E a fine giornata resta un interrogativo: il Viminale risarcirà i funzionari che sono tornati a casa con i loro abiti blu (quelli da visita del ministro) imbrattati dalla vernice indelebile rosa e bianca?

A trasformare una giornata di importante confronto sul futuro del Sulcis in un evento della categoria "ordine pubblico" ha contribuito il passa parola che ha rifornito minuto per minuto la folla di un migliaio di manifestanti di notizie sull'andamento degli incontri. E notizie davvero buone non ne sono arrivate.

Gli incontri dovevano incominciare alle 11, ma alle 10:55 è arrivato un gruppo di operai dell'Alcoa (circa 350), che hanno cercato di sfondare i cordoni di polizia per avvicinarsi al punto dove erano attese le auto blu dei ministri. Il questore di Cagliari, Massimo Bontempi, ha ordinato al corteo ministeriale di prendere tempo, per lasciarne a lui di calmare le acque. Passera e Barca sono arrivati alle 12 in punto, e hanno iniziato, come da programma, gli incontri con i delegati sindacali delle quattro realtà industriali che dovrebbero tenere in piedi l'economia del Sulcis: Alcoa, Carbosulcis, Eurallumina e Portovesme.

sulcissulcis

Di queste solo la Portovesme va bene, sta addirittura assumendo. "sarà per questo che ci hanno dato solo 6 minuti di tempo", dice Enzo Lai della Cisl. Quelli dell'Alcoa invece il tempo se lo sono preso, una mezz'ora buona contro i dieci minuti previsti dal protocollo. Gli impianti sono fermi, l'Alcoa dice che sta trattando la vendita dello stabilimento alla Klesch, ma le cose non sembrano marciare.

Un delegato ha acceso il cellulare per far sentire all'esterno le parole di De Vincenti, amplificate da un megafono. Nessuna buona nuova. Franco Bardi, delegato della Fiom, ha chiesto a Passera: "Che cosa devo dire ai miei compagni che sono fuori?". Replica del ministro: "Che stiamo lavorando". Protesta Bardi: "Avevamo detto stamattina, in un'assemblea di preparazione all'incontro, che non ci aspettavamo annunci miracolosi, nessuna soluzione definitiva.

Ma almeno un elemento in più potevano portarcelo". Dopo una lunga riunione con enti locali e sindacati, presieduta dal governatore Ugo Cappellacci, è Barca a tirare le conclusioni. Propugna una "strategia territoriale moderna", contrapposta agli "errori antichi". Sul piatto ci sono 450 milioni per progetti su turismo, agroindustria, greeneconomy e bonifiche. Tutto inutile se chiude l'Alcoa e non riparte l'Eurallumina, e infatti i sindacati commentano la giornata con scetticismo. "Non ci sono risposte su come mantenere in attività il sistema industriale", nota il segretario regionale della Cgil Enzo Costa.

MA Barca sa che i politici locali hanno le loro colpe e la loro coscienza sporca. E li sfida sfoderando la slang romanesco: "Progetti come questi spesso non vanno avanti perché sono delle sole. Se va male sarà anche colpa vostra". Un sindaco prova a reagire, gridando che chi non ha potere non ha neppure responsabilità. Ma le sue parole sono coperte dalle esplosioni delle bombe carta.

 

 

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