E’ MORTO SILVIO, VIVA SILVIO! I REDUCI CENTRISTI CORTEGGIANO IL BANANA

Da Mario Mauro a Casini, da Mario Monti (con qualche incertezza) a Luca di Monteprezzemolo, i sopravvissuti del “centrino” spingono per il salvataggio di Silvio - Se cade il governo, addio rielezione: meglio tentare di riciclarsi col Pdl… - -

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Fabrizio De Feo per "Il Giornale"

monti casinimonti casini

Dopo il naufragio dell'eter¬na illusione del terzo po¬lo, nel fronte moderato so¬no iniziate le grandi manovre di riavvicinamento all'elettorato berlusconiano. Inevitabilmente i tanti leader dell'«oltre-centro» ¬ovvero quei dirigenti che, a caden¬za regolare, propugnano l'esigen¬za di «andare oltre» i loro partiti ¬si ritrovano a fare i conti con la real¬tà e con la necessità di compiere scelte bipolari, schierandosi con il centrodestra o con il centrosinistra. Di fronte a loro si staglia il «di¬lemma Berlusconi». La grazia al leader ferito viene vista da molti come l'ultima chance per rientra¬re in partita e ri-accreditarsi pres¬so il Pdl.

MONTEZEMOLO E BERLUSCONIMONTEZEMOLO E BERLUSCONI

Naturalmente per chi lo ha ripetutamente combattuto non è facile attestarsi su posizioni limpide,così come è tutt'altro che scontata la riuscita di operazioni a tavolino. Mario Monti, ad esem¬pio, oscilla, inciampa in contrad¬dizioni, e dopo aver detto cinque giorni fa a Radio anch'io che l'am¬nistia non è praticabile, corregge il tiro, probabilmente per non far-si scavalcare nell' «operazione ac¬creditamento » da Pier Ferdinan¬do Casini e Mario Mauro, entram¬bi impegnati a lanciare ponti ver¬so Berlusconi e il suo popolo.

MARIO MAUROMARIO MAURO

«La strada su cui procedere è quella tracciata dal capo dello Sta¬to » era stata la posizione espressa da Mauro al meeting di Rimini. «Propongo un atto di realismo. Oc¬corre ripristinare il senso dello sta¬re insieme, qualcosa cui si è obbli¬gati per le circostanze che il Paese sta vivendo. Sarebbe la premessa sulla quale far germogliare una ar¬monia e arrivare a un atto di cle¬menza di iniziativa delle camere, cioè un'amnistia».

Un ragionamento accolto con attenzione nel¬la galassia centrista, dai tanti par¬lamentari convinti che l'errore peggiore da fare per chi si muove in un'area contigua al Pdl sia proprio quello di estrarre un cartelli¬no rosso verbale contro Berlusco¬ni, inimicandosi un elettorato vi¬sceralmente legato al proprio lea¬der.

Luciano ViolanteLuciano Violante

Eppure Monti prima si schie¬ra contro l'ipotesi amnistia, poi cambia rotta e apre uno spiraglio sulla grazia «che non troverei affatto scandalosa, a differenza di Bep¬pe Grillo, proprio per il ruolo che Berlusconi ha avuto».

Più lineare la posizione di Pier Ferdinando Casini. «Il dramma del Pdl merita rispetto perché rap¬presenta lo stato d'animo di una parte rilevante degli italiani» dice il presidente della Commissione Esteri del Senato. «La via di un sup¬plemento di riflessione in Giunta sul caso Berlusconi trova un'auto¬revole sponda in Violante. Liqui¬darla frettolosamente è un atto di miopia che pagherà il Paese».

D'altra parte è un fatto che l'area cattolica di Scelta Civica - da Casi¬ni a Mauro fino a Sant'Egidio - stia assumendo una posizione chiara a favore di una soluzione politica del caso Berlusconi (e della so¬pravvivenza del governo Letta). A quest'area si aggiunge Luca Cor¬dero di Montezemolo, da tempo ai blocchi di partenza della politi¬ca e ancora alla ricerca di un pro¬getto su cui investire, dopo la delusione montiana.

Corrado PasseraCorrado Passera

L'ex presidente di Confindu¬stria si è offerto come catalizzato¬re di una forza politica, che sia il Ppe italiano o altro, che riunisca i moderati, aprendo a una collaborazione politica con il Pdl. Senza dimenticare Corrado Passera ¬tornato dopo qualche mese di si¬lenzio sul palcoscenico «politico» del Meeting e poi in tv come ospite di Nicola Porro a Virus - che non ha mai riposto le sue velleità e tie¬ne sempre i motori caldi, alla ricer¬ca di un'occasione.

Tutti gli aspiranti leader di que¬st'area, però, dopo aver coltivato grandi speranze e altrettanto gran¬di illusioni, si ritrovano a fare i con¬ti con la realtà e la necessità di una scelta di campo. Anche perché, co¬me spiega un parlamentare centri¬sta, uno dei tanti che nel privato non fa fatica a salire sulla cattedra del pragmatismo, «è evidente che in questo momento siamo tutti ex senatori, visto che la soglia del¬l' 8% non è alla nostra portata. Con qualcuno, se si va a votare da qui a poco bisognerà allearsi, a meno che non vogliamo auto-cancellar¬ci dalla scena politica».

 

 

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