UNA MUTANDA PAZZA NEL CULATELLO - MONTIMER PRECETTA ALBERTINI (CHE VUOLE ANCHE IL PIRELLONE) NELLA LISTA CENTRINO PER IMPEDIRE AL PD DI AVERE LA MAGGIORANZA AL SENATO IN LOMBARDIA - L’AGENDISTA STREGONE PUNTA ALL’INGOVERNABILITÀ DI PALAZZO MADAMA E LA BUTTA IN CACIARA MENTRE D’ALIMONTE LO INFILZA: “PER ESSERE DECISIVO MONTI DEVE SPERARE CHE IL CAVALIERE VINCA ANCHE NELLE REGIONI IN BILICO”…

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Andrea Montanari per "la Repubblica"

Albertini in mutande per ValentinoAlbertini in mutande per Valentino

Gabriele Albertini è tentato dalla candidatura al Senato nella lista civica di Mario Monti in Lombardia. Se la tentazione si trasformasse in decisione, la mossa dell'ex sindaco di Milano aprirebbe la strada anche all'eventualità del ritiro dalla corsa per il Pirellone. Quantomeno, avrebbe l'effetto di depotenziarne la candidatura. Il Professore sarebbe tornato alla carica due giorni fa: nel corso di un incontro riservato avrebbe promesso all'ex sindaco un posto sicuro nella lista per il Senato che sarà guidata in Lombardia dal giuslavorista Pietro Ichino.

MARIO MONTI A RADIO ANCHIOMARIO MONTI A RADIO ANCHIO

«Ci sto pensando», ha confidato l'ex sindaco, oggi europarlamentare Pdl, ai suoi
collaboratori più stretti. Anche se poi, ai microfoni del TgR Lombardia, ha confermato: «Non ritiro la mia candidatura». Ma si tratta per ora solo di tattica. La mossa di Monti, se Albertini accettasse la sua offerta, suonerebbe come un favore del presidente del Consiglio a Silvio Berlusconi: almeno è così che l'ipotesi viene letta nel centrosinistra. «Il paradosso della lotteria del Senato - ha scritto su Twitter il professore Roberto D'Alimonte -: Monti per essere decisivo deve sperare che Berlusconi vinca nelle regioni in bilico».

Pietro IchinoPietro Ichino

L'eventuale ritiro di Albertini dalla competizione per la Lombardia accrescerebbe le chances del leghista Roberto Maroni. Soprattutto renderebbe più difficile per il centrosinistra la conquista della maggioranza al Senato, favorendo quello scenario di "ingovernabilità" di Palazzo Madama che consegnerebbe nelle mani di Mario Monti un potere contrattuale altissimo nel possibile, forse probabile negoziato post voto con Bersani.

La Lombardia elegge ben 49 senatori. Grazie al premio di maggioranza, calcolato su base regionale, la coalizione vincente conquisterebbe 27 seggi, la seconda solo 12. Una quindicina di seggi in più o in meno che rischiano di determinare gli equilibri al Senato, prospettiva che naturalmente non dispiace a Berlusconi, che a questo punto, consapevole di non vincere le politiche, raggiungerebbe quantomeno l'obiettivo di non perdere la Lombardia e di rendere ingestibile un ramo del Parlamento.

ROBERTO DALIMONTEROBERTO DALIMONTE

Se il disegno dovesse arrivare in porto, il Pd medita una reazione durissima: «Risponderemo colpo su colpo e diremo con chiarezza agli elettori che Monti lavora per Berlusconi», confida ai suoi il segretario dei Democratici. Sempre più irritato dall'equidistanza del presidente consiglio rispetto al Pdl e al Pd.

In questo quadro, mentre la Lega conferma le candidature di Umberto Bossi e Roberto Calderoli, un passaggio fondamentale è la clamorosa giravolta di Roberto Formigoni, che da primo sponsor della candidatura Albertini per la Lombardia, si trasformerebbe in suo avversario nello stesso
collegio del Senato.

Roberto MaroniRoberto Maroni

Berlusconi in persona ha annunciato che «Formigoni sarà candidato nel Parlamento romano». Un seggio sicuro al Senato, forse anche per qualche suo sodale, come ricompensa per l'addio ad Albertini. «Formigoni si è messo a disposizione - ha rivelato nei giorni scorsi il coordinatore lombardo del Pdl Mario Mantovani - A differenza di Albertini sa cosa significa essere uomo di partito». Formigoni fa sapere: «Nel giro di 48 ore scioglierò la riserva», ma nel corso di un vertice in via dell'Umiltà, dopo l'ufficio di presidenza del Pdl, sarebbero stati definiti gli ultimi dettagli con Angelino Alfano.

ROBERTO FORMIGONIROBERTO FORMIGONI

Prima di volare a Roma lunedì Formigoni ha incontrato in segreto anche Albertini. Il comunicato pepato che Albertini ha diffuso subito dopo fa capire che il faccia a faccia ha avuto il sapore del divorzio. «Formigoni è libero di fare quello che vuole - ha tagliato
corto l'ex sindaco - Lascerò a lui spiegare la coerenza dei suoi comportamenti di questi mesi».

Del resto, ha aggiunto Albertini, «il progetto di una lista che ricopiasse il logo del Movimento Lombardia Civica con il nome di Monti per il Senato, e il nome di Albertini per la Regione, era stato proposto da Formigoni, ed è al vaglio del presidente Monti». Stoccata finale: «Non so però se Monti acconsentirà ad accostare il suo nome a quello di Formigoni».

 

 

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